ultimo aggiornamento: 3 Settembre 2017 alle 18:37
Dal latino pronare (→ abbassare), derivato dalla radice pro (→ in avanti): utilizzato come sinonimo di intra-rotazione, quando si parla di movimenti dell’avambraccio, la pronazione è un movimento rotatorio della mano e dell’avambraccio, secondo il proprio asse longitudinale, che porta la mano con la superficie palmare rivolta verso il basso (a braccio esteso) o posteriormente (a braccio addotto). Il muscolo che ha per azione principale il movimento di pronazione è detto pronatore, mentre i muscoli antagonisti al primo motore sono detti supinatori. Spesso, il termine eversione viene utilizzato come sinonimo, anche se, in realtà, la pronazione è movimento triplanare dell’articolazione subtalare, che provoca una elevazione ed abduzione del piede rispetto all’asse corporeo: il calcagno ruota verso l’esterno ed il mignolo si allontanano dal centro del corpo, il piede flette superiormente e la caviglia bascula internamente; in pratica una combinazione di eversione, dorsiflessione e abduzione. I muscoli che permettono di portare l’avambraccio in posizione prona sono il muscolo pronatore rotondo ed il muscolo pronatore quadrato: durante la pronazione, il radio e l’ulna si incrociano, mentre nella supinazione ritornano in posizione parallela. Talvolta si può verificare una manifestazione dolorosa, ad insorgenza improvvisa, che provoca l’incapacità funzionale di un arto superiore, per sublussazione della testa del radio, determinata da una brusca torsione dovuta all’intrarotazione: viene chiamata “Sindrome di Chassaignac“. Con il termine pronazione del piede si indica il movimento intrarotatorio che compie il piede attorno all’asse dell’articolazione subtalare, caratterizzato da eversione podalica: tale asse, che percorre il piede obliquamente dalla parte anteriore-interna alla parte posteriore-esterna, è chiamato asse di prono-supinazione; il movimento di pronazione del piede rappresenta un importante aspetto del gesto della corsa, in quanto contribuisce ad assorbire parte dell’impatto al suolo. Si ha pronazione neutra nel momento in cui durante la camminata o corsa il piede non tende né verso l’interno né verso l’esterno: i soggetti che tendono a pronare eccessivamente il piede durante la corsa sono definiti iperpronatori; questa tendenza espone il corridore ad un maggiore rischio di infortunio, a carico soprattutto innescando entesopatie del tendine di Achille o del ginocchio oppure problemi all’anca. La pronazione ha il compito di ammortizzare l’impatto col terreno, ma una pronazione eccessiva fa sì che , invece di cominciare la fase di spinta, il piede continui a ruotare anche che questi è avvenuto: questo fenomeno genera una tensione eccessiva nella zona tibiale tende che porta la necessità di compensare le distorsioni fasciali ascendenti attraverso i legamenti del ginocchio e le fasce muscolari che si inseriscono di esso, generando scompensi e danni alle articolazioni; la presenza di valgismo del ginocchio o piedi piatti possono accentuare e essere la causa del problema. Un indicazione della presenza di eccessiva pronazione del piede è evidenziata dall’eccessiva usura della suola della scarpa, nel lato interno e in corrispondenza dell’alluce. I principali pronatori del piede sono il gruppo dei muscoli peronei, cioè il muscolo peroneo lungo, il muscolo peroneo breve ed il muscolo peroneo anteriore (o terzo), oltre al muscolo pedidio (o estensore breve delle dita) ed al muscolo estensore lungo delle dita.