ultimo aggiornamento: 27 Aprile 2018 alle 14:51
“L’arte di guarire presuppone tre cose:
una malattia, un malato, il terapeuta.
Il terapeuta non è null’altro che un mezzo
che aiuta il malato nella sua lotta„
(Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto Paracelsus)
Nel 1948, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità“: se questa affermazione è una verità e non soltanto un aforisma, allora possiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che l’attuale “scienza medica” non ha nulla a che fare con la salute.
Da quando la “cura delle malattie” ha preso il sopravvento, divenendo la ricerca esasperata dei trattamenti e dei rimedi ai “danni della patologia“, sembra che si sia perso il senso più profondo del “prendersi cura“: nella sua forma più antica, la parola cura si scriveva còera o còira, sintetizzando, per alcuni, la frase “qui cor urat” (ciò che scalda il cuore) ed era usata in un contesto di relazioni di amore e di amicizia, poiché esprimeva l’atteggiamento di premura, vigilanza, preoccupazione e inquietudine nei confronti di una persona amata o di un oggetto di valore. Anche se, secondo altri, la radice etimologica viene fatta risalire al tema sanscrito KU, che rappresenta l’osservare del saggio, l’assunto fondamentale non cambia: chi è assennato è in grado di guardare attentamente, di valutare dd esaminare e, di conseguenza, può assumersi la responsabilità di accudire in modo fattivo e concreto; il “prendersi cura” indica, dunque, un’azione deliberata che presuppone la comprensione dell’individualità e peculiarità di ogni singola persona, con il suo essere “unicum” e le sue specificità.
Pertanto, se la “medicina“, con le sue caratteristiche di ufficialità e standardizzazione, è una risposta sociale alla malattia, le discipline del ben-essere sono un riscontro individuale al “male di vivere”: l’artista/artigiano della salute, grazie alle proprie abilità ed alla capacità di interagire con la persona di cui “si prende cura”, si dedica ad essa, divenendo, in qualche modo, partecipe del suo destino, della sua ricerca di un equilibrio che porti al superamento dello stress, elemento base del disagio che spesso sottostà all’insorgenza del malessere.
“artigiani della salute” o “professionisti del ben-essere“, capaci attraverso la τέχνη (téchne) di esprimere l'”arte del prendersi cura“, “arte” intesa come “perizia“, “saper fare“, “saper operare“, un insieme di capacità cui sottostà quello che possiamo definire l’interessamento o l’impegno, la premura o l’attenzione verso chi è alla ricerca del proprio “equilibrio”, chi desidera conservarlo o un danno di favorirne il pieno sviluppo.
Alla luce di queste premesse, i “professionisti del ben-essere” non possono essere “medici”, in quanto la missione di questi ultimi, come si può desumere dalla radice etimologica, è “curare le malattie” (da medeor → rimediare, risanare): l’operaio
Nell’ambito umano la nozione di cura riguarda quindi un modo di relazionarsi
con l’altro/a, modo che può anche implicare affetto, coinvolgere il cuore. Essa
rimanda perciò ad un atteggiamento di fondo, non bisognoso di specializzazione
né necessariamente di strumenti. Nella pratica shiatsu quotidiana cura è la
disposizione d’animo e di mente che sostiene e orienta in modo costante il
nostro rapporto con il ricevente:prendersene cura, occuparcene.
È una disposizione che non ha bisogno di essere esibita; è implicita nella scelta di
avere a che fare professionalmente con il disagio e la sofferenza delle persone.
Cura e terapia vengono spesso usati come sinonimi, ma non lo sono, in tal caso
infatti la cura è inscindibile dai mezzi (cura del sonno, cura termale…), che prevalgono.
Se dunque nella pratica shiatsu intendiamo la nozione di cura come “prendersi
cura dell’altro”, essa è estranea alla categoria della guarigione; alludiamo invece
al fatto di orientare la nostra attenzione e la nostra disponibilità , nonché utilizzare
la nostra competenza e comprensione, a favore dell’altro (al bene dell’altro). Il
che significa, nell’ambito dei riferimenti culturali dello shiatsu “creare le condizioni
perché l’individuo possa armonizzare la sua natura interna e la sua relazione
con l’ambiente esterno ”, come recita un punto del nostro Manifesto FIS.
Questo dal punto di vista dell’operatore. Dal punto di vista del ricevente, l’esperienza
del “sentirsi preso in cura” corrisponde al sentimento della fiducia, precondizione
per il rinsaldarsi della fiducia nella propria capacità di prendersi cura di sé.
La lingua giapponese, per quanto ne so, presenta rispetto all’italiano una minore
ambiguità di termini; utilizza di preferenza la parola sewa (e talora chiryo) nel
linguaggio comune, per significare assistenza, aiuto, interessamento (i due
ideogrammi componenti significano uno “mondo”, inteso come succedersi di
generazioni, l’altro “linguaggio, parlare, storia”, il che getta qualche luce sulla
funzione assegnata alla parola nella “relazione di cura” con l’altro) ed esclusivamente
il termine chiryo (terapia) nel linguaggio medico.
Giustamente il grande poeta latino Orazio (65-8 a.C.) poteva osservare con finezza: “La cura è compagna permanente dell’uomo”. Che vuol dire: la cura accompagna sempre l’uomo perché questi non smetterà mai di amare e di prendersi cura di qualcuno (primo significato) e non smetterà mai di inquietarsi per la persona che ama (secondo significato).
La cura naturopatica si fonda nella capacità del corpo di curare se stesso.
Ovviamente quest approccio presenta, proprio nella società attuale, dei limiti: in situazioni particolari il corpo ha bisogno di qualcosa di più di un semplice aiuto per mantenere il normale equilibrio fisiologico, bensì, di una spinta che avvia i processi di guarigione. L intervento del naturopata, in queste situazioni, è quello di ricorrere a metodiche ed interventi non invasivi per ottenere un ripristino delle funzioni corporee organiche e della mente, conducendo la persona verso uno stato di salute e di benessere. Per attuare questi interventi, si richiede un ampia conoscenza dei sistemi di cura naturali e dei sistemi diagnosi energetica naturali, dei principi della prevenzione, della conoscenza dell andragogia per educare il paziente alle regole di una vita sana ed armoniosa e di supportare la capacità dell organismo di rigenerarsi e utilizzando terapie naturali ad azione riequilibrante degli umori e della energia vitale, soprattutto non tossiche. Non a caso il vitalismo sostiene che i sintomi che si accompagnano alla malattia non sono causati direttamente dagli agenti patogeni, per es. i batteri; sono piuttosto il risultato dell intrinseca risposta o reazione dell organismo all agente e il tentativo dell organismo di difendersi e di guarire se stesso. Anamnesi naturopatica L`approccio del naturopata con la persona è duplice: 1. Aiutare la persona a curare se stessa. Dispense del Corso solo per uso didattico. 13
Si definiscono “Arti o discipline olistiche per la Salute” in quanto si pongono, operativamente, nel generale campo della salute e del benessere, ma fuori dal campo strettamente medico.
La radice di ogni salute è nel cervello. Il suo tronco è nell’emozione. I rami e le foglie sono il corpo. Il fiore della salute fiorisce quando tutte le parti lavorano insieme.
(Proverbio curdo)
Il vero miracolo della medicina moderna è di natura diabolica: consiste nel far sopravvivere non solo singoli individui, ma popolazioni intere, a livelli di salute personale disumanamente bassi. (Ivan Illich)
L’etimologia della parola verità è riconducibile al sanscrito vrtta = fatto, accadimento. Pertanto il termine verità indica qualcosa di realmente accaduto nei fatti. Un’altra interpretazione etimologica attribuisce l’origine della parola verità alla radice var- che nello zendo (la lingua dei testi sacri zoroastriani dell’antico Iran) vuol dire credere; del resto anche il sanscrito varami significa scelgo, voglio. Questa seconda interpretazione etimologica sottolinea, piuttosto che l’aspetto fattuale e reale della verità, il significato ed il valore etico, morale e perfino spirituale della verità o meglio della Verità, perché essa indica ciò in cui credo, ciò che scelgo, voglio, spero…. mettendo in luce l’importanza della libera e volontaria adesione ad Essa…