definizione
Membrana connettivale fibro-elastica di colorito biancastro e spessore variabile, riccamente vascolarizzata, che aderisce tenacemente alla superficie esterna di tutte le ossa del corpo umano, fatta eccezione per le superfici articolari, ricoperte di cartilagine, ed i punti in cui si inseriscono tendini e legamenti muscolari; in prossimità delle articolazioni, il periostio si continua con il tessuto connettivo che circonda e stabilizza la giuntura (capsula articolare). Al contrario del tessuto osseo, il periostio ha terminazioni nervose nocicettive, che lo rendono molto sensibile alla manipolazione.
Il periostio permette l’accrescimento in larghezza delle ossa, le protegge da insulti di natura traumatica ed invia all’osso sottostante numerosi, piccoli, vasi, oltre ad essere riccamente innervato; dal greco περιόστεον, composto di περι– (peri– → intorno) e ὀστέον (ostéonos → osso).
descrizione
Dal punto di vista istologico, è costituita da due strati, uno strato esterno, fibroso e compatto, povero di cellule ma ricco di vasi, che serve per l’entesi muscolare, formato da fasci connettivi frammisti a fibre elastiche, ed uno interno, osteogenico, più lasso, più ricco di cellule e contenente un’estesa rete capillare e fibre elastiche.
stato esterno del periostio
Anche lo strato più esterno è caratterizzato da numerosi vasi: i vasi sanguigni dello strato esterno del periostio attraversano lo strato profondo, penetrano nei canali di Volkmann e quindi nei canali di Havers risolvendosi in una ricca rete capillare; grossi fasci di fibre collagene e, in piccola misura anche elastiche, denominate fibre di Sharpey o fibre perforanti, derivanti dallo strato esterno del periostio, penetrano perpendicolarmente od obliquamente nelle lamelle del sistema circonferenziale esterno e dei sistemi interstiziali più esterni, ancorando il periostio all’osso.
Sono costituite da fasci collageni o fibro-elastici con matrice non calcificata o soltanto parzialmente calcificata: rappresentano in parte un residuo dell’osso fetale a fibre collagene intrecciate; si distinguono dalle fibre collagene racchiuse nelle lamelle perché, non essendo calcificata la matrice interposta fra di esse, possono essere facilmente colorate con i comuni metodi anche nell’osso non decalcificato.
Le fibre di Sharpey contribuiscono, insieme ai vasi sanguigni perforanti, ad ancorare saldamente il periostio al sottostante osso e sono parzialmente in continuità con i tendini ed i legamenti a livello della loro inserzione sull’osso.
stato interno del periostio
Lo strato più interno del periostio, riccamente vascolarizzato, è popolato da numerose cellule osteoblastiche ed osteoprogenitrici, deputate alla produzione di tessuto osseo ed all’accrescimento dell’osso: queste cellule, lavorando a ritmi più o meno intensi nelle varie fasi della vita, partecipano alla crescita, al rimodellamento, ed alla riparazione delle fratture ossee; per questo, lo strato più interno del periostio è noto come strato osteogenico di Ollier.
Lo strato profondo mostra considerevoli variazioni a seconda dello stato funzionale dell’osso; durante lo sviluppo fetale e postnatale e nel corso di processi riparativi di fratture, si riscontra sua superficie interna, al limite col tessuto osseo, uno strato epitelioide continuo di osteoblasti in attiva proliferazione e con proprietà osteogeniche (strato osteogeno di Ollier o strato cambiale).
Gli osteoblasti, che, durante il periodo di accrescimento dell’osso formando nuova sostanza ossea, determinano l’incremento in spessore dell’elemento scheletrico, anche quando l’osso non cresce più in spessore, adempiono alla funzione di formare nuove lamelle ossee che sostituiscono quelle che di continuo sono riassorbite; se si produce una perdita di sostanza nell’osso, essi manifestano una vivace attività, formando nuovo tessuto osseo in sostituzione di quello distrutto.
Nell’adulto, gli osteoblasti perdono le loro caratteristiche citologiche, assumono forma fusata e risultano indistinguibili dai fibroblasti circostanti; lo stato di quiescenza degli osteoblasti non è però definitivo perché in caso di lesioni le cellule riacquistano la loro potenzialità osteoformativa, assumono di nuovo i caratteri di osteoblasti ed elaborano sostanza ossea.
Questi elementi con funzioni osteogeniche potenziali che residuano nel tessuto adulto sono definiti osteoblasti quiescenti o preosteoblasti o cellule osteoprogenitrici.