quando
le “colpe” delle madri
ricadono sui figli

lo stress materno può influire sul nascituro?

possiamo ritenere che le emozioni della madre abbiano un ruolo significativo nella qualità dello sviluppo embrionale?

Chi, oggi come oggi, non è sottoposto continuamente a situazioni di tensione tali da causare un qualche disturbo da stress surrenalico?

Quando il nostro corpo o la nostra psiche sono sottoposte a richieste eccessive per l’ organismo; quando l’ecosistema che ci circonda interferisce con i nostri equilibri; quando i nostri bisogni vengono sottovalutati o le nostre motivazioni vengono frustrate, il nostro corpo reagisce attivando una serie di risposte comportamentali e biochimiche che comunemente definiamo, secondo la terminologia di Selye (padre della “stressologia”) sindrome da adattamento generalizzato.

Tale manifestazione di assestamento coinvolge alcuni sistemi neuro-ormonali fra cui spicca il sistema costituito dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrenalico.

Allarme – Vigilanza – Esaurimento

Sia che lo squilibrio a cui è soggetto il nostro corpo sia fisico, chimico, emozionale o sia la conseguenza di altre forme di scompenso che subisce il nostro corpo, l’organismo reagisce secondo una stadiazione di risposta alle minacce che subisce.

In una prima fase, definita d’allarme, il sistema neuro-ormonale attiva risposte a breve termine, per poter fronteggiare l’aumento delle richieste di energia, a cui è sottoposto il nostro corpo.

Quando il “pericolo” permane, l’organismo si attiva in una fase di resistenza a lungo termine nei confronti degli eventi stressogeni, definita fase di vigilanza che, qualora non si giunga alla soluzione delle cause, può portare ad un esaurimento del sistema.

È proprio durante la fase di vigilanza, quando i fattori di stress continuano ad esercitare la propria azione negativa sull’organismo, che il corpo, predisponendosi ad un periodo di resistenza a medio/lungo termine, comincia a mettere in atto adattamenti di tipo ormonale. L’ipofisi, sollecitata dai centri nervosi, continua rilasciare nell’organismo l’ormone ACTH che causa un aumento di volume della parte corticale della ghiandola surrenale.

L’aumento di dimensioni di questa ghiandola determina come conseguenza un incremento degli ormoni prodotti dalla stessa ed in particolare di Cortisolo, Mineralcorticoidi e Steroidi (ormoni sessuali).

Nell’adulto e nel bambino tale squilibrio ormonale, anche se finalizzato a migliorare la performance del soggetto nei confronti dello stress, si rivela invariabilmente, a lungo termine, un evento negativo per il corpo; esso crea manifestazioni poliformi che vanno dalla diminuzione della massa muscolare alla maggiore vulnerabilità nei confronti delle infezioni; dalla ritenzione idrica ad alterazioni comportamentali quali tendenze depressive o stanchezza cronica, dall’irsutismo alle alterazioni sessuali, le manifestazioni possono essere molto variegate e fastidiose per l’organismo.

Ipertrofia Surrenalica e Gravidanza

Ma che cosa accade nella donna in gravidanza?

In che modo la presenza di ormoni cortico-surrelanici possono interferire nella gravidanza stessa? 

È possibile che lo stress materno influenzi il feto?

La risposta non può che essere positiva! Anche se la placenta è in grado di proteggere il feto inattivando, ad esempio, il cortisolo che la attraversa; questa protezione non è assoluta, risentendo di vari fattori contestuali quali i livelli ematici del cortisolo stesso e la durata dello stress.

In presenza di cortisolo, il cervello del feto subirà un “bombardamento” biochimico che andrà ad agire sulle risposte comportamentali del futuro neonato: in bambini le cui madri sono state sottoposte a stress cronici prolungati durante la gravidanza, si osservano comportamenti legati alle dinamiche dello stress, quali reazioni di resistenza/fuga nel bambino, anche in assenza di stress diretti.

Entro il ventisettesimo giorno dalla fecondazione il cervello fetale comincia svilupparsi a partire da cellule poste sulla parte dorsale e mediale del disco embrionale: queste cellule cominciano a migrare e differenziarsi grazie alla presenza di “scale corticali”. Il normale flusso migratorio permette alle cellule di giungere alla propria destinazione finale: qualunque alterazione di questo meccanismo costringe le cellule a rimanere sulla scala anziché lateralizzarsi, inibendo la salita di altre cellule.

Concentrazioni anormali di ormoni (in particolar modo di cortisolo), tossine o disturbi a questo processo causati dall’esterno, possono essere responsabili di una limitazione del processo migratorio cellulare: pur avvenendo un normale sviluppo cerebrale, tale fenomeno comporta un deficit livello micro-strutturale che pone le condizioni per manifestazioni carenziali di tipo fisico od emotivo.

In qualche modo, possiamo affermare, che la matrice di base abbia subito un’alterazione, creando fenomeni di compensazione all’alterato modello di adattamento alla crescita; in altre parole, lo stress materno prolungato predispone, causa una modifica delle relazioni sinaptiche, ad una maggiore vulnerabilità del sistema corporeo del bambino allo stress.

Stress fetale e reazione infantile

Quali possono essere le conseguenze di questa “predisposizione” allo stress?

In tanti anni di attività e ricerche, grazie anche alle osservazioni effettuate nella pratica clinica, abbiamo potuto notare non solo una relazione fra i comportamenti infantili e neonatali e le situazioni di stress materno, ma addirittura, trovare degli schemi di risposta neonatale al tipo di stress subito dalla madre.

Nel nostro lavoro non abbiamo seguito, se non marginalmente patologie gravi, anche se indubbiamente abbiamo avuto modo di osservare una relazione fra l’entità dello stress materno e le manifestazioni adattative del bambino.

In quei pochi casi di autismo che abbiamo seguito, ad esempio, abbiamo notato due elementi interessanti e costanti: la presenza di forti traumi emotivi nella madre ed il blocco del movimento delle ossa temporali nel neonato.

Osservando gli effetti dello stress surrenalico della madre sul bambino, come insonnia, intolleranze, allergie o altre manifestazioni è possibile, con una certa approssimazione, comprendere il tipo di disagio vissuto dalla madre durante la gravidanza.

Il Dr. Verney, nel libro “Tomorrow’s Baby: The Art and Science of Parenting from Conception Through Infancy (Simon & Schuster, 2002) cita un esperimento interessante: se siamo sottoposti ad uno stimolo ripetuto il nostro sistema nervoso va incontro ad un processo di adattamento che ci fa considerare tale sollecitazione come abituale; questo meccanismo permette al nostro corpo di riconoscere ciò che è nuovo (e quindi da valutare o apprendere) da ciò che già conosciamo. Se ad esempio un suono è ripetuto (ad esempio il traffico) dopo un po’ non ci facciamo più caso ed il nostro cervello lo considera un rumore di fondo.

Se sottoponiamo un feto ad uno stimolo, il nascituro reagirà con una alterazione del battito cardiaco (mostrando una reazione simile a quella che manifestiamo quando abbiamo paura), ma se lo stimolo viene ripetuto con continuità, il feto si “abitua” e si osserva una progressiva riduzione della reazione cardiaca. Nei feti di madri stressate, questo processo di adattamento non si verifica, mostrando un’alterata reattività agli stimoli ripetuti e, come conseguenza uno stato di allerta che progressivamente induce una modifica delle capacità di apprendimento.

Irritabilità neonatale o iperattività, disturbi del sonno, problemi digestivi, nervosismo o crisi di pianto parossistico o inconsolabile, predisposizione ad ammalarsi nel periodo neonatale ed infantile possono essere l’espressione di una ipercortisolemia causati da fenomeni depressivi o da stress cronico nella madre.

Anche manifestazioni materne post-partum, quali forme depressive o stress gravi, possono incidere nel legame materno-infantile, creando, potenzialmente, difficoltà di alimentazioni o coliche, dispepsie o rigurgito nel neonato.

Madri: colpevoli o vittime?

Anche se quanto scritto può creare in alcune madri sensi di colpa, lo scopo di questo articolo non è assolutamente quello di metterle sul banco degli imputati, quanto piuttosto di comprendere meglio un fenomeno sottovalutato e che può essere affrontato serenamente.

Gli eventi che causano stress materno possono, ovviamente, essere sia individuali sia sociali: i bambini concepiti durante la seconda guerra mondiale, ad esempio, presentavano un battito fetale più elevato rispetto alla norma ed una diminuzione statistica del peso alla nascita.

Ecografie effettuate su donne gravide dopo un terremoto hanno mostrato che i feti mostravano una notevole irrequietezza, come conseguenza del panico e dello spavento.

La mancanza di sicurezza per la donna, come ad esempio si rileva in donne abbandonate o maltrattate durante la gravidanza, induce spesso fenomeni di aggressività infantile, anche se non si può escludere che anche altri fattori, quali l’ambiente, giochino un ruolo significativo in queste manifestazioni.

Uno studio interessante del Dr. C. Hellon mette in relazione le modalità di suicidio prevalenti in un epoca con le variazioni nell’uso di farmaci in gravidanza e le metodiche ostetriche utilizzate nello stesso periodo.

L’anestesia durante il parto, ad esempio, essendo dosata sui bisogni della madre, può rivelarsi eccessiva per il bambino con conseguenti alterazioni senso-motorie, come disturbi nell’alimentazione, alterato meccanismo di suzione, aumentata irritabilità, alterati schemi di sonno veglia. Recentemente il figlio neonato di una paziente, come conseguenza di una dose di anestesia eccessiva durante il parto, ha letteralmente dormito per una settimana con difficoltà di attaccarsi al seno e alimentarsi correttamente. Questi bambini potrebbero sviluppare nell’età adulta senso di confusione o tendenza all’inazione in situazioni di stress.

L’uso di ossitocina come inducente il parto provoca un’alterazione della naturale temporizzazione infantile con possibili reazioni aggressive nel bambino, se sottoposto a stress. Allo stesso modo abbiamo notato reazioni intestinali nel neonato, quanto la madre ha assunto farmaci che bloccano le contrazioni uterine precoci.

I bambini nati da parti cesarei possono sviluppare problematiche legate al bisogno di contatto, mentre la reazione dei bambini nati con il cordone ombelicale attorcigliato al collo è quella di sentirsi, più frequentemente rispetto ad altri bambini, dominati dalla paura di soffocare con una maggiore incidenza di malattie di origine psico-somatica.

Il fatto che molti dei sintomi o delle manifestazioni che il neonato presenta, non siano giudicati patologici o vengano considerati pressoché normali, tende a portare ad una sottovalutazione dell’influenza che la gestazione ed il processo del parto hanno nello sviluppo psico-fisico del bambino.

Un possibile aiuto

Quali strumenti offre la Kinesiopatia alla madre ed al bambino?

Ovviamente il primo obiettivo che occorre porsi è ridurre lo stress materno durante la gravidanza per minimizzare gli effetti che potrebbe creare nel feto.

Le possibilità offerte dal test muscolare, possono aiutare il professionista ad identificare i possibili elementi stressogeni: la parte educativa svolta da un operatore può essere importante nel permettere alla futura madre di comprendere quali siano le situazioni che generano uno stato di tensione e come minimizzarne gli effetti.

Per quanto oggi l’attenzione all’alimentazione sia divenuta molto più marcata, la valutazione di un corretto profilo nutrizionale o l’identificazione di eventuali intolleranze alimentari possono contribuire a ridurre lo stress sull’organismo.

La consapevolezza che non sempre alcune situazioni di tensione possono essere rimosse, permette all’operatore kinesipatico di lavorare su quegli aspetti secondari della vita di una persona, riducendo gli “sprechi” energetici che possono indebolire la donna incinta.

L’utilizzo di tecniche di allentamento dello stress emotivo permette di ridurre l’impatto che ansie, tendenze depressive, tensioni quotidiane o gravidanze indesiderate, dissapori familiari e relazionali creano nella donna, rendendo disponibili risorse per ritrovare un maggiore equilibrio.

Le tensioni muscolari dipendenti dai fenomeni adattativi della gravidanza possono innescare dolori o squilibri nel corpo o riacutizzare problematiche presenti prima del parto.

La modifica dell’atteggiamento posturale conseguente all’aumento di volume dell’addome, con l’interessamento della muscolatura lombare e degli psoas, possono causare dolori alla schiena ed alle gambe: tecniche di rilasciamento della tensione fasciale hanno dimostrato di migliorare notevolmente il benessere della madre, riducendo lo stress generale.

L’utilizzo di tecniche di cranio-scrale si possono rivelare fondamentali per la gentilezza e la non invasività: mentre molte tecniche non possono essere utilizzate in stato avanzato di gravidanza, questa tecnica può essere utilizzata, da un operatore specializzato, senza nessun rischio per la madre e per il feto.

Alcune esperienze condotte con donne con gravidanza a rischio o che sono ricorse all’inseminazione artificiale ci hanno permesso di verificare che il trattamento della madre spesso ha notevoli ripercussioni positive sul feto o sull’impianto. Il fatto che queste donne siano continuamente monitorate ci ha permesso di avere un riscontro obiettivo degli interventi effettuati. Gli esami emato-chimici effettuati, prima e dopo il trattamento, hanno inequivocabilmente mostrato miglioramenti di tutti i segni vitali del feto.

Effettuando il monitoraggio del battito fetale durante il trattamento di cranio-sacral repatterning, la frequenza tende a stabilizzarsi e a mostrare segni evidenti di miglior risposta allo stress. Se la madre, durante una sessione, pensa ad alcune situazioni particolarmente stressanti della propria vita, generalmente, nell’arco di pochi minuti, il battito fetale subisce delle variazioni: tale situazione non si verifica durante e dopo il trattamento in cranio-sacral repatterning.

Attraverso la metodica kinesiopatica è possibile prendersi cura sia della madre, in forma diretta, sia del nascituro, attraverso una forma invasiva di “terapia prenatale”.

Dal concepimento… ed addirittura prima

Il momento del concepimento è un momento molto importante per il futuro essere umano che si svilupperà nel ventre materno: pochi sono consapevoli che la probabilità che si crei una nuova vita è un’evenienza difficile e rara.

Dall’attimo in cui l’ovulo viene fecondato, per le prime 24/30 ore, la scintilla della vita rimane sospesa nell’immobilità, mentre l’energia del futuro embrione si riorganizza per giungere a duplicare la cellula madre in due cellule , da cui, attraverso un processo di divisione, si giungerà, nel giro di una settimana, all’impianto nella parete uterina.

Affinchè avvenga questo “miracolo” che permette la sopravvivenza della specie, l’ambiente in cui si concretizza il concepimento e l’impianto, deve garantire delle condizioni ottimali. Pochi forse si rendono conto che lo stress della futura madre può rivelarsi uno degli elementi limitanti per permettere il concepimento stesso.

In una donna sana, senza alterazioni che compromettano la fertilità, il cui partner produca spermatozoi mobili e vitali, le situazioni di tensione, generando una sindrome di adattamento generalizzato allo stress, provocano, per l’azione degli ormoni prodotti dall’organismo un’alterazione dell’ambiente vaginale che si rivela uno spermicida molto più efficace di tanti metodi anticoncezionali.

La nostra esperienza ci insegna che coppie con problemi di fertilità hanno ottenuto di concepire un figlio grazie al lavoro svolto da operatori delle discipline bio-naturali. Anche coppie che avevano dovuto ricorrere all’inseminazione artificiale pur essendo sane, hanno avuto la gioia di concepire un secondo figlio senza supporti medici, semplicemente avendo raggiunto una maggiore serenità e vivendo con minor “pressione” quest’evento.

L’intervento kinesiopatico, oltre a verificare eventuali carenze nutrizionali che possono condizionare la mobilità spermatica o l’equilibrio dell’ambiente vaginale, sono in grado di aiutare la donna (e l’uomo) a ritrovare una maggiore serenità ed equilibrio, favorendo la riduzione degli elementi stressogeni che condizionano il concepimento.

La possibilità di affrontare una gravidanza con un maggior equilibrio e benessere diventa uno dei fattori che può trasformare l’esperienza della maternità in un’esperienza non condizionata da fattori stressanti e migliorare il benessere della madre e del neonato.

Il trauma del parto

Molto spesso viene posta una grande attenzione al trauma che il feto può subire, dimenticando che l’organismo della madre è sottoposto a grandi tensioni, durante il periodo finale della gravidanza, del parto e del puerperio.

Il supporto offerto da un Kinesiopata competente e preparato si rivela di grande importanza per la neo-mamma: per mezzo di tecniche specifiche è possibile favorire il processo di allentamento delle tensioni pelviche o perineali, rendendo meno traumatico il processo di dilatazione della cervice ed il momento finale del parto.

In soggetti particolarmente ansiosi o tesi, la tendenza ad avere contrazioni uterine anticipate può subire una normalizzazione, grazie all’utilizzo di tecniche di rilasciamento lombo-sacrali e spinali, garantendo alla partoriente un senso di benessere e rilassamento che favorisce l’avvicinamento al parto.

Attraverso il rilasciamento somato-emotivo, è possibile aiutare la madre a elaborare le paure legate all’atto di dare alla luce il proprio figlio: la minor tensione emotiva riduce drammaticamente l’ipersensitività del sistema reticolare, rendendo il parto meno doloroso e meno traumatico per il bambino.

Grazie a tecniche di cranio-sacral repatterning, il terapista specializzato ha la possibilità di controllare la temporizzazione del parto o favorire la giusta rotazione del feto, in modo che la presentazione sia corretta da un punto di vista ostetrico. La dolcezza della metodica ed il rilasciamento delle tensioni fasciali, favorisce uno stato di tranquillità che riduce significativamente l’iperstimolazione del feto.

Le tensioni derivanti dal parto possono lasciare piccoli traumi silenti che talvolta condizionano (anche a distanza di anni) la madre. Le spinte pelviche o la pressione esercitata sul sacro ed il coccige durante il travaglio in certe circostanze creano uno squilibrio dell’intera colonna vertebrale con manifestazioni di malessere. L’innervazione dell’area subisce una iperstimolazione che può influenzare sia lo stimolo della defecazione sia della minzione.

La presenza di cicatrici o cheloidi conseguenti all’episiotomia od ad un parto cesareo si rivelano fonte di problematiche per la donna, potendo influire sulla vita sessuale della stessa o creare aderenze dei tessuti dell’addome.

Attraverso tecniche fasciali o di integrazione delle cicatrici il kinesiopata può favorire il rilascio delle tensioni associate a queste alterazioni dei tessuti: il ricorso a manualità di manipolazione viscerale permette una liberazione dei piani muscolari e fasciali coinvolti nel processo di cicatrizzazione, la liberazione da eventuali aderenze fra gli intestini risolvendo problematiche locali (stipsi, colon irritabile, tenesmo, dolori viscerali o sacrali…) o generalizzate.

Casi di cefalea muscolo-tensiva o lombo-sciatalgie recidivanti si sono risolti grazie a mobilizzazioni dei tessuti viscerali che creavano catene tensive all’interno del corpo.

Come ben sa chi ha avuto figli, i ritmi dell’alimentazione dei bambini non sono propriamente riposanti per la madre, soprattutto se l’allattamento avviene al seno: aver la possibilità di ridurre lo stress associato ai cambiamenti che la donna subisce nella propria vita, grazie a questo evento diviene un mezzo per migliorare la qualità della vita e garantire un rapporto materno-infantile armonico ed equilibrato.

Il concepimento, la gestazione, il travaglio, la nascita sono processi naturali che caratterizzano da sempre la vita dell’uomo. I ritmi di vita a cui siamo quotidianamente sottoposti, lo stress del vivere può trasformare questo evento e condizionare il nostro benessere.

A volte un piccolo aiuto può rivelarsi risolutore: può permetterci di ritrovare quegli equilibri indispensabili per un sano sviluppo del bambino ed una gravidanza serena. La kinesiopatia può offrire uno strumento efficace e non invasivo per facilitare una maternità tranquilla ed un sano sviluppo del neonato.