ultimo aggiornamento: 18 Aprile 2017 alle 16:13
esistono soluzioni di successo,
per poter migliorare
l’equilibrio ed il benessere
di chi ha subito un colpo di frusta
Quante volte, dopo un piccolo incidente stradale, una volta verificati i danni materiali alla vettura, ci ritroviamo a cominciare a sentire che nel nostro corpo qualcosa è cambiato? Quante volte, anche a settimane o mesi dopo l’evento, quando addirittura non pensiamo più all’accaduto, abbiamo cominciato a sentire rigidità o dolori alla colonna cervicale, mal di testa, cefalee, emicranie o giramenti di testa, annebbiamento della vista, nausee… O, magari, dolori che si irradiano dal collo al braccio, mancanza di forza nelle dita delle mani o nelle braccia, formicolii o insensibilità… Quante volte, anche molto tempo dopo l’incidente, a distanza di anni, una sofferenza che era scomparsa si è riacutizzato o sono comparsi sintomi di dolore o tensione al collo o alla colonna vertebrale, indebolimento delle gambe, problemi alle ginocchia …
che cosa accade nel colpo di frusta?
Qual è il meccanismo che sta alla base del danno potenziale? Spesso assistiamo, in televisione, ad immagini che mostrano prove per dimostrare l’efficacia degli “air bag” o delle cinture di sicurezza delle autovetture. A causa dell’impatto frontale, il passeggero viene catapultato in avanti, verso il parabrezza, per poi rimbalzare indietro.
L’energia di movimento del veicolo, nell’impatto con un ostacolo, viene assorbita dall’ostacolo stesso o dal veicolo, ma il passeggero mantiene parte dell’energia cinetica, essendo solidale con il veicolo in movimento: la cintura di sicurezza, se da un lato ci impedisce di sbattere contro il volante o il parabrezza con potenziali gravissimi danni, dall’altro comporta un arresto rapido del nostro corpo, ma non della testa che continua nella sua corsa. La muscolatura del collo subisce uno stiramento e, come reazione di difesa, si innesca una contrazione difensiva con un conseguente contro-stiramento che causa l’iperestensione della testa e lo spasmo dell’area nucale.
Se invece l’impatto che subiamo deriva da un tamponamento, cioè il colpo viene da dietro, il meccanismo si rovescia: prima si verifica l’iperestensione del collo, poi il movimento riflesso in direzione anteriore. Per effetto dell’energia cinetica che spinge il veicolo in avanti, il contatto del tronco col sedile rende il nostro corpo parte integrante del veicolo in movimento, mentre il capo diviene un “oggetto” mobile e tende ad essere proiettato all’indietro. Infatti, terminato il movimento iniziale, il nostro corpo mantiene parte di questo moto e la testa compie un movimento passivo opposto: la muscolatura anteriore del collo reagisce opponendosi, con uno spasmo con conseguente iperflessione del capo.
Il movimento in avanti e indietro è analogo a quello della coda di una frusta, da cui deriva il nome del meccanismo infortunistico al collo, il “colpo di frusta”: questo termine, in realtà, non indica una diagnosi clinica, ma solo la descrizione di un movimento potenzialmente lesivo. I vettori di movimento non sono lineari e possono crearsi flessioni o estensioni laterali che complicano il quadro dell’azione della muscolatura del collo o della base del cranio. A seconda della posizione della testa e della direzione dello scontro, l’impatto avviene in direzione obliqua o laterale, provocando movimenti complessi del collo ed attivando differenti muscoli. Quando avvengono tali movimenti laterali, il rachide è particolarmente vulnerabile a causa della specifica goniometria delle articolazioni ipofisarie, vale a dire della forma delle vertebre e delle relazioni reciproche.
continua → colpo di frusta: solo in caso d’incidente stradale? (pagina 2)
la componente muscolo-tensiva: quali conseguenze? (pagina 3)
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