noxa

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ultimo aggiornamento: 20 Maggio 2020 alle 1:10

etimologia

Derivato da nocēre (→ nuocere, creare una lesione) è un latinismo utilizzato per descrivere sia il danno o l’offesa subita, sia l’azione che la provoca, sia il processo di deterioramento: indica un evento, un’azione o un elemento in grado di nuocere o, più spesso, il danno che ne consegue; è un lemma interessante per la possibilità di descrivere sia l’evoluzione della perdita dell’integrità, sia l’effetto risultante, ovvero la diminuzione più o meno grave ed evidente dell’efficienza del sistema. In medicina o nello studio delle dinamiche associate allo stress e delle conseguenze somato-emozionali che ne dipendono, viene utilizzato per descrivere non solo un agente patogeno ma qualunque situazione potenzialmente nociva, come, ad esempio, eventi che si rivelano controproducenti o turbamenti responsabili degli squilibri psico-fisici, traumi, elementi lesivi o sostanze tossiche.

L’origine latina del termine ci disvela un aspetto interessante: la noxa, il cui plurale è noxæ, contiene in sé non solo il significato di danno, ma anche quello di delitto e di punizione, come se i tre aspetti fossero intrinsecamente legati; ogni volta siamo inadempienti verso noi stessi, che ci manchiamo di rispetto, che permettiamo al contesto in cui viviamo di crearci un danno, commettiamo un delitto contro il nostro ben-essere ed apriamo la porta alla inevitabile perdita della nostra integrità energetica.

la punizione per un delitto

Questo concetto è sintetizzato nel brocardo “Ibi sit poena, ubi et noxa” (vi sia pena solo dove vi è azione dannosa), che definisce il principio della personalità della pena, ovvero che essa deve colpire solo l’autore del reato: ove vi sia una “noxa”, ovvero un reato (cioè una condizione di “colpa”) si creano i presupposti affinché ci sia una “punizione”.

L’inadeguatezza che spesso viviamo nei confronti di una situazione che ci sovraccarica; la sproporzione fra le risorse che possediamo, o riteniamo di possedere, e le richieste a cui siamo sottoposti; l’incapacità di raggiungere quelle performance a cui ci sentiamo obbligati corrispondere, sono tutti fattori in grado di creare un danno: noxæ che, attivando una reazione di stress, sottopongono il sistema corporeo ad un’usura eccessiva, ad un surmenage che può portare all’esaurimento delle riserve energetiche.

Non importa che la noxa sia o meno l’elemento causale, il fattore scatenante, un cofattore eziologico od una semplice spina irritativa: è un elemento in grado di innescare, compartecipare o determinare una diminuzione dell’efficacia corporea; riduce l’efficienza nel reagire alle variazioni dell’omeostasi, provocando una dis-funzione che porta invariabilmente alla formazione di un vulnus, una lesione che può aprire al distress ed alla malattia. Nella genesi della patologia, le noxæ possono essere come gocce che riempiono un vaso già quasi pieno; comportarsi come il catalizzatore che attiva un processo pronto a “manifestarsi”: divenire l’attivatore o l’artefice di una cascata di eventi che portano all’incapienza delle capacità allostatiche; il detonatore che fa emergere ed accelera l’instabilità o la disfunzionalità del sistema corporeo; un moltiplicatore che, innescando sequenze di circostanze che si replicano ed amplificano reciprocamente, coinvolge gli aspetti fisici, biochimici, emozionali e spirituali dell’individuo.

L’integrazione sommatoria fra le differenti noxæ diviene l’elemento in grado di generare ed essere la radice del “dis-stress“, cioè della perdita dell’equilibrio e del benessere individuale: dal fallimento della risposta generalizzata di adattamento allo stress, dal burn-out conseguente all’esaurimento delle risorse somato-emotive, scaturiscono le dis-funzioni; alterazioni che esprimono l’eccessiva o l’insufficiente attivazione dei meccanismi di adattamento e stabilizzazione dell’organismo, la necessaria premessa all’insorgenza della progressività morbosa.

un cammino verso il ben-essere

Ovviamente è difficile prevedere che cosa si rivelerà una noxa, per l’organismo o come agirà su quel particolare individuo: se è facile intuire che un veleno avrà effetti tossici, proporzionali alla sua nocività, è difficile indovinare se una situazione o una relazione siano in grado di avere effetti nocivi sulla persona; una disciplina “terapeutica” deve porsi come obiettivo quello di cercare di prevenire l’incontro o di rimuovere il contatto con agenti notoriamente biocidici, ma ovviamente non ha strumenti per “sterilizzare” ogni possibile noxa: la sola alternativa che possiede è di offrire strumenti per incrementare l’energia corporea e rafforzare la stamina individuale o per contenere gli eventuali effetti negativi.

Per definizione, un noxa è capace di indurre un effetto patologico quantificabile e rapportabile ad un “danno” morfo-funzionale; in realtà, perché si riveli deleterio, l’impatto negativo deve superare la soglia di tolleranza dell’organismo: perché ciò accada, spesso, deve essere presente una costellazione di concause. L’assenza di fattori predisponenti, che preparano il terreno, la refrattarietà o la resistenza all’azione della noxa posseggono la capacità di ridurre l’impatto dello stressor; viceversa una sensibilità nei confronti dell’agente dannoso o l’azione sinergica di differenti agenti stressanti indeboliscono l’organismo: la poliedricità causale e la multifattorialità sono la chiave del processo dis-funzionale, che favoriscono lo svilupparsi della patologia.

Frequentemente la capienza e la resilienza del sistema corporeo sono in grado annullare lo squilibrio indotto dal potenziale “danno”: esiste una sorta di “isteresi elastica”, intrinseca all’organismo, capace di ammortizzare ed inertizzare gli effetti degli stressor; se non perdurano eccessivamente o se l’intensità dello stimolo non supera un valore soglia, oltre il quale l’organismo non è in grado di adattarsi, le risorse fisico-psichiche e la vis medicatrix naturæ, presenti in ognuno, sono in grado di facilitare i processi di “auto-riparazione” e favorire la “restitutio ad integrum”.

La visione olistica della Kinesiopatia® permette di osservare il “quadro d’insieme”, senza perdere di vista i particolari significativi: a differenza della medicina allopatica che si focalizza (giustamente) sulla patologia ed i suoi effetti, l’intervento del professionista del ben-essere deve avere un duplice obiettivo. Da un lato deve identificare, ove possibile, possibili stressor o agenti causali e focalizzarsi sull’educazione alla salute attraverso la prevenzione o la rimozione di possibili fattori nocivi; dall’altro, agire sulla “neutralizzazione” delle noxæ e delle disfunzioni che conseguono alla loro azione, rafforzando l’energia corporea per favorire i fenomeni di “auto-guarigione”.

La Kinesiologia Transazionale®, possiede strumenti per identificare elementi ad azione biocidica , in grado, cioè, di agire come eventuali concause: riconoscere ciò che favorisce l’esaurimento dell’energia corporea ed accentua gli effetti negativi degli stressor ne permette, quando possibile, la rimozione; il test muscolare è sicuramente uno dei “ferri del mestiere” più efficace nell’identificazione degli stimoli stressanti, siano essi fisici, biochimici o emozionali.

Abilità quali le capacità di ascolto attivo , per effettuare un’anamnesi approfondita, la semeiotica kinesiologica ed il processo noetico sono “utensili” estremamente potenti, presenti nell’”armamentario” del professionista: attraverso il test del muscolo indicatore si evidenziano gli effetti somato-emotivi causati da possibili noxæ e le eventuali soluzioni; l’utilizzo di questo tipo di tecniche permette di percepire e riconoscere i possibili trigger, in grado di ridurre la vitalità ma, allo stesso tempo, mostra come sviluppare programmi di miglioramento personalizzati e rafforzare la pulsione naturale al ben-essere, presente in ogni essere vivente.

Il Cranio-Sacral Repatterning®, con le sue tecniche di ascolto, offre l’opportunità di identificare segni di squilibrio che sono, a tutti gli effetti, significance detector : “rilevatori di importanza” capaci di evidenziare le alterazioni e le disarmonie che sottostanno ai sintomi; i “faults” che devono essere considerati come gli elementi lesivi o agenti nocivi alla base del malessere. Attraverso tecniche quali la normalizzazione del ritmo cranio-sacrale, questa disciplina si pone l’obiettivo di ristabilire la qualità ed il ritmo del meccanismo respiratorio primario, riequilibrando la normale espressione del sistema cranio-sacrale, indicatore dell’energia vitale dell’organismo.

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