riflessi neurolinfatici

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ultimo aggiornamento: 10 Aprile 2022 alle 22:52

definizione

Zone riflesse del corpo scoperte intorno agli anni ’30 dall’osteopata americano Frank Chapman, che possono essere considerate proiezioni dermalgiche o metameriche, espressioni delle disfunzioni viscero-somatiche: la relativa costanza della topografia anatomica dei riflessi di Chapman consente di stabilire l’area coinvolta dallo squilibrio funzionale, ma non la natura; Frank Chapman ipotizzò l’esistenza di un riflesso neuro-linfatico, che, attraverso la stimolazione dell’area di somatizzazione, fosse in grado di indurre un effetto riflesso sui vasi linfatici degli organi o dei visceri associati.

Il trattamento manipolativo dei riflessi neuro-linfatici, influenza gli la funzionalità organica grazie ad un effetto somato-neuro-linfatico-viscerale ricondizionante.

Il dottor Frank Chapman non lasciò alcuna eredità scritta relativamente al sistema di interpretazione dei punti riflessi, ma suo cognato, l’osteopata Charles Owens, e sua moglie, l’osteopata Ada Hinchley Chapman, pubblicarono l’unico testo esistente su questo argomento: Frank Chapman, Ada Hinchley Chapman e Charles Owens«An Endocrine Interpretation of Chapman’s Reflexes» (1963); in questo libro il riflesso neurolinfatico viene descritto come una “contrazione gangliforme” che ostruisce il drenaggio linfatico, causando infiammazione dei tessuti distali all’ostruzione stessa: piccole zone di tessuto fibroso in cui si potevano rilevare dei cambiamenti ed erano solitamente collocati nella parte anteriore o posteriore del torso.

Riprendendo gli studi di Frank Chapman, Charles Owens sosteneva che la presenza di questi riflessi indicasse una sofferenza nei tessuti, sia somatici che viscerali, trattabile attraverso l’uso dei punti posti sulla parte anteriore del corpo, utilizzabili soprattutto per una valutazione ed una diagnosi differenziale, o su quella posteriore, utilizzabili per agire sui tessuti molli che influenzano la funzionalità degli organi associati; Frank Chapman tracciò una mappa dettagliata annoverando 125 tipi di riflessi, ognuno dei quali poteva essere associato ad una specifica ghiandola endocrina o ad una zona viscerale: la rilevazione dei riflessi, era molto utile per avere una diagnosi più dettagliata di particolari problemi interni, essendo possibile identificare queste aree con relativa facilità.

Frank Chapman si basava sulla stretta connessione che esiste tra il sistema linfatico, il sistema endocrino e quello nervoso: i riflessi, essendo situati alle estremità distali dei nervi spinali, fungono da veri e propri ricettori, portando con sé il messaggio di una particolare disfunzione interna; intuì che, attraverso una corretta stimolazione di queste zone, era possibile attivare il drenaggio linfatico nell’area corrispondente e migliorare la circolazione sia nei vasi afferenti che in quelli efferenti dell’organo interessato, con un effetto benefico sull’alterazione funzionale.

I neurolinfatici, originariamente, venivano considerati come organi-recettori, localizzati principalmente negli spazi intercostali: simili nella qualità palpatoria ai punti trigger, venivano rilevati come noduli irritabili in grado, una volta stimolati con un deciso massaggio rotatorio, di indurre non solo l’attivazione di un linfodrenaggio locale ma anche nel viscere correlato, attraverso le connessioni del sistema nervoso simpatico dei nervi intercostali. Un modello neurologico più avanzato, descritto da W.H. Schmitt e S.F. Yanuck (Expanding the neurological examination using functional neurologic assessment part II neurologic basis of applied kinesiology. – Int J Neurosci.1999), afferma che le risposte cliniche al trattamento dei neurolinfatici possono riflettere “un relativo aumento dell’attività parasimpatica, dovuto alla risoluzione del pattern di ischemia e dello spasmo muscolare associati all’area dove è presente il riflesso nurolinfatico in squilibrio, e una conseguente riduzione della sovrastimolazione dell’attività simpatica a livello dei nuclei intermedio-laterali del midollo spinale

descrizione

I punti riflessi di Chapman tendono a manifestarsi come piccole masse nodulari, palpabili nei tessuti molli, spesso associati ad una chiara dolorabilità quando stimolati, precisa e senza irradiazione: sono localizzati profondamente a livello sottocutaneo, a livello di tessuto areolare dermico, spesso sulla fascia profonda o sul periostio, solitamente bilaterali; in quanto riflessi viscero-somatici, si trovano tipicamente in posizioni che sono segmentariamente legate all’innervazione viscerale e si propongono di essere la manifestazione della disfunzione del sistema nervoso simpatico su vascolarizzazione linfatica legata alla segmentazione, come effetto di forme di facilitazioni segmentali.

embriogenesi dei riflessi di Chapman

Durante lo sviluppo fetale, le vie afferenti del sistema nervoso autonomo si formano all’interno della porzione ventrale della zona ventricolare, una regione anteriore del midollo spinale primordiale: le cellule primordiali migrano verso il corno ventrale e si uniscono temporaneamente con le cellule efferenti somatiche, formando un’unica colonna motoria primordiale; in seguito, durante lo sviluppo fetale, le fibre efferenti autonomiche si separeranno da quelle somatiche e migreranno dorsalmente.

Una volta nel midollo spinale intermedio, i corpi cellulari delle vie efferenti autonomiche, aumentano la loro polarità e fissano il loro orientamento all’interno della materia grigia, stabilendo così la loro collocazione permanente all’interno dei nuclei intermedio-laterali del midollo spinale: questa colonna motoria primordiale temporanea offre un’opportunità per l’intersezione fra i segnali nervosi di tipo viscerale e quelli di origine somatica, ponendo così le basi embriologiche dei futuri archi riflessi che collegano i sistemi viscerali a quelli somatici somatici.

I nuclei intermedio-laterali si trovano all’interno della materia grigia del midollo spinale, a livello dei segmenti T1 a L2 (neurotomi), proiettandosi perifericamente attraverso i nervi simpatici e centralmente, verso il sistema nervoso centrale; questa zona ospita i corpi cellulari delle vie efferenti simpatiche (neuroni pre-gangliari) ed è quindi responsabile della stimolazione simpatica ai visceri, sia per quello che riguarda la componente vascolare che per quella linfatica: poiché ogni struttura viscerale trasmette informazioni da e verso il sistema nervoso centrale, attraverso un segmento relativamente omogeneo del midollo spinale (neurotomo), dotata cioè di una innervazione relativamente distinta per ogni viscere (viscerotomo), creandosi una sovrapposizione centrale fra le informazioni viscerali e somatiche, è possibile che si creino in reperti somatici, come i noduli dei punti riflessi di Chapman, all’interno di regioni dermatomali correlate specifiche per il viscere disfunzionale sottostante.

Dopo essere usciti dai nuclei intermedio-laterali, le fibre efferenti ortosimpatiche pre-gangliari entrano nei gangli della catena simpatica che si trovano lungo la colonna vertebrale, dove fanno sinapsi: da qui, le fibre efferenti simpatici post-gangliari si ramificano e corrono lungo le costole con il fascio neurovascolare intercostale, provvedendo all’innervazione simpatica delle arterie, delle vene e del tessuto linfatico contenuti all’interno del fascio stesso, che si trova tra gli strati anteriore e posteriore della fascia intercostale.

meccanismo patogenetico

La teoria più accreditata postula che i riflessi di Chapman si sviluppino come conseguenza di una disfunzione linfatica, secondaria alla disfunzione viscerale sottostante, sostenuta processi flogistici acuti oppure, molto più spesso, da infiammazioni croniche a basso livello, spasmi o distensione dei visceri: l’esperienza clinica conferma che i neurolinfatici debbono essere considerati esempi di riflessi viscero-somatici.

Attualmente, la migliore ipotesi in grado di spiegare lo sviluppo dei punti di Chapman si basa sul concetto di sensibilizzazione centrale e facilitazione degli interneuroni all’interno della materia grigia del midollo spinale: la disfunzione viscerale (sotto forma di infezione, infiammazione, ischemia …) attiva i recettori afferenti viscerali (sensitivi), determinando la trasmissione di input anormali o eccessivi nel corno dorsale del midollo spinale; questo input anomalo sensibilizza gli interneuroni agli stimoli successivi. La facilitazione che ne consegue mantiene gli interneuroni in uno stato di pre-eccitazione, rendendoli sensibili a stimoli sub-liminali, con la conseguenza che gli input a questi interneuroni inferiori alla soglia di eccitazione, solitamente interpretati come normali (cioè non in grado di scatenare reazioni), vengono amplificati inducendo risposte efferenti eccessive.

Nel caso dei punti di Chapman, la più importante di queste risposte efferenti è un’iperstimolazione simpatica “di ritorno” all’organo disfunzionale e al tessuto linfatico circostante: il tono simpatico alterato provochi disfunzioni dei tessuti linfatici e crei contrazioni gangliformi che impediscono il flusso linfatico, potendo, di conseguenza, esacerbare la disfunzione viscerale preesistente e creare infiammazione distale alla contrazione.

Sebbene le disfunzioni viscerali sembrino essere la causa primaria della formazione dei punti riflessi di Chapman, in realtà devono essere considerate, più specificamente responsabili dei riflessi neurolinfatici: i capillari linfatici ricevono input dal sistema nervoso simpatico, in quanto l’attivazione dei recettori alfa-adrenergici da parte dell’adrenalina induce inizialmente costrizione e peristalsi dei canali linfatici; qualora si verifichi una stimolazione iper-simpatica sostenuta, come accade con la disfunzione viscerale, la peristalsi diminuisce e provoca la stasi della linfa che, a sua volta, esacerba la disfunzione viscerale sottostante e induce un feedback positivo sull’arco riflesso viscero-somatico.

La relazione fra i riflessi neurolinfatici e l’insorgenza dei punti di Chapman, che conferma l’eziologia neuro-linfatica per la genesi di questi riflessi, risiede nel fatto che i punti di Chapman sono comunemente presenti all’interfaccia vascolare-linfatica cutanea con il nervo cutaneo.

Un altro possibile meccanismo fisiologico alla base della genesi dei punti di Chapman risiede nel riflesso assonale: la disfunzione viscerale sostenuta depolarizza ripetutamente i recettori afferenti viscerali, innescando il rilascio di neuropeptidi: questi stimolano le fibre C, con conseguente depolarizzazione e potenziale d’azione lungo le afferenze simpatiche; l’input sensoriale che ne consegue, a livello del sistema nervoso centrale, può stabilire una sensibilizzazione centrale e/o mantenere la facilitazione risultante per mezzo dei meccanismi sopra illustrati. Inoltre, i neuropeptidi stimolano l’attività antidromica all’interno dei rami nervosi in siti non correlati alla disfunzione viscerale sottostante, potendo spiegare i punti di Chapman in aree apparentemente non correlate.

È importante notare che i punti di Chapman sono localizzati sia anteriormente, sia posteriormente: quelli anteriori si trovano nello spazio intercostale tra le costole segmentalmente correlate, vicino alle giunzioni sternocostali o costocondrali; quelli posteriori compaiono tipicamente tra i processi spinosi e trasversali delle vertebre delle stesse costole numerate dei punti anteriori. Ad esempio, l’innervazione da e verso il cuore viene instradata attraverso la materia grigia dei livelli del midollo spinale T1÷T5: il riflesso neurolinfatico anteriore si trova nello spazio intercostale tra la II e la III costola, alla giunzione sterno-costale, mentre il punto posteriore è presente a metà strada tra i processi trasverso e spinoso di T2 e T3.

differenziazione clinica dei punti riflessi

È necessario clinicamente differenziare i punti di Chapman dai punti trigger miofasciali, dai tender point associati alla fibromialgia o dai punti dolenti di Jones, che possono presentarsi tutti in modo simile: i punti trigger miofasciali sono presenti all’interno di bande tese del muscolo scheletrico o della fascia muscolare e, una volta stimolati, provocano un dolore che si irradia in schemi specifici e riproducibili; i tender point della fibromialgia sono anche punti di dolorabilità utilizzati per la diagnosi di fibromialgia. Uno dei criteri diagnostici per la fibromialgia richiede la presenza di dolore cronico diffuso e la presenza di 11 su 18 di questi punti dolenti.

I punti dolenti di Jones, detti anche tender points di Jones (Jones’ strain-counterstrain tender points), sono punti di dolenzia, indolenzimento o dolorabilità, non accompagnati da reperti somatici come la nodularità dei punti di Chapman, ma espressione di un riflesso nocicettivo; identificati da Lawrence Jones, queste zone dolenti, localizzate nei muscoli, nei tendini, nei legamenti o a livello delle articolazioni (in genere nelle vicinanze delle entesi) evidenziano una discrasia neurologica percettiva, ovvero una erronea interpretazione da parte del sistema nervoso centrale dei segnali provenienti dai muscoli: quando un muscolo in ipertono viene sollecitato da un repentino allungamento, i recettori presenti a livello dei fusi neuro-muscolari inviano una “scarica” di segnali afferenti a livello centrale per indurre i motoneuroni ad attivare il riflesso da stiramento, con lo scopo di proteggere le fibre e le entesi muscolari dalla sovradistensione. Essendo già presente l’ipertono, generato dall’iperattività dei motoneuroni, il muscolo non può ulteriormente accorciarsi e si crea uno stato di “confusione neurologica” che coinvolge sia il primo motore sottoposto a stiramento, sia i muscoli agonisti ed i muscoli antagonisti, le terminazioni nervose presenti nelle fasce di rivestimento, oltre ad i recettori presenti a livello dei tendini, nelle inserzioni oste-tendinee, nelle entesi, oppure quelli articolari, scatenando un’inappropriata attività propriocettiva che mantiene la disfunzione somatica: pertanto i tender points di Jones devono essere considerati l’espressione di un aberrante riflesso neuromuscolare causato dall’anomala attività propriocettiva, cioè dell’alterata funzione neurologica afferente ed efferente del circuito alfa-gamma del segmento in esame.

utilizzo dei riflessi neurolinfatici

I riflessi viscero-somatici sono utilizzati da sempre come strumenti di riequilibrio delle disfunzioni corporee: indipendentemente dal fatto che tali zone riflesse derivino da antiche discipline o siano il frutto del lavoro di moderni ricercatori, la loro efficacia, a dispetto della mancanza di verifiche “scientifica”, è documentata dai risultati ottenuti clinicamente; il lavoro che Frank Chapman iniziò a sviluppare negli anni ’30 il sistema dei riflessi neurolinfatici, è inquadrabile nell’ambito di questi riflessi.

Grazie all’osteopata Charles Owens, i “riflessi di Chapman” sono stati classificati, meglio compresi e, di conseguenza, ampiamente utilizzati sia come strumenti diagnosti e “terapeutici”, soprattutto dalla comunità osteopatica; partendo dal lavoro di ricerca sull’uso del test muscolare in ambito neurologico intrapreso negli anni ’50 del secolo scorso da F. Kendall e E. Kendall McCreary, il chiropratico americano George Goodheart, nel 1965, decise di utilizzare, nell’ambito della Kinesiologia Applicata, i riflessi neurolinfatici di Chapman come strumento di correzione per gli squilibri identificati il test muscolare. Attraverso un processo di tentativi ed errori all’inizio degli anni ’60, iniziò a collegare una parte dei riflessi di Chapman con gli squilibri funzionali degli organi evidenziati dal test kinesiologico: in pratica, grazie all’efficacia del test muscolare manuale come parte ed estensione dell’esame neurologico funzionale, fu in grado di correlare specifici riflessi neurolinfatici con specifiche risposte muscolari creando modelli di correzione prevedibili; l’utilizzo di indicatore neurologico come strumento di identificazione dell’effetto del distress manifestato attraverso i riflessi viscero-somatici ed il conseguente riequilibrio utilizzando il riflesso di Chapman per la correzione dell’inibizione muscolare derivante da tale riflesso.

La stimolazione di alcuni riflessi neurolinfatici è in grado di facilitare alcuni muscoli inibiti con una probabilità maggiore rispetto ad altri muscoli inibiti e, allo stesso modo, la stimolazione di alcuni riflessi neurolinfatici facilita alcuni muscoli inibiti con una probabilità maggiore rispetto alla stimolazione di altri riflessi neurolinfatici o siti non correlati sul corpo: il test muscolare manuale della Kinesiologia Applicata interpreta questi risultati da una prospettiva neurologica funzionale per cui quella che sarebbe normalmente classificata come una “debolezza” muscolare è l’equivalente di un modello di “inibizione” muscolare funzionale, ovvero di un distress del sistema organo-muscolo, riflettendo lo stato integrativo delle informazioni a livello del sistema nervoso centrale (neurotomo), con la creazione di facilitazioni segmentali che coinvolgono le informazioni verso o dal viscerotomo, miotomo e gli stimoli da (o verso) le dermalgie ed i metameri: il trattamento di un riflesso neurolinfatico ha un impatto su questo stato integrativo centrale tramite meccanismi neurali centrali o periferici, producendo un cambiamento nell’entità della facilitazione o inibizione dei percorsi motori.

George Goodheart è stato in grado di utilizzare il test muscolare manuale per correlare clinicamente specifici neurolinfatici a specifici schemi di inibizione muscolare (muscolo kinesiologicamente definito OFF) estrapolando, in tal modo, una relazione muscolo-organo/ghiandola, cioè una relazione viscero-somatica tra visceri specificati e muscoli specificati, creando una ulteriore correlazione, grazie alle evidenze cliniche, con i meridiani dell’agopuntura o altre zone riflesse che condividono relazioni viscero-somatiche simili.

trattamento dei riflessi neurolinfatici

I punti di Chapman possono essere considerati contrazioni gangliformi (linfonoidi) disseminati lungo il percorso dei vasi linfatici, presenti soprattutto all’interno dei tessuti connettivali: in origine, si pensava che la stimolazione di questi centri riflessi influisse sul drenaggio linfatico, poiché la maggior parte dei neurolinfatici è localizzata negli spazi intercostali, tra gli strati superficiale e profondo della fascia intercostale ove si trova del tessuto linfoide e la loro stimolazione induce una riduzione degli edemi ; quando vengono attivati, si manifestano con dolenzia (tender point) e variano in qualche modo per carattere e dimensioni. Attualmente si ritiene che, essendo la stimolazione dei neurolinfatici in grado di indurre una riduzione dell’ipertono ortosimpatico ed un aumento della vascolarizzazione dei tessuti associati al riflesso neurolinfatico, di concerto con una diminuzione degli spasmi muscolari, gli effetti viscero-somatici non sono limitati semplicemente alla stimolazione de drenaggio linfatico.

Spesso, prima di esercitare la necessaria sollecitazione del riflesso neurolinfatico che si vuole trattare, è opportuno “liberare” la fascia e creare le condizioni perchè i tessuti connettivali siano sufficientemente mobili ed il fascio neuro-vascolare tributario di quella specifica area non venga compresso o limitato nella sua funzione di collegamento; per trattare un punto di Chapman sito posteriormente, essendo situato all’interno della muscolatura paravertebrale può richiedere l’allentamento della tensione presente nei tessuti sovrastanti per poter risultare efficace.

La semplice stimolazione digitale del punto, in genere, sortisce buoni risultati, anche se alcuni operatori ritengono che sia da preferirsi movimento rotatorio sopra il punto: indipendentemente dalla tecnica, l’attivazione del riflesso normalizza il tono autonomo dei visceri disfunzionali associati, diminuendo l’input simpatico alla struttura viscerale; si ritiene inoltre che il trattamento dei punti di Chapman migliori il ritorno linfatico e massimizzi il movimento miofasciale che circonda i visceri disfunzionali.

La Kinesiologia Transazionale®, potendo essere considerata una evoluzione ed integrazione della Kinesiologia Applicata, ha mutuato da questa l’uso dei riflessi neurolinfatici come strumento di correzione degli squilibri organo/viscere identificati per mezzo del test muscolare; ogni muscolo, utilizzato come indicatore neurologico, che al test kinesiologico risulti “debole” (OFF) esprime, secondo questo modello interpretativo, un distress del sistema corporeo localizzata in un organo/viscere (o nel meridiano di agopuntura correlato): l’identificazione, per mezzo di una “localizzazione terapeutica” è possibile verificare se il riflesso neurolinfatico associato sia in grado di riequilibrare il riflesso viscero-somatico (e/o lo squilibrio funzionale sottostante. Si può ipotizzare che la stimolazione del riflesso neurolinfatico, identificato per mezzo del test muscolare, direzioni la vis medicatrix naturæ presente in ognuno di noi, focalizzando l’energia guaritrice presente nell’organismo.

Nell’ambito della Kinesiopatia®, i riflessi neurolinfatici vengono utilizzati anche come strumento di riattivazione generale dell’organismo per mezzo di quello che viene chiamato “ciclo neurolinfatico”, cioè la stimolazione (in forma di massaggio) di una serie ben definita di punti appartenenti ai riflessi di Chapman.

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