ultimo aggiornamento: 1 Novembre 2023 alle 1:06
definizione
Detta anche entesopatia inserzionale, è un processo degenerativo, di origine traumatico-flogistica, dell’inserzione del tendine di un muscolo, di un legamento o di una aponeurosi (area inserzionale), ovvero della giunzione osteo-tendinea o osteo-legamentosa (entesi): dal greco ἔνϑεσις (énthesis → punto di unione) e –πάϑεια (pátheia → sofferenza).
descrizione
Il processo infiammatorio delle zone di inserzione, a livello osseo, dei tendini o dei legamenti, detto entesite, può andare incontro a fenomeni di cronicizzazione, portando invariabilmente a modifiche morfologico-funzionali dei tessuti mesenchimali presenti nell’entesi: la metaplasia del complesso enteseale può verificarsi anche come conseguenza di sollecitazioni meccanico-traumatiche prolungate o di meccanismi biochimici, spesso di origine autoimmune o endo-metabolica (gotta, iperuricemia, diabete).
Nell’ambito dei processi di trasformazione cellulare delle aree articolari, si osservano processi di entesofitosi, con la deposizione di micro-calcificazioni nei tessuti tendinei e legamentosi.
Nonostante i processi infiammatori articolari siano spesso associati alla perdita di materiale osseo, come conseguenza diretta dell’azione del processo flogistico, nelle entesopatie si assiste a fenomeni di osteoneogenesi: gli studi attuali avanzano l’ipotesi che esista uno “scollamento temporale” fra il processo infiammatorio e la formazione di fenomeni di calcificazione dei tessuti fibrosi e/o lo sviluppo di nuove formazioni ossee, che normalmente assumono la forma di speroni. In pratica, spesso entesiti misconosciute o trascurate sono la causa del processo disfunzionale e metaplastico dell’entesopatia, che si manifesta, in genere, tardivamente rispetto agli eventi eziopatogenetici.
La localizzazione tipica delle entesopatie più frequenti, è caratteristica, suggerendo che anche la morfologia e la funzione dei muscoli coinvolti, hanno un ruolo non secondario nell’eziopatogenesi; tipicamente le manifestazioni entesopatiche prendono nome dai legamenti o dai tendini coinvolti:
→ cuffia dei rotatori (capsulite adesiva);
→ estensori della mano (epicondilite);
→ adduttori della coscia (pubalgia);
→ tendinopatia del grande trocantere (trocanterite)
→ tendinopatia del rotuleo (gonalgia);
→ tendinopatia dell’Achilleo (tallodinia);
Ovviamente possono manifestarsi diversi sintomi, dipendenti dalla gravità del quadro patologico: elementi costanti sono il dolore generalizzato delle zone colpite, la limitazione funzionale, l’edema peri-articolare, la riduzione della mobilità degli arti: la presenza di impingement articolare è un evento frequente, mentre nei casi in cui si verificano gravi calcificazioni dell’entesi, è possibile osservare la rottura sotto carico del tendine interessato dall’entesopatia calcifica.
riequilibrare l’entesopatia
Anche se spesso l’aspetto neurologico viene ampiamente sottovalutato, il processo entesiopatico porta a disfunzioni della propriocettività e della cenestesia nell’area interessata, oltre a severe alterazioni della motricità e nella postura. Il processo infiammatorio a livello inserzionale, snatura la risposta neuro-mio-fasciale, con conseguente attivazione della “reattività neuro-muscolare”, alterazione delle risposte neuro-muscolari (a livello dell’arco diastaltico spinale) e iperstimolazione dei nocicettori: l’attivazione delle vie algiche, oltre a favorire contrazioni e spasmi della muscolatura che agisce sui segmenti ossei ed articolari coinvolti, facilita l’insorgenza di possibili manifestazioni di iperalgesia o allodinia.
Parimenti, l’alterazione degli schemi motori, conseguente all’atteggiamento antalgico, causa la comparsa di iporeattività e iporiflessia, alterazione della sensibilità, con compromissione, da parte del sistema nervoso centrale, della corretta capacità di valutazione della tensione (mediata dall’organo tendineo del Golgi) e dell’accorciamento/allungamento muscolare (fuso neuro-muscolare), potendo portare a “reazioni muscolari congelate” (“frozen muscle”).
Attraverso le tecniche di riprogrammazione neuro-mio-fasciale utilizzate dalla Kinesiopatia® della Kinesiologia Transazionale® e dell’Oltrelostress Coaching® è possibile ripristinare la corretta percezione sensoriale: le tecniche di stretching utilizzate solitamente, non sono in grado di favorire il rilassamento dei ventri muscolari, esercitando, al contempo, un aumento di tensione a livello dell’entesi, con la creazione di iperlassità legamentosa a livello dell’area inserzionale del tendine.
Lo stato di contrazione cronica induce, frequentemente, una perdita della modularità dell’azione muscolare: le fibre muscolari, pur essendo innervate singolarmente a livello sensitivo-motorio ed in grado di esprimere vettori di forza indipendenti, tendono a “impacchettarsi”, riducendo la modularità e l’adattabilità dell’azione muscolare, incrementando le tensioni eserciate sulla componente fibro-elastica dell’entesi.
L’allentamento delle tensioni distrettuali, la riattivazione della perfusione ematica tessutale ottenibile con procedure quali l’utilizzo di riflessi neuro-linfatici o la pratica del Cranio-Sacral Repatterning®, il ripristino della corretta percezione neuro-muscolare grazie all’uso del “CIA stretch” o di tecniche come l’“attivazione/inibizione dei muscoli agonisti/antagonisti”, possono essere strumenti efficaci per permettere una migliore nutrizione cellulare e favorire la risoluzione degli squilibri metabolici dei tessuti.