ultimo aggiornamento: 23 Aprile 2023 alle 17:21
definizione
Con la locuzione dolore acuto si suole indicare un dolore improvviso e di breve durata, lieve o intenso, normalmente localizzato e ben delimitabile: solitamente viene descritto come trafittivo, pungente, lancinante o martellante. In genere tende a risolversi con la risoluzione o la guarigione della causa scatenante, in un tempo che può variare da poche ore ad alcune alcune settimane; l’intensità del dolore non è un elemento discriminante per distinguerlo da un dolore cronico.
Il dolore nocicettivo (dolore causato da lesioni tissutali) può essere somatico o viscerale: la sua insorgenza è repentina, generalmente causata da contusioni o lesioni provocate da traumi, ferite o fratture, interventi chirurgici o può associato al parto (dolori del parto), ma può manifestarsi anche come conseguenza di patologie acute o del rapido aumento di pressione all’interno di un tessuto corporeo (ascesso, flemmone .. ) oppure come conseguenza della reazione della muscolatura liscia che circonda un viscere dilatato (colica ..); anche la muscolatura striata può essere causa di dolore acuto, come nel caso del crampo muscolare, anche se il fenomeno può essere ricorrente. Il dolore viscerale, talvolta, è scarsamente localizzato, può manifestarsi come crampiforme ed essere essere riferito a sedi cutanee anche distanti.
I nocicettori che determinano la percezione del dolore somatico sono localizzati nella pelle, nei tessuti sottocutanei, nelle fasce, o in altri tessuti connettivi, nel periostio, nell’endostio, e nelle capsule articolari: la stimolazione di questi recettori produce solitamente un dolore localizzato, anche se sono possibili sensazioni di bruciore; i recettori del dolore viscerale si trovano nella maggior parte delle viscere e del tessuto connettivo circostante.
Indipendentemente dalla sua eziopatogenesi, il dolore acuto, proprio per la sua caratteristica di essere improvviso, inaspettato e repentino, è un potentissimo stimolo in grado di indurre una risposta di risposta generalizzata di adattamento per rispondere allo stress cui è sottoposto l’organismo, attivando l’asse H.P.A. e la risposta del sistema nervoso ortosimpatico: oltre ai tipici sintomi legati all’attivazione delle catecolamine come tachicardia, tachipnea, modifiche della pressione ematica (ipertensione, anche se talvolta si osserva ipotensione), associati o meno a diaforesi o iperidrosi, midriasi, solitamente si manifestano alterazioni dell’umore accompagnati da ansia e paura (che può esitare in veri e propri attacchi di panico); tipicamente, vista l’incidenza che il dolore può avere sulla somatoemotività, chi è colpito da un dolore acuto tende ad assumere particolari atteggiamenti mimici e posturali (come la classica posizione fetale), che in alcuni casi possono perdurare anche una volta cessato il quadro algico acuto.
la gestione del dolore acuto
Il dolore acuto è il tipo di dolore più diffuso: la sua gestione è un problema di primaria importanza in quanto è una fra le cause più frequenti di accesso al pronto soccorso (circa due terzi di tutti gli accessi) e tutt’oggi è causa di sofferenza per la difficoltà di esercita un controllo del dolore adeguato.
Il dolore, qualora non venga ridotto o tenuto sotto controllo, può avere conseguenze importanti, in quanto non solo determina una situazione di disagio e sofferenza nella persona che ne soffre, agendo da potente stressor, ma può essere causa di ritardi nei processi di guarigione, aumentare il rischio di favorire la comparsa di altri disturbi di accompagnamento, con possibili gravi ripercussioni sullo stato somatoemotivo, potendo evolvere verso forme di dolore cronico persistente, qualora la causa non venga identificata o rimossa.
Il dolore acuto ha un significato fisiologico adattativo in quanto deve essere ritenuto un sintomo che, fungendo da “allarme”, ha la funzione di avvisare l’individuo di una lesione tissutale in corso o di un danno da cui il nostro corpo deve difendersi; ci segnala la presenza di un pericolo, di una alterazione della nostra omeostasi: il dolore acuto è una sentinella che avverte che “qualcosa che non va” e permette al sistema nervoso (quando possibile) di rimuovere o allontanarsi dalla potenziale noxa, dallo stimolo (stressor) valutato come pericoloso, di prendersi cura del danno tessutale.
Allo stesso tempo, è un “campanello d’allarme” che rappresenta una richiesta di attenzione, di assistenza, di comprensione: lo stimolo doloroso, venendo percepito in base ai vissuti personali ed allo stato somatoemotivo, talvolta si trasforma in una sensazione dolorosa, financo in sofferenza: da stimolo algogeno in risposta ad una noxa, che attraverso le vie nocicettive porta una informazione di pericolo al sistema nervoso, ad uno stressor generatore di dis-confort, in grado di condizionare (ed esserne condizionato) le nostre percezioni, sensazioni ed emozioni.
Il dolore acuto è, per definizione, un dolore inaspettato, la cui durata è direttamente connessa e dipendente dalla presenza del danno o del distress che lo ha determinato; dovrebbe è limitato nel tempo, per quanto sufficientemente presente per inferire sui nostri modi interagire con il nostro ecosistema, per modificare i nostri comportamenti, per creare un ricordo di ciò abbiamo provato divenendo sorgente di ansia e paura, di angosce o di aspettative negative; quando non viene affrontato e ridotto o risolto, può cronicizzarsi portando a sviluppare comportamenti conservativi: il dolore acuto si trasforma in un dolore persistente e gravativo, in un dolore sordo, talvolta accompagnato da un’aumentata risposta allo stimolo doloroso, da una riduzione della soglia del dolore, dalla diffusione del dolore in aree non coinvolte dal danno o di fenomeni di algodistrofia, fino allo sviluppo di iperalgesia o allodinia, senza dimenticare il fatto che il distress associato al dolore compromette più domini cognitivi, tra cui attenzione, memoria, concentrazione e contenuto del pensiero, deviando parte delle risorse cognitive a disposizione verso l’elaborazione di strategie di elusione ed evitamento del dolore stesso o favorendo comportamenti stoici di negazione.