ultimo aggiornamento: 13 Aprile 2017 alle 14:51
l’articolo del 2002 è stato rivisto e approfondito nella pagina:
Allergie o Intolleranze? Siamo tolleranti come pensiamo?
tratto da:
L’assenza della natura
è un fattore di rischio?
Sempre più spesso si sente parlare di allergie, anche se talvolta in modo inadeguato: sembra che tali manifestazioni di intolleranza stiano diventando una delle principali cause dei disturbi che ci affliggono, senza considerare il fatto che la moderna medicina clinica indica le alterazioni del sistema immunitario come cofattori di un sempre maggior numero di patologie, dalla sclerosi multipla alle malattie cardiache, dai problemi respiratori alle alterazioni del sistema nervoso.
Sembra che le allergie siano molto più diffuse di un tempo, quasi a indicare una nuova frontiera dove la “nostra capacità di tollerare” il mondo al di fuori di noi o, addirittura, parti di noi stessi si sia ridotta drasticamente.
L’allergia è una reazione del sistema immunitario, quel sistema corporeo, cioè, che ha il compito di difenderci dalle aggressioni da parte di sostanze potenzialmente dannose per il nostro organismo, ad una sostanza ritenuta normalmente inoffensiva. I sintomi allergici possono essere mutevoli e difformi, presentando sintomi aspecifici e non sempre preoccupanti come un generico senso di malessere, stanchezza, irritabilità, mal di testa, gonfiore e sonnolenza dopo mangiato, fino a manifestare gravi reazioni sistemiche, come nello shock anafilattico, dove la vita del soggetto è pesantemente messa a rischio.
Le manifestazioni allergiche più frequentemente conosciute sono sicuramente quelle cutanee, respiratorie e quelli alimentari: le prime spesso sono fastidiose per le reazioni di desquamazione, rossore e prurito; le ultime sono spesso misconosciute, mentre quelle respiratorie, note frequentemente come febbre da fieno, allergie ai pollini o alla polvere, sono estremamente variabili e più frequenti di quello che comunemente si pensa.
Fino a circa 200 anni fa la definizione “febbre da fieno” era una parola sconosciuta; quando il dottor John Bostock descrisse a Londra il primo caso, nel 1828, fece una curiosa osservazione: “non ho mai verificato la presenza di un singolo caso simile a questo fra i poveri”. Nel 1871 venne riconosciuta da parte del dottor Charles Blacklay, la chiara correlazione fra questa manifestazione e la presenza di pollini, ponendosi una domanda interessante: “perché, se la causa di questa allergia respiratoria sono i pollini, si riscontra fra i contadini ed i loro figli, il minor numero di casi?”
Le due domande che si sono posti questi ricercatori, all’alba della moderna immunologia, sono quelli che oggi alcuni ricercatori cominciano a porsi: esiste una relazione fra “l’eccesso di igiene” e le allergie? Sembra che il crescere all’interno di città, in isolamento dalla natura, renda le persone maggiormente soggette a patologia quali le allergie, l’asma ed alcune malattie autoimmuni.
Di sicuro interesse è l’affermazione di Irun Cohen, immunologo del Weitzman Institute of Science, Israele, che sostiene che “il sistema immunitario impara dall’esperienza, se non impara in modo corretto, si sviluppa in modo squilibrato”.
In un certo senso possiamo affermare che le allergie, per l’uomo, non sono iniziate quando siamo entrati nel paradiso terrestre, ma quando ne siamo usciti: da quando il miglioramento delle condizioni igieniche e sociali, cioè, ha ridotto il contatto fin dalla primissima infanzia, con la natura. L’aumento delle manifestazioni asmatiche e le allergie respiratorie aumenta a ritmi notevolissimi, soprattutto nei paesi cosiddetti sviluppati e fortemente industrializzati.
Questa relazione fra una “eccessiva pulizia” e le malattie allergiche non vuole invitare le persone a gettare il sapone, ma semplicemente a considerare che il contatto con la natura svolge un’importante azione educativa per il nostro sistema immunitario.
Infatti, come può distinguere il corpo fra ciò che gli è proprio, le proteine da cui è costituito, e ciò che è esterno al corpo? Come impara a distinguere ciò che si può rivelare una minaccia per l’organismo e ciò che invece è innocuo?
Sicuramente interessanti sono gli studi di un gruppo di ricercatori americani del Jewish Medical and Research Center di Denver, che affermano che l’esposizione in età precoce alle endotossine batteriche, le proteine di rivestimento dei batteri, presenti nella polvere di casa, svolge un’azione “educativa” sul sistema immunitario prevenendo la formazione di allergie ed asma durante la crescita.
Il sistema immunitario è l’espressione della attività di milioni di globuli bianchi che attaccano ed uccidono o distruggono le sostanze estranee potenzialmente dannose per il nostro organismo: questa attività viene fortemente coordinata ed integrata. I linfociti T, coordina questa azione, essendo in grado di discriminare ciò che è “self” da ciò che è estraneo; esistono differenti famiglie di linfociti T: alcuni agiscono come trasmettitori in grado di inviare segnali in grado di attivare o disattivare l’azione di altri cellule del sistema immunitario. Altri linfociti T sono in grado di uccidere cellule infettate da virus; anche l’allergia è una malattia, come l’AIDS, dei linfociti T, anche se totalmente differente: nell’AIDS un virus uccide i linfociti T, mentre possiamo immaginare l’allergia ad un incompleto sviluppo dei linfociti T.
Alla nascita il sistema immunitario fa affidamento sui linfociti T per bloccare l’azione patogena di germi potenzialmente dannosi, prevenendo soprattutto la possibilità che tali germi penetrino nelle nostre cellule, generando una serie di risposte immunitarie che possono portare anche ad una risposta allergica nei confronti di proteine estranee al nostro corpo.
Più tardi, nel corso della nostra vita, la risposta immunitaria si modifica, sviluppando la capacità di attaccare le cellule anche dopo la loro eventuale infezione: la tipologia di risposta dipende dall’esperienza del sistema immunitario, che deriva da un’esposizione alle sostanze estranee all’organismo in momenti appropriati dello sviluppo del sistema immunitario stesso. Se non ha ricevuto gli stimoli appropriati, potrebbe non essere in grado di dare le risposte giuste. Il dottor Irun Cohen sostiene che la privazione del sistema immunitario può essere una delle cause che possono portare allo sviluppo delle malattie autoimmuni, anche se è indubbio che certe infezioni possono a loro volta indurre risposte autodistruttive da parte del sistema immunitario. Indubbiamente il ricorso ad una maggiore igiene ed a corrette terapie ha ridotto notevolmente la frequenza di malattie mortali, ma l’abuso di tali sistemi senza dubbio sta provocando fenomeni ugualmente dannosi al nostro organismo.
In questi anni di attività come terapista non convenzionale, mi sono spesso trovato a relazionarmi con le allergie, siano esse cutanee respiratorie o alimentari. Che difficilmente si sono rivelate vere e proprie allergie! Molto più spesso, a mano a mano che la nostra equipe aiutava le persone affette da questi disturbi, scaturiva un’interessante correlazione fra la difficoltà a tollerare situazioni emotivamente squilibrate e le manifestazioni cosiddette allergiche.
Come può una persona clinicamente definita come allergica al cromo ed al nichel, al punto di dover essere trattata con cortisone, dopo aver trovato un maggior equilibrio nella propria vita affettiva, non avere più manifestazioni così eclatanti? O come è possibile che bambini affetti da forme asmatiche possano vedere ridursi notevolmente i propri problemi respiratori, cambiando non solo alimentazione, ma anche beneficiando di un cambiamento del contesto in cui vivono?
Personalmente non ho una risposta sicura e non intendo assolutamente affermare che sia sufficiente cambiare vita per non soffrire più di “allergie”, ma…
Molte ricerche nel campo medico e psico-comportamentale hanno dimostrato una certa relazione fra funzionalità immunitaria e stress. Fin dai lavori di Holmes e Rahe, negli anni ’70, è stato possibile dimostrare l’incidenza di malattie ed incidenti in soggetti maggiormente allo stress: la moderna psico-neuro-immunologia è in grado di spiegare questa relazione.
Nell’ambito della nostra attività come kinesiopati, abbiamo spesso rilevato che situazioni di stress cronico od acuto riducono fortemente la capacità ”energetica” del timo a fronteggiare gli squilibri derivanti dal logorio continuo della vita.
Ovviamente non è la ghiandola timica ad avere alterazioni, in quanto negli adulti essa è atrofica, ma la capacità del sistema linfatico basato sui linfociti T ad avere una minore capacità di autoregolazione. La perdita di speranza e fede nelle possibilità di mutamento di fronte al perdurare di situazioni di malessere, la difficoltà a trovare il coraggio di affrontare cambiamenti nel proprio stile di vita o nelle proprie situazioni emotive, spesso induce un logoramento della nostra capacità vitale, favorendo l’insorgere di manifestazioni di tipo allergiforme. Come se il nostro corpo non fosse più in grado di tollerare ogni ulteriore stress…
Infatti, la presenza di manifestazioni respiratorie, spesso è accompagnata da intolleranze alimentari o cutanei che rafforzano sinergicamente gli altri stati di squilibrio, innescando circoli viziosi. Il corpo sembra perdere la capacità di disinnescare questo circolo perverso, utilizzando la riposta reattiva di intolleranza come schema abituale di difesa. Anche forme apparentemente non allergiche, come frequenti raffreddori, tendenza ad ingrassare, disturbi gastro-intestinali, modici squilibri dell’umore, spesso manifestano una “sindrome allergica” di fondo in cui intolleranze alimentari misconosciute si sommano a tensioni emotive.