Locuzione utilizzata per indicare il complesso muscolo-tendineo della spalla che forma un importante mezzo di fissità e di stabilizzazione dell’articolazione scapolo-omerale; composto da quattro muscoli, con i relativi tendini, che proteggono l’intera articolazione, formando una struttura simile ad una cuffia, che avvolge la testa dell’omero: superiormente troviamo il tendine del muscolo sopraspinato, anteriormente quello del muscolo sottoscapolare e posteriormente i tendini del muscolo infraspinato e del muscolo piccolo rotondo.
Con la loro contrazione tonica, stabilizzano la spalla impedendone la lussazione; i tendini, piuttosto vasti (di circa cinque centimetri, ognuno), proteggono l’intera articolazione formando una vera e propria cuffia che avvolge la parte superiore dell’omero.
La particolare morfologia dell’enartrosi scapolo-omerale, se da un lato permette ampi gradi di movimento articolare (R.O.M.), cioè anteroposizione/retroposizione, elevazione/abbassamento, rotazione e circonduzione, dall’altro è una diartrosi intrinsecamente instabile; la cavità glenoidea della scapola possiede una dimensione insufficiente per contenere la testa omerale, creando una potenziale predisposizione all’instabilità articolare, pur garantendo, però, ampia mobilità.
Per favorire una maggiore saldezza, l’articolazione gleno-omerale è circondata da una capsula articolare rinforzata, nella sua porzione antero-superiore, dal legamento coraco-omerale e dal legamento gleno-omerale; il complesso capsulo-legamentoso non è in grado di stabilizzare sufficientemente l’articolazione gleno-omerale: la resistenza e fissità articolare sono, prevalentemente, l’effetto del contenimento esercitato dai muscoli della cuffia dei rotatori, che sono i principali stabilizzatori della spalla.
L’azione muscolare è coadiuvata dall'”equilibrio gleno-omerale“, dell’effetto “ventosa gleno-omerale” e dal fenomeno della “adesione-coesione articolare“, dipendenti dalle caratteristiche del liquido sinoviale, dal volume endocapsulare limitato, dalla forma stessa dell’interfaccia fra testa omerale e la glena ampliata dalla presenza di labbra articolari (cercini), oltre alla “concavity compression” creata dagli stessi muscoli che consolidano l’articolazione. Grande importanza assume anche il “ritmo scapolo-omerale“, che, attraverso il reclutamento di muscoli e strutture articolari vicine e connesse con la spalla, permette di incrementare l’escursione, la mobilità e l’estensibilità articolare, riducendo il rischio di traslazioni della testa omerale a livello gleno-omerale e, di conseguenza, minimizzando la possibilità di distorsioni o lussazioni.
I quattro muscoli che compongono la cuffia dei rotatori sono:
- muscolo sopraspinato, il cui tendine passa al di sotto del legamento coraco-acromiale e si inserisce sulla parte superiore del trochite; abduce e ruota all’esterno (extraruota) il braccio, in sinergia con l’azione del muscolo deltoide.
- muscolo infraspinato, posteriore, il cui tendine si inserisce sul trochite; ruota esternamente il braccio (extraruota) e rinforza la capsula dell’articolazione scapolo omerale, stabilizzandola.
- muscolo piccolo rotondo, posteriore, il cui tendine fa entesi leggermente al di sotto dell’inserzione del muscolo infraspinato, sul trochine; ruota debolmente verso l’esterno il braccio (extraruota), sinergicamente al muscolo infraspinato.
- muscolo sottoscapolare, unico posto anteriormente alla scapola, il cui tendine si inserisce sul trochine; adduce e ruota verso l’interno il braccio (intraruota).
Il muscolo sopraspinato, il muscolo infraspinato ed il muscolo piccolo rotondo sono extrarotatori, mentre il muscolo sottoscapolare agisce come intrarotatore: è un errore considerare il muscolo deltoide parte della cuffia dei rotatori, dato che quest’ultimo non ha funzione rotatoria, pur comportandosi da muscolo agonista del muscolo sopraspinato; anche il muscolo grande rotondo coadiuva il processo di stabilizzazione dell’articolazione scapolo-omerale, agendo da muscolo sinergico. Alterazioni della coordinazione e della sinergia muscolare, processi traumatici o infiammatori posso portare a sviluppare la “sindrome della cuffia dei rotatori“