prostata: soltanto un problema affettivo?

il bisogno di sentirsi uomini

avete mai fatto caso al fatto che, mentre le donne denunciano problemi sessuali o genitali, gli uomini tendono a manifestare solamente “problemi affettivi”?

Le donne possono permettersi di essere sessualmente insoddisfatte, frigide o anorgastiche; di condizionare i propri malumori a presunte o reali sindromi pre-, infra- o postmestruali; ammettere di essere frustrate sessualmente o insoddisfatte e somatizzare con cisti, fibromi e quant’altro il proprio disagio…

Quanti sono gli uomini che hanno il coraggio di ammettere, prima di tutto con se stessi, il fatto di essere nervosi, arrabbiati, frustrati, insoddisfatti perché la propria vita sessuale, prima ancora che affettiva o relazionale, fa schifo?

La nostra educazione, interpretata sia dalla controparte femminile, sia dagli stessi uomini, come attori principi della recita, ci spinge a aderire alla parte dell’eterno soddisfatto, grazie all’equazione “eccitazione – erezione – ejaculazione”.

Ma gli orgasmi maschili, quelli veri, dove stanno? Il piacere si limita incondizionatamente all’emissione di sperma?

Circa 30 milioni di americani soffrono d’impotenza, sia essa cronica od occasionale; ejaculazione precoce o bloccata, mancanza di libido, tanto per citare alcuni fra gli spettri ricorrenti dell’inconscio collettivo mascolino, sono fenomeni di cui non parlare, esorcizzare, negare.

Un uomo ogni otto è destinato a soffrire d’ipertrofia prostatica, benigna o maligna che sia, anche se aprendo un qualunque giornale, scientifico o meno, leggeremo di cancro al seno, di fibromi uterini, di tumore della cervice vaginale….

Ansia da prestazione o da relazione, ridotto afflusso sanguigno ai tessuti erettili, aterosclerosi delle arterie peniene, alterazione dei nervi (fisiche o funzionali), squilibri ormonali dovuti all’alterazione dell’asse ipofisario-surrenalico che interferisce sugli ormoni sessuali, ipertensione, diabete, uso di droghe, alcool, fumo o farmaci di fatto interferiscono con la sessualità maschile. Tensioni lombo-sacrali, traumi lombari o coccigei a loro volta interferiscono con l’equilibrio fasciale della piccola pelvi, creando tensioni a livello prostatico.

Eppure il corpo maschile, inteso come unità somatoemotiva, non è poi così differente da quello femminile, non è immune alle somatizzazioni. Anzi, forse è ancora più delicato, per certi versi, come “soggetto” che subisce l’impossibilità ad esprimere il proprio universo emotivo.

Ma è vietato parlarne, perché ammettere una sessualità più complessa della triade “eccitazione – erezione – ejaculazione”, significherebbe prestare il fianco al nemico di sempre per l’universo mascolino: la paura di non essere all’altezza, il mostrare il lato “debole ed oscuro”, il rendere evidente la propria “femminilità”, in una sorta di autocastrazione del personaggio pubblico, a cui si adatta.

L’ipertrofia prostatica viene considerata un fenomeno quasi normale, una conseguenza del processo di senescenza: il declino della produzione di testosterone e l’aumento relativo di estradiolo e prolattina, con conseguente incremento del diidrotestosterone a livello prostatico, sono fattori fondamentali dell’ipertrofia prostatica.

Ma che cosa rappresenta questo processo se non la progressiva rinuncia alla propria assertività, al cronico effetto che il cortisolo, prodotto dalle ghiandole surrenali sotto stress, esercita sul sistema gonadico? Stress come senso d’impotenza, come incapacità a fronteggiare le pressioni, le richieste, le performance

Il lato biochimico (ormoni) e strutturale (alterazioni posturali e fasciali che incidono sulla circolazione) risentono e causano lo squilibrio emotivo in un concerto cacofonico di squilibrio. Il progressivo declino della capacità di creare adeguati nutrienti ed antiossidanti nel corpo sostiene ed incrementa gli squilibri derivanti dallo stress e quindi il problema sessuale ed emotivo dell’uomo, amplificato dall’insoddisfazione.

Eppure l’apporto di sostanze nutrizionali contenenti steroli ed antiossidanti sono in grado di ridurre l’influenza del processo di senescenza, agendo, di conseguenza, sia sul piano dello stress che su quello emotivo e funzionale, migliorando il quadro di benessere e funzionalità organica e riducendo i processi degenerativi, ma sembra che il problema non esista.

Estratti combinati e sinergici di Lepium Meyenii, Serenoa Repens, Yohimbe Bark, Damiana ed altre, associate a quercitina, acidi grassi polinsaturi e vitamine (come ad esempio quelle contenute nel Total Male della Nutri-West) si sono rivelate estremamente efficaci per migliorare lo stato bioumorale ed emotivo, influenzando quel complesso sistema informazionale che definiamo “complesso neurotrasmettitore-recettore”, ovvero l’interazione fra sistema nervoso ed organico, migliorando significativamente il benessere degli uomini.

Ogni parte del nostro corpo, siamo uomini o donne, si relaziona all’intero sistema tramite una complessa rete di correlazioni basata sullo scambio d’informazioni trasmesse dal sistema nervoso, ma anche dagli ormoni, siano essi peptidi o steroidi. Non occorre certo ricordare come le alterazioni ormonali incidano sul tono dell’umore, anche se sembra che questo sia accettato solo per la controparte femminile: la mancanza d’idonei precursori chimico-biologici condiziona il nostro equilibrio psicosomatico, facilitando i processi degenerativi.

Perché, dunque, le prostatiti? Perché l’ipertrofia benigna della prostata? Perché le somatizzazioni maschili dovrebbero differire da quelle femminili? Se candidosi, vaginiti, cistiti, infiammazioni ovariche, fibromi possono riconoscere una genesi psicosomatica e nutrizionale, perché le manifestazioni maschili, come le prostatiti “batteriche giovanili” devono essere necessariamente ed esclusivamente batteriche?

Forse perché l’uomo, dato per assodato che sia necessariamente soddisfatto del fatto stesso d’ejaculare, non può provare rabbia, insoddisfazione o frustrazione sessuale, non sentendosi, ad esempio, desiderato e convalidato dalla propria partner. L’erezione dovrebbe essere riconosciuta come automatica convalida autoreferenziale del proprio valore?

Onanismo e promiscuità non sono forse le due facce della stessa medaglia, il tentativo, in altre parole, di trovare piacere per compensare il disconoscimento del proprio valore?

Frustranti e limitanti, ma sempre espressione di un disagio e di uno stress che lascia i segni sul corpo dell’uomo in modo non dissimile da quello della donna.

Che cos’è la prostata se non l’organo riproduttivo maschile, l’equivalente dell’utero femminile? E per ogni uomo, spinto dalla propria biologica necessità di riprodursi e moltiplicarsi, dal proprio bisogno di sentirsi riconosciuto ed accettato, che cosa rappresenta se non la sede del proprio valore “biologico”?