fascia lata

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ultimo aggiornamento: 21 Settembre 2023 alle 15:36

definizione

Chiamata anche fascia femorale o fascia profonda della coscia, deve il suo nome al fatto di essere “grande ed estesa”, dal latino latus (→ largo, ampio, spazioso, esteso), date le ampie dimensioni ed il cospicuo volume che è tenuta a racchiudere: è una fascia connettivale profonda, che separa lo strato ipodermale (fascia superficiale della coscia) dalle logge muscolari della coscia, garantendone stabilità e protezione; contiene tutte le strutture della coscia, fatta eccezione per i tegumenti e le reti venose o linfatiche superficiali.

descrizione

Lo spessore della fascia lata è variabile: nella zona supero-laterale, in corrispondenza dell’inserzione del muscolo tensore della fascia lata, è più spessa, così come, inferiormente, rapportandosi con le strutture connettivali del ginocchio, presenta una struttura compatta, nelle zone dove ricopre il muscolo sartorio e il muscolo quadricipite femorale; viceversa, nella zona mediale, in corrispondenza dei muscoli adduttori, diviene più sottile.

Riveste, a guisa di manicotto, i muscoli della coscia assumendo la forma di cilindro cavo che si fissa, in alto e in avanti, alla cresta iliaca, al legamento inguinale, al corpo del pube e alla branca ischio-pubica, giungendo fino alla sinfisi pubica, mentre posteriormente e lateralmente si continua, senza soluzione di continuità, nella fascia glutea (aponeurosi glutea), inserendosi sui margini laterali dell’osso sacro e del coccige; inferiormente, inferisce sulla fibula, sui condili della tibia, sulla faccia anteriore della patella e continua nella fascia della gamba.

Dalla sua superficie interna si dipartono due setti in­termuscolari: il setto intermuscolare mediale della fascia lata ed il setto intermuscolare laterale della fascia lata che, insieme al femore che è interposto fra i due, suddividono la cavità del manicotto fasciale, in una loggia anteriore e una posteriore; nella loggia anteriore sono contenuti i muscoli anteriori, in quella posteriore i muscoli posteriori e mediali della coscia.

Sono presenti sdoppiamenti della fascia in corrispondenza delle regioni del triangolo femorale dello Scarpa e del cavo popliteo, per permettere il transito dei fasci neuro-vascolari, dove la fascia avvolgere le strutture vascolari, nervose e linfatiche lì alloggiate.

Il muscolo sartorio ed il muscolo tensore della fascia lata sono al di fuori delle logge, essendo compresi in uno sdoppiamento della fascia lata; sulla superficie laterale della coscia, indicativamente all’altezza della zona di unione fra il terzo superiore ed il terzo medio, in corrispondenza del setto intermuscolare laterale, le fibre tendinee del muscolo tensore della fascia lata convergono con quelle del muscolo grande gluteo, a formare un ispessimento della fascia lata, detto benderella del Maissiat (o fascia ileo-tibiale) che percorre tutta la coscia per inserirsi al condilo laterale della tibia, a livello del tubercolo del Gerdy.

Nella zona posta subito sotto il legamento inguinale, nella sua porzione mediale, esiste un’apertura della fascia femorale, data dalla disposizione delle fibre collagene, che consente l’entrata della vena grande safena nella parte più profonda della coscia per affluire nella vena femorale: è detta fossa ovale (o ostio safeno).

L’alterata attività del muscolo tensore della fascia lata, le sue discinesie o il suo ipertono, le disergie nell’azione di agonista e muscolo sinergico con il muscolo grande gluteo, possono essere responsabili dell’insorgenza del “ginocchio del corridore” (sindrome della bandelletta ileo-tibiale, una entesopatia della benderella del Maissiat associata ad una borsite nell’area del condilo femorale laterale) o di una trocanterite (borsite trocanterica), che si manifesta come sindrome del tensore della fascia lata.

La sindrome della bandelletta ileo-tibiale è, pertanto, un processo di tipo flogistico a carico dell’ultimo tratto della fascia femorale (o fascia lata) nella sua attività di stabilizzazione della componente antero-laterale del ginocchio; il processo infiammatorio, più che a carico della bandelletta, è relativo al tessuto molto innervato e vascolarizzato che separa la bandelletta ileo-tibiale dall’epicondilo femorale laterale e per questo spesso è chiamata anche sindrome da frizione.

Il conflitto avviene prevalentemente a ginocchio flesso di 30° dove il contatto tra bandeletta e condilo femorale è massimo: poiché la fascia lata contribuisce alla stabilizzazione dinamica del ginocchio e partecipa ai movimenti di estensione/rotazione esterna di ginocchio ed abduzione dell’anca, nelle attività sportive quali la corsa (fondo o mezzofondo, maratona … ) in quanto si verifica un conflitto nella transizione tra la fase di appoggio del piede e quella di spinta; nei ciclisti, quando il sellino troppo alto o il dorso troppo distante, l’alterata biomeccanica del movimento favorisce l’infiammazione della bandeletta. Risulta evidente che gli atleti del triathlon siano potenzialmente i più colpiti da questa sindrome.

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