ultimo aggiornamento: 23 Settembre 2023 alle 23:29
definizione
Nota anche col nome di sindrome del tratto ileo-tibiale o di ginocchio del corridore, è l’espressione di un processo flogistico a carico della zona ileo-tibiale che si localizza, in particolar modo, a livello dell’entesi della benderella del Maissat sul tubercolo del Gerdy e dell’epicondilo esterno del femore.
La bandelletta ileo-tibiale è il tendine comune che si forma dall’unione del muscolo grande gluteo e del muscolo tensore della fascia lata che va a prendere entesi a livello della faccia antero-esterna della tibia sul tubercolo di Gerdy; lungo il suo decorso, la bendelletta passa superficialmente all’epicondilo laterale del femore, da cui è separata da un borsa sierosa di scorrimento: quando la gamba è distesa, la benderella ileo-tibiale si trova anteriormente all’epicondilo esterno del femore, mentre si sovrappone ad esso quando la gamba è in flessione di 30°, per poi scivolare posteriormente con l’incremento della flessione.
eziopatogenesi
La sindrome della bandelletta ileo-tibiale può essere considerata una sindrome da sovraccarico, associata alla tensione eccessiva della fascia lata, per l’ipertono del muscolo tensore della fascia lata o del muscolo gluteo massimo (o di entrambi), con conseguente infiammazione tendinea, borsite ed entesite: la ripetizione continua del movimento di flesso-estensione del ginocchio (come avviene nella corsa), determina microlesioni delle fibre collagene tendinee e l’insorgenza di una borsite a carico della borsa di scorrimento tra la bandelletta ileo-tibiale e il condilo femorale esterno.
La sindrome della bandelletta ileo-tibiale è, pertanto, un processo di tipo flogistico a carico dell’ultimo tratto della fascia femorale (o fascia lata) nella sua attività di stabilizzazione della componente antero-laterale del ginocchio; il processo infiammatorio, più che a carico della bandelletta, è relativo al tessuto molto innervato e vascolarizzato che separa la bandelletta ileo-tibiale dall’epicondilo femorale laterale e per questo spesso è chiamata anche sindrome da frizione.
L’ipertono del muscolo tensore della fascia lata, soprattutto se in associazione con quello del muscolo grande gluteo (o qualora si crei una disergia fra questi muscoli) può essere la causa dell’entesopatia della benderella del Maissiat e della borsite che si manifesta a livello distale laterale del ginocchio, dove la benderella si inserisce sulla tuberosità laterale della tibia (tubercolo del Gerdy): in questa zona è presente una borsa sinoviale che ha la funzione di shock absorber per ridurre la possibile frizione della benderella ileo-tibiale sull’epicondilo femorale esterno, durante i movimenti di flesso-estensione di ginocchio.
La frizione ripetuta della bandeletta con il condilo femorale esterno, durante i movimenti di flesso-estensione di ginocchio è particolarmente evidente a ginocchio flesso di 30° dove il contatto tra bandeletta e condilo femorale è massimo: nella corsa il conflitto è maggiore nella transizione tra la fase di appoggio del piede e quella di spinta, anche perché, in questa fase, il muscolo grande gluteo ed il muscolo tensore della fascia lata si contraggono eccentricamente provocando tensione della bandeletta ed un valgismo transitorio del ginocchio (valgo dinamico); uno dei fattori eziologici dell’insorgenza del ginocchio del corridore è la debolezza dei muscoli abduttori e dei muscoli extrarotatori delle anche (cuffia dei rotatori dell’anca), che, durante la corsa, coadiuvano lo sviluppo del valgo dinamico del ginocchio, con l’adduzione dell’anca e la rotazione interna della tibia.
Altri fattori favorenti sono la dismetria degli arti, il varismo di ginocchio (fattore predisponente abbastanza importante, perchè determina una tensione della benderella “costituzionalmente” aumentata), ma anche qualsiasi movimento che induca un piegamento interno e/o una intrarotazione, stirando la fascia ileo-tibiale ed incrementando la frizione contro il femore possono esacerbare il quadro sintomatologico; il cavismo del piede, la sua tendenza all’ipersupinazione o un’eccessiva pronazione (piede eccessivamente intraruotato nell’impatto al suolo), ma anche scarpe da corsa non adatte od usurate possono essere responsabili dell’irrigidimento del tratto ileo-tibiale;.
Poiché la fascia lata contribuisce alla stabilizzazione dinamica del ginocchio e partecipa ai movimenti di estensione/rotazione esterna di ginocchio ed abduzione dell’anca, nelle attività sportive quali la corsa (fondo o mezzofondo, maratona … ) è possibile che si verifichi, come conseguenza di queste alterazioni, un conflitto nella transizione tra la fase di appoggio del piede e quella di spinta: questo spiega perchè la sindrome della bandelletta ileotibiale è un disturbo che colpisce in particolar modo i podisti, motivando l’eponimo popolare con il quale spesso è indicata, cioè ginocchio del corridore.
Ugualmente l’attività sportiva eccessiva può essere l’agente causale: spesso, sono i ripetuti microtraumi a scatenare il processo infiammatorio, ovviamente più frequenti nella corsa su fondo inclinato o irregolare, oppure in caso di chilometraggi eccessivi (si parla di distanza critica) o di repentini aumenti del carico in allenamento, quando la scelta del percorso di training ricade su lunghi circuiti che presentano un’eccessiva alternanza di salite e discese, negli allenamenti per la forza esplosiva particolarmente intensi oppure in caso di sovraccarico di allenamento..
Il ginocchio del corridore non è infrequente in coloro che praticano altri tipi di sport come, ad esempio, i calciatori, i cestisti ed i pallavolisti; nei ciclisti il sellino troppo alto o il dorso troppo distante, l’alterata biomeccanica del movimento favorisce l’infiammazione della bandeletta: risulta evidente che gli atleti del triathlon siano potenzialmente i più colpiti da questa sindrome.
Nel caso specifico del ciclista le attività cicliche di flessione e di estensione comportano uno scorrimento diverso se il ginocchio è in posizione estesa oppure flessa: la Benderella di Maissiat si comporta a ginocchio esteso come un estensore (raddrizza il ginocchio), invece nel movimento di flessione scivola, entrando in frizione, con il condilo femorale (diventando un flessore del ginocchio): la ripetizione di molti cicli di flesso-estensioni e il continuo spostamento della benderella con il conseguente possibile attrito, soprattutto in presenza di un valgismo dinamico del ginocchio nella pedalata, sono la causa dell’irritazione alla base del sindrome della bandelletta ileo-tibiale nel ciclista; il dolore compare sul compartimento esterno del ginocchio fino a raggiungere in alcuni casi la fascia laterale della coscia.
sintomi
Il sintomo principale è la gonalgia, anche se la sindrome della bandelletta ileotibiale si presenta raramente con un dolore acuto, quanto piuttosto con un dolore sordo, generalmente continuo, localizzato sulla faccia laterale del ginocchio; il dolore si accentua, raggiungendo il suo massimo livello, quando la bandelletta passa sopra il condilo femorale laterale, ossia, in altri termini, quando il ginocchio forma un arco di circa 30 gradi in flessione: in genere la dolenzia si manifesta o si accentua di solito dopo certo lasso di tempo dell’allenamento e tende a ridursi con il riposo; la pressione o la palpazione sull’epicondilo femorale laterale tende ad esacerbare l’algia. In genere, il dolore peggiora nelle corse in discesa o in circuiti circolari, oppure può manifestarsi nel salire e scendere le scale: talvolta nella zona dell’epicondilo esterno del femore si possono notare i segni cardinali dell’infiammazione, con dolenzia locale, gonfiore ed eritema caldo.
Il dolore può essere simile a quello provocato dalla tendinite distale del muscolo bicipite femorale, dalla tendinite poplitea, dalla lesione del menisco laterale, dalla presenza di una cisti sinoviale (in particolare di una cisti di Baker), dalla gonartrosi laterale o dagli esiti della ricostruzione del legamento crociato anteriore.
che fare?
Come tutte le patologie infiammatorie da sovraccarico, anche la sindrome della bandelletta ileo-tibiale trova giovamento, nella fase acuta, dalla sospensione dell’attività fisica con riposo funzionale per almeno tre/quattro settimane (meglio sei): poiché l’infiammazione provoca un dolore continuo ma non acuto, mentre il corridore amatoriale è propenso a fermare gli allenamenti, gli atleti sono spesso portati a continuare gli allenamenti, magari riducendoli quantitativamente, pensando che un minor carico sia sufficiente per ridurre l’infiammazione; questo è un approccio totalmente errato, così come lo è l’abitudine di mascherare il dolore ricorrendo ad antinfiammatori e painkillers per proseguire l’attività sportiva, perché ci si predispone a un aggravamento della patologia, che può esitare in fenomeni degenerativi anche gravi.
il trattamento locale con sostanze antinfiammatorie (Enzyme Pforesis Ice) in associazione con l’applicazione di una borsa del ghiaccio (crioterapia) a periodi alterni, e/o con l’assunzione di integratori nutrizionali ad azione antinfiammatoria (Pro-En-Zyme) o antidolorifica (Liga PN) spesso accelera il processo di recupero: essendo lo stress una concausa significativa, l’utilizzo di Pro-Cortisol-Balance, velocizza il risanamento dopo allenamento, riducendo i danni provocati a livello muscolare ed articolare dall’eccesso di cortisolo.
Mentre il Pro-En-Zyme, contenendo proteasi ed enzimi come la bromelina, accelera la rimozione delle molecole infiammatorie e svolge un’azione blandamente antidolorifica, il Total FLM), essendo basato sulla combinazione di fitoterapici ad azione antinfiammatori (Boswella Serrata, Curcuma Longa, Zingiber Officinale) associati a fitocomplessi ed antiossidanti per la detossicazione, la rigenerazione cellulare, ad azione epatoprotettrice e colagoga (Silybum Marianum, quercetina, glutatione) è in grado di migliorare i tempi di recupero, favorendo l’eliminazione delle tossine prodotte nel corso delle reazioni flogistiche.
L’utilizzo del test muscolare permette al professionista del ben-essere che utilizza le tecniche della Kinesiologia Transazionale® di verificare la corretta funzionalità del muscolo tensore della fascia lata e dei muscoli agonisti che agiscono di concerto con la sua attività o che, all’opposto, si comportano da muscoli antagonisti: il test del muscolo tensore della fascia lata non solo permette di riequiibrare la sua funzione e la sua capacità di risposta alle sollecitazioni, ma anche di verificare la presenza di reattività muscolare con altri gruppi muscolari, che possono essere responsabili dell’insorgenza delle disfunzioni, alla base dei questi quadri flogistici e della sintomatologia dolorosa. Nel processo di riequilibrazione è importante che il professionista del benessere ponga la propria attenzione anche sui muscoli del torchio addominale, sui muscoli quadricipiti femorali, sui muscoli glutei, sui muscoli della cuffia dei rotatori dell’anca, sui muscoli adduttori, sui muscoli della triade dei tiranti (in particolare il muscolo sartorio) ed infine, sul muscolo psoas; tutti questi muscoli possono, agendo da reattori, condizionare l’attività del muscolo tensore della fascia lata e del muscolo grande gluteo; particolare attenzione deve essere posta, inoltre, sulla presenza di distorsioni pelviche associate (o meno) alla presenza di compensazioni cervicali che coinvolgono l’area sub-occipitale.
Essendo spesso la fascia lata il terminale di catene tensive ascendenti o discendenti, al fine di evitare recidive, è opportuno correggere eventuali elementi causali o cofattori predisponenti in grado di agire sul bacino e sul ginocchio e di intervenire per prevenire fenomeni di fibrosi muscolare causati dalla contrazione e dallo spasmo cronico del muscolo grande gluteo e del muscolo tensore della fascia lata, così da diminuire la tensione del loro tendine comune: attraverso esercizi specifici dell’Oltrelostress Coaching®, basati sulla riprogrammazione neuro-mio-fasciale, l’artigiano della salute può studiare programmi di miglioramento personalizzato finalizzati al recupero funzionale, alla prevenzione ed al raggiungimento della performance atletica massimale.
Per verificare l’efficacia dei trattamenti, più che per effettuare una diagnosi differenziale, è possibile utilizzare il test di Ober, il test di Noble o il test di Renne: pur non potendo essere considerato un vero e proprio test diagnostico, l’obiettivo del test di Ober è valutare la lunghezza del muscolo tensore della fascia lata e l’eventuale presenza di una tensione e/o di un accorciamento anomalo sulla bandeletta del Maissiat, per effettuare una diagnosi differenziale rispetto ad altre condizioni dolorose dell’arto inferiore; per una maggiore precisione nel diagnosticare il ginocchio del corridore, può essere effettuato assieme al Noble compression test ed al Renne test. Sia il test di Renne, sia il test di Noble devono considerati test provocatori, in grado di evocare i sintomi come indicatori di positività, mentre il test di Ober è meno invasivo e più generico.