Kinesiopatia ®
& Stress

ultimo aggiornamento: 20 Aprile 2021 alle 13:18

Ci sono molti possibili mezzi per riconoscere o identificare la presenza di stress in un individuo: negli anni sono stati messi a punto test come quello di Holmes e Rahe o protocolli, oltre alla possibilità che abbiamo oggi di poter verificare attraverso esami biochimici la presenza di indicatori ben precisi.

Per verificare la risposta del corpo allo stress possiamo utilizzare anche alcuni test muscolari kinesiologici, utilizzati dalla Kinesiopatia® Osteopatica che, senza avere la pretesa di essere “scientificamente” affidabili ci possono offrire un quadro sufficientemente preciso della risposta corporea allo stress e della fase in cui versa l’organismo .

Possiamo verificare la tendenza all’esaurimento o la presenza di indicatori di aree di stress precise, aiutando la ricerca degli stressor fisici – biochimici – strutturali – psico-emotivi o spirituali.

Di seguito presentiamo alcuni test kinesiologici per la valutazione dello stress.

Test dello stiramento articolare

Un test kinesiologico estremamente semplice ed efficace, per verificare la presenza di uno stress organico è il cosiddetto test per il “riflesso da stiramento articolare”: il Dr. Gerald Deutsch ha dimostrato che questo riflesso è direttamente correlato a qualunque stress che induce un’alterazione delle ghiandole surrenali e che può essere neutralizzato da un corretto apporto nutrizionale.

La verifica consiste nell’esercitare una trazione, decisa ma delicata, su qualunque articolazione: in genere si sottopongono a test più articolazioni, per evitare che un problema locale possa interferire con la valutazione organica; se un muscolo indicatore sottoposto a test s’indebolisce dopo l’attivazione di questo riflesso, possiamo sospettare uno stato di stress surrenalico responsabile di una Sindrome da attivazione surrenalica generalizzata (General Adrenal Involvement), che causa l’indebolimento di ogni articolazione sottoposta a sollecitazione e la tendenza alla creazione di lesioni articolari anche per stiramenti minimi e micro-traumi o sindromi algiche poli-articolari.

Questo fenomeno è dovuto all’azione che il cortisolo ed altri ormoni, presenti nella fase adattativa, esercitano sul liquido sinoviale e a quella che le catecolamine esplicano sulla componente legamentosa, modificando la capacità di reazione alle sollecitazioni rapide, che può quindi subire lesioni da stiramento o da compressione.

lesione-articolareStudi effettuati hanno evidenziato che le “lesioni a strappo” a livello articolare tendono a guarire più rapidamente in presenza di adeguata integrazione alimentare finalizzata al riequilibrio delle ghiandole surrenali; in particolare sembra che le lesioni dovute a pronazione e torsione interna dell’articolazione siano più frequentemente associabili a una deplezione degli ormoni midollari. Viceversa le lesioni dovute a supinazione o rotazione articolare esterna, sembrano essere più frequenti nei casi di ipo-reattività della corticale del surrene; le lesioni da trauma compressivo, invece, sono associabili ad un interessamento di entrambe le componenti delle ghiandole surrenali.

È importante notare che l’utilizzo degli appropriati supplementi alimentari sortisce un effetto correttivo sugli squilibri articolari riconducibili ad un quadro di ipoadrenia e/o ipo-cortico-surrenalismo: l’uso di integratori specifici neutralizza la risposta negativa al test da stiramento.

Anche da un punto di vista clinico, l’utilizzo di una appropriata integrazione alimentare, che risulta particolarmente efficace quando è associata a misure volte a ridurre lo stress in ogni sua forma, conferma un significativo miglioramento del quadro sintomatologico individuale, soprattutto quando il soggetto prosegue il trattamento nutrizionale per alcuni mesi: i tempi di recupero tendono ad accelerare, la maggioranza dei soggetti riferisca un significativo miglioramento dei dolori e si riduce notevolmente e la frequenza di ricadute.

Flashing pupillare (pinning/flashing eye)

L’adrenalina rilasciata durante la fase di allarme, provoca la midriasi dell’occhio, cioè l’aumento del diametro pupillare: lo scopo adattativo di questo fenomeno è incrementare la quantità di luce che colpisce i recettori visivi, aumentando la acuità e capacità visiva in situazioni di scarsa illuminazione; ovviamente in presenza di forte illuminazione i muscoli radiali inducono la costrizione pupillare per facilitare l’accomodamento alla luce.

La contrazione del muscolo ciliare incide anche sulla posizione del cristallino, influenzando la capacità di vedere da vicino o da lontano (accomodazione).

occhio-sano-completo-okIl diametro pupillare dipende dall’attività dello sfintere della pupilla (innervato da fibre parasimpatiche) e dal dilatatore della pupilla (controllato dal sistema ortosimpatico/adrenergico: quando l’occhio viene colpito da un luce intensa, lo sfintere si contrae per ridurre il flusso luminoso.

Pertanto, in una situazione normale, al diminuire dell’illuminazione, il diametro pupillare aumenta: se l’occhio viene illuminato con un una sorgente luminosa (una piccola torcia portatile è sufficiente) la pupilla va incontro ad un fenomeno miotico (di contrazione) restringendosi entro 20/30 secondi al massimo e mantenendo uno stato di miosi, inducendo un fenomeno analogo nell’occhio contro-laterale.

In presenza di stress, l’adrenalina rilasciata nel torrente circolatorio e l’iperstimolazione ortosimpatica riducono la capacità costrittiva, mantenendo una maggiore dilatazione pupillare, mentre in caso di ipoadrenia, cioè di “affaticamento surrenalico”, l’equilibrio fra la midriasi e adattamento alla luce viene alterato, per un eccesso di potassio intracellulare a livello del muscolo ciliare: la conseguenza è il fenomeno del flashing pupillare, per incapacità delle fibre colinergiche di provocarne la contrazione in modo continuativo, ragion per cui si osserva un’alternanza fra contrazione della pupilla (pinning) e dilatazione della stessa (flashing pupillare), una fluttuazione fra miosi e midriasi.

Questo fenomeno viene definito anche irrequietezza pupillare, una alternanza di dilatazione e restringimento quasi continuo e alternativo che si osserva a carico delle pupille, in rapporto al succedersi di impulsi sensoriali o psichici (che per lo più provocano dilatazione o midriasi) e di stimoli luminosi (che causano restringimento o miosi).

Talvolta si può osservare in alcune persone la presenza di anisocoria, una differente dilatazione pupillare fra un occhio e l’altro, il manifestarsi di una Sindrome di Adie o una eccessiva dilatazione bilaterale.

sindrome di Adie

Da un punto di vista kinesiopatico è possibile verificare la presenza del fenomeno anche in assenza di una manifestazione macroscopica, grazie al test kinesiologico specifico: infatti, in presenza di stress surrenalico cronico, l’illuminazione pupillare induce un indebolimento  di un muscolo indicatore sottoposto al test, anche quando non ci sia un fenomeno evidente.

Il fenomeno del Flashing Pupillare non deve essere sottovalutato, in quanto è spesso responsabile dei fenomeni di fotofobia che accompagnano le manifestazioni di stress cronico, soprattutto in presenza di luce intensa.

accomodazione

L’incapacità da parte del muscolo ciliare di adeguare il diametro pupillare si accompagna ad una contestuale riduzione della capacità di accomodamento del cristallino, dando luogo ad una apparente diminuzione della capacità visiva da lontano in situazioni di stress, soprattutto in presenza di una scarsa luminosità ambientale. Talvolta si manifesta un quadro di astenopia, caratteristico, che determina la percezione soggettiva di “aver perso la vista” sia da lontano, sia da vicino, con difficoltà di concentrazione e focalizzazione visiva

francesco gandolfi


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