ultimo aggiornamento: 20 Aprile 2017 alle 2:23
tratto da:
Essere o apparire:
l’eterno conflitto fra
benessere ed esteriorità
Da sempre l’attenzione di ogni persona è incentrata sul bisogno di inserirsi ed integrarsi coi propri simili, per potersi sentire accettati ed apprezzati. Sentirsi valorizzati, ammirati, piacere in fondo è qualcosa che ci permette di appartenere, di avere un’identità, di essere parte integrante di un branco o di un gruppo. Fin dalla notte dei tempi, il bisogno di mostrare un bell’aspetto, di apparire, ha costellato la cultura dei popoli: i principali reperti archeologici, oltre a strumenti di guerra, riportano alla luce pettini, monili, strumenti per il trucco; la ricerca della bellezza e dell’eterna giovinezza è il mito che pervade, come una forma di “cultura non ufficiale”, tutta la storia dell’umanità.
La raffinatezza dei monili Persiani o Greci, la cosmetologia e l’arte del trucco degli Egizi e degli Etruschi, la cura del corpo da parte dei Romani testimoniano il bisogno dell’umanità di ricercare non solo strumenti che permettessero di superare gli stati di malessere o le malattie, ma anche, e forse, soprattutto, di “mostrare il benessere” come forma di identificazione e distinzione. In moltissime culture la ricerca del benessere è stata accompagnata dall’occultamento dei segni del decadimento e della malattia, fino all’isolamento ed esclusione, se non l’eliminazione dei diversi, dei malati. Unguenti, massaggi, terme, essenze preziose e rare, cosmetici e trucchi, oli balsamici per la cura del corpo ed aromi speziati per rendere gradevole l’aspetto tentano di curare e mascherare l’ineluttabile processo di invecchiamento e decadimento che accompagna l’uomo dalla nascita verso il grande ignoto, ciò che la maggior parte di noi teme: verso la morte.
Nonostante le cure, il belletto, segni indelebili si mostrano sul corpo e sul viso, come testimonianza dello scorrere del tempo, come memoria delle tensioni e delle esperienze che ogni giorno rimarcano la nostra vita. I tessuti del corpo registrano implacabili la perdita della nostra vitalità, della freschezza, della nostra elasticità rimarcando i segni che gli squilibri e le tensioni provocano in noi. Il processo di invecchiamento organico, però, non è direttamente dipendente dalla nostra età anagrafica: possono esistere differenze sostanziali fra la nostra età ed il grado di invecchiamento dei tessuti, differenze che si mostrano sulla nostra superficie corporea mostrandoci più o meno giovani rispetto alla nostra età.
Fra tutti i tessuti biologici che costituiscono il nostro corpo, quello considerato in genere meno importante, è in realtà quello che mostra i segni della perdita dell’armonia e che, viceversa, è il tessuto che maggiormente sarebbe in grado di mantenere il nostro benessere: il tessuto connettivale. Esso è il principale costituente del nostro corpo; potremmo paragonarlo ad una rete tridimensionale di cellule connesse fra loro da filamenti più o meno estesi, che delimita degli spazi, In un certo senso potremmo definirlo un contenitore duttile con spazi che possono essere riempiti da sostanze, quali ad esempio il collagene, l’elastina e i mucopolisaccaridi del tessuto sottocutaneo; la miscela di sostanze e sali minerali del tessuto osseo; da cellule, come avviene nei tessuti come quello muscolare od i tessuti parenchimatosi (fegato, milza, …).
Il connettivo diventa il legante, il trait d’union fra i differenti componenti del nostro sistema corporeo, il mezzo che permette una continuità fra diversi distretti anatomici e funzionali, favorendo gli scambi ed il loro nutrimento. Infatti, è nel tessuto connettivale che i vasi sanguigni e linfatici viaggiano all’interno del corpo ed è in questo tessuto che i nervi trovano la loro via fino ai distretti più lontani dal sistema nervoso centrale, per portare o raccogliere informazioni sul nostro stato: nel tessuto connettivale, o nelle forme specializzate di questo tessuto, si localizzano le terminazioni nervose che permettono al nostro cervello di monitorare continuamente il nostro stato ed è in questo tessuto che si accumulano le sostanze di riserva, i grassi, i liquidi del corpo. Ed è sempre il tessuto connettivale che assorbe le sollecitazioni meccaniche e fisiche cui è sottoposto il nostro corpo. Ogni trauma, sia interno sia esterno, ogni attività fisica genera energia cinetica che viene assorbita e distribuita dal sistema connettivale: si pensi ai muscoli che trasmettono alle ossa l’energia generata dalla contrazione grazie al tessuto connettivale che riveste i muscoli stessi originando i tendini, od al tessuto sottocutaneo che assorbe le pressioni esercitate sul corpo dall’esterno e permette lo scivolamento dei piani cutanei sui piani profondi.
Possiamo affermare che l’invecchiamento, ovvero le tracce che si fermano nei nostri tessuti, non sono altro che il segno di un accumulo di tensioni nel tessuto connettivale. Le rughe sono l’espressione visibile e tangibile delle tensioni muscolari ed emotive che hanno creato nel nostro tessuto sottocutaneo un’impronta permanente; le smagliature indicano un’alterazione del tessuto connettivale nelle sue caratteristiche biochimiche, mentre il fenomeno di accumulo di grassi dipende dalla somma fra le alterazioni biochimiche ed ormonali del tessuto associato a fenomeni di tensione presenti nel tessuto stesso che limitano il regolare flusso linfatico. La perdita della “bellezza” è, in fondo, l’espressione della perdita dell’armonia e dell’equilibrio dei tessuti connettivali, disarmonia che viene espressa sulla superficie del corpo, Ma ancora più importante della esteriorizzazione di queste disarmonie, è la ripercussione che tali alterazioni hanno sul nostro corpo, L’accumulo dell’energia cinetica nei tessuti, delle tensioni, delle emozioni inespresse genera nelle fasce connettivali distorsioni che non solo limitano la funzionalità locale e distrettuale, ma che hanno ripercussioni anche in distretti distanti dalla zona di tensione, generando “patterns”, cioè schemi che influenzano l’equilibrio dell’intero corpo facilitando sia il processo di invecchiamento che le alterazioni che predispongono il nostro corpo allo sviluppo di inestetismi e malattie.
Lo stesso sistema nervoso, centro pulsante della nostra vitalità, può risentire della influenza di tali patterns: il cervello ed il midollo spinale sono, infatti, rivestiti da una serie di membrane connettivali, le meningi, che si continuano attraverso il perineurio, la guaina che riveste i nervi, nei tessuti all’esterno del sistema nervoso.
Taluno ha affermato che la vita è l’espressione di una pulsazione: la nostra nascita è l’espressione di un’inspirazione, il lasciare entrare l’energia vitale dentro di noi, come ci ricorda la bibbia con la parola “fiat” che Dio pronuncia nel soffiare la vita dentro Adamo donandogli il “fiatus” (respiro); la nostra morte è l’esalazione dell’ultimo respiro un’espirazione. Tutta la nostra vita è l’incessante alternarsi pulsante di inspirazioni ed espirazioni che con il loro ritmo scandiscono la nostra esistenza sottolineando con l’affanno i momenti di fatica, con i sospiri i momenti di preoccupazione, con lo sbuffare quando non ne possiamo più, con un respiro calmo e profondo il rilassamento con l’apnea gli attimi di terrore.
Anche il cuore col suo pulsare ritmico scandisce il tempo e le emozioni della nostra vita: ancora prima che il respiro, che si esprime nel momento della nascita, il cuore ci accompagna fin da quando la nostra essenza stessa comincia a prendere forma, creando un’integrità fra noi e nostra madre, trasferendo in noi il ritmo del suo battito e legandoci a lei, nei lunghi mesi della gestazione. Il battere del cuore ci accompagna nella nostra esistenza prima ancora che nella vita, regalandoci batticuore nei momenti di gioia o palpitazione nei momenti di paura.
Ma esiste un ritmo ancora più profondo, una pulsazione connessa con l’essenza stessa della vita, molto spesso. mi sconosciuta perché difficilmente percepibile per chi non impari a coglierla: è la pulsazione stessa di ogni cellula che unendosi alle altre nel loro espandersi e contrarsi costituiscono il “respiro primario”.
Il respiro primario è l’espressione del pulsare sincrono delle cellule, che attraverso il corpo si manifesta in quello che viene definito il “Ritmo CranioSacrale”: il cervello non è dotato solo di cellule nervose, ma anche di cellule connettivali con azione di nutrimento e sostegno, di strutture ossee coi relativi tessuti associati che lo proteggono, di membrane connettivali, le meningi, che lo fasciano, di liquido che fluisce al suo interno che lo nutre e lo rende vivo e pulsante; questo rappresenta il “Sistema Cranio-Sacrale”. Un insieme di strutture anatomiche ben note, che si comporta come un’unità funzionale che lavora all’unisono: la produzione del liquor (liquido cefalorachidiano) che scorre all’interno ed intorno al cervello ed al midollo spinale fra le membrane meningee, assieme al naturale movimento di espansione e contrazione delle cellule di sostegno, imprime all’insieme di queste strutture un movimento di espansione e contrazione ritmico favorendo la circolazione di questa linfa vitale al proprio interno.
È grazie a questo liquido, al sacco di rivestimento, le meningi, che in un certo qual modo si ricrea l’amnios, un liquido in cui crescere e svilupparsi, un simbolico paragone fra l’embrione che galleggia nell’utero materno ed il cervello bagnato dal proprio liquido e protetto dal proprio involucro. Come il liquido amniotico permette al feto di galleggiare all’interno del sacco amniotico, così il liquido cefalorachidiano, il liquor, avvolge, nutre e protegge il cervello, permettendogli di svolgere le sue funzioni di controllo e di sviluppo della nostra essenza…
Questo liquido viene continuamente rinnovato da strutture poste nella parte più profonda del cervello stesso, i plessi corioidei” che lo distillano a partire dal sangue; attraverso gli spazi interni al cervello stesso, i ventricoli, e gli spazi posti al di sotto del tessuto connettivale meningeo, gli spazi subaracnoidei, bagna e nutre ogni cellula cerebrale e del midollo spinale per poi venir riassorbito a livello del cranio, dai villi aracnoidei. La continua produzione di liquido permette la perfetta omeostasi dell’ambiente che circonda il cervello; l’incessante pompaggio, che inizia ben prima della nostra nascita, è il fulcro ed, in un certo senso, il motore del meccanismo di “respirazione primaria”.
Il cranio, la spina dorsale e l’osso sacro, con la fascia connettivale che li avvolge, si muovono in movimenti ritmici per adeguarsi a queste fasi di espansione e contrazione permettendo alle mani esperte di chi ha imparato a riconoscere questa pulsazione vitale di “leggere” il suo ritmo, la sua ampiezza e la presenza di eventuali asimmetrie o limitazioni di questo movimento alternato, potendone determinare la qualità.
Si deve a William Sutherland l’intuizione che la complessa struttura articolare del cranio non poteva non avere un significato funzionale: le complesse suture che uniscono le ossa del cranio fra loro permettono al cranio stesso di espandersi e contrarsi per favorire questo movimento ritmico, che favorisce lo scorrere del ritmo vitale in un’alternanza di espansioni e contrazioni, che si trasmettono attraverso i tessuti connettivali, la fascia, ad ogni parte del corpo, favorendo la vitalità del corpo stesso.
Ogni trauma, ogni tensione, ogni infiammazione o squilibrio che limita la funzionalità e l’armonia dei tessuti connettivali, della fascia, sia esso di origine interna o derivante dall’esterno, condiziona la piena espressione del ritmo Cranio-Sacrale. Le tensioni e gli squilibri che si verificano, attraverso le membrane connettivali che lo compongono, si distribuiscono in zone anche molto distanti dalla zona focale di tensione, limitando la capacità di adattamento da parte del sistema nervoso di interagire in maniera appropriata con l’ambiente interno od esterno e generando ulteriori stati di tensione nel corpo. Anche traumi o tensioni presenti nel corpo possono, attraverso la fascia che si continua nelle strutture di rivestimento dei nervi, penetrare all’interno di questo vitale sistema ed influenzarlo negativamente. Quando le tensioni del sistema fasciale, dei tessuti connettivali, non si liberano spontaneamente, allora si creano quegli squilibri permanenti che portano all’invecchiamento del corpo, alterando la nostra bellezza e lasciando segni nel nostro aspetto che rappresentano la nostra storia: il corpo desidererebbe soltanto liberarsi da queste tensioni, dai segni che le vicende della vita lasciano sulla nostra pelle e sui nostri tessuti, ma spesso manca il necessario stimolo affinché l’intero sistema possa liberarsi in un naturale e spontaneo movimento di liberazione.
Ogni tensione, ogni segno che la nostra vita e le nostre esperienze lasciano in noi limita il naturale fluire della vitalità che si esprime attraverso il Ritmo Cranio-Sacrale: chi è sufficientemente addestrato può leggere gli squilibri, le alterazioni e le limitazioni che questi impedimenti impongono sulla qualità del Ritmo Cranio-Sacrale e, in un certo senso sulla nostra vitalità, alterandone la qualità; ed attraverso la lettura di questi blocchi, di questi segni del tempo può favorire, guidare ed incoraggiare la liberazione dal sistema delle tensioni permettendo al corpo di riespandersi e rivitalizzarsi nel fluire di questa pulsazione vitale. Sintonizzarsi con la pulsazione vitale del corpo, coglierne il ritmo nella sua ampiezza, percepire le asimmetrie e le variazioni, carpire, in un certo senso la “qualità”, l’essenza dell’individuo, al di là dei gesti e delle parole, sono gli strumenti attraverso i quali è possibile incoraggiare il corpo a liberarsi dalle proprie restrizioni, dai limiti auto imposti, dal ricordo che ha congelato il corpo in posizioni anticamente antalgiche a difesa di una memoria del passato.
Attraverso un movimento delicato, un sospiro, una liberazione il corpo si libera nuovamente ritrovando il proprio sé, il proprio asse di simmetria, la propria armonia, rinnovandosi in un movimento di espansione e contrazione, in una nuova pulsazione vitale ampia e fluida, come lo scorrere ed il fluire di una marea che si rinnova ad ogni movimento.
Certo, non sempre questo processo è indolore: ciò che ha lasciato delle tracce in noi, lo ha fatto grazie al suo potere su di noi, I ricordi rimasti impressi nel nostro corpo sotto forma di tensioni, dolori, rughe, disarmonie, sotto forma di impalpabili “cisti energetiche” si liberano attraverso il contatto e questo, talvolta ci può toccare sbaragliando le difese che ogni giorno usiamo per difenderci, liberando i sentimenti racchiusi in noi. Qualche altra volta liberando tensioni il corpo si deve riabituare a questa nuova libertà, come una persona rimasta all’oscuro per tanto tempo che può rimanere abbagliata dalla luce, fino a provare fastidio o dolore per questa nuova visione, così anche il nostro corpo che si è ritratto per difendersi da ciò che ci ha urtato o infastidito, deve ridestarsi anche nei suoi segmenti muscolari, come se sentisse il bisogno di stirarsi dopo un lungo sonno, rivelando nuovi irrigidimenti.
Le mani esperte cercano le aree di rigidità, di immobilità, dove il ritmo vitale non fluisce più liberamente attraverso i tessuti: possono sentire una zona dove la pulsazione fasciale è così costretta e limitata da parere inesistente ed invitarla ed aiutarla a trovare la via per liberarsi; possono scoprire il disperato bisogno del sistema di arrestarsi per un attimo dalla frenesia e dal disordine interno come per liberarsi dalla pressione della vita e accompagnarlo in questo processo. Dialogare coi tessuti, percepire le restrizioni, riarmonizzare l’intero corpo verso un’armonia globale dell’essere con la sua pulsazione interiore ed inerente, colla propria bellezza interiore, per permettere al corpo, liberato dalle proprie inibizioni, dalle proprie “cisti energetiche” di lasciare permeare attraverso i tessuti la propria libertà di essere sé.
Il nostro aspetto esteriore non dipende dai segni del tempo, ma da come il tempo lascia segni su noi e sul nostro corpo quando non siamo riusciti ad integrare le esperienze della nostra vita in noi stessi. Il padroneggiare le lacrime ed il dolore, la fatica, le emozioni, plasma non solo la personalità umana, ma anche il suo aspetto; la capacità di vivere in armonia entro di sé le proprie esperienze, facendole proprie e di lasciare scivolare da noi il peso delle esperienze negative della nostra vita è ciò che ci permette di essere noi stessi e non l’espressione delle nostre esperienze. La bellezza e la salute sono soltanto l’espressione della capacità del nostro corpo di lasciar fluire il nostro ritmo vitale in noi e dall’opportunità che possiamo offrire a noi stessi di liberarci dalle tensioni, dai segni del nostro passato.