trigger

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ultimo aggiornamento: 19 Maggio 2020 alle 16:50

etimologia – significato

Letteralmente, dall’inglese, “innesco” inteso come un elemento che agisce come un fattore scatenante: uno stimolo in grado di dare inizio ad un processo od una reazione; una situazione od un evento che causa l’attivazione di una catena di fatti o accadimenti.

Il lemma deriva dall’olandese trekker (→ tirare, trarre, trainare) e viene inizialmente utilizzato nella lingua inglese, nella forma arcaica tricker, per indicare una leva da tirare, per far funzionare un meccanismo; un piccolo ingranaggio capace di liberare una molla, un gancio od un fermo, per attivare un meccanismo: questo è il motivo per cui, comunemente, anche se erroneamente, trigger è tradotto con grilletto. Per estensione il meccanismo di “scatto” diviene l’innesco, capace di dare fuoco, di scatenare o suscitare reazioni: uno stimolo, spesso improvviso o dall’effetto non previsto, che determina l’avvio di una catena di aggiustamenti fisiologici o, più frequentemente, disfunzionali se non patologici.

trigger ≈ stressor

Se consideriamo lo stressor come lo stimolo sopraliminale in grado di saturare la capienza organica o il fattore stressante in grado di attivare le risposte generalizzate di adattamento, diventa evidente che qualunque evento causale debba essere considerato, a tutti gli effetti, un trigger, un elemento in grado di agire come un innesco, cioè la scintilla che scatena una reazione a catena, una cascata di eventi che possono produrre un effetto domino, con differenti quadri evolutivi o esiti; ogni trigger è il punto di svolta, che crea uno spartiacque fra ciò che c’era prima e ciò che potrebbe accadere in seguito.

trigger point

Ormai è di uso comune il termine “trigger point”: la locuzione viene utilizzata per indicare aree (zona trigger), più o meno estese, di ipereccitabilità sensoriale, la cui stimolazione provoca distorsioni della percezione ed iperestesia; ognuna di queste zona trigger può scatenare algia, iperalgesia o allodinia in aree del corpo anche distanti, frequentemente accompagnate da fenomeni vasomotori o spasmi muscolari. Il termine trigger point fu coniato, nel 1942, dalla dottoressa e ricercatrice Janet Travell per descrivere i reperti clinici caratterizzati una struttura nodulare da cui si irradia secondo schemi precisi: un esempio in tal senso possono essere gli stimoli sensoriali che scatenano una crisi di emicrania o la stimolazione di determinate aree cutanee in grado di provocare l’insorgenza di una nevralgia trigeminale.

effetto trigger

Il termine trigger viene utilizzato anche per identificare un evento od una esperienza in grado di irritare emotivamente oppure di far emergere vissuti emotivi, reminiscenze o memorie traumatiche (memorie implicite); si parla di “effetto trigger” riferendosi a fatti o situazioni in grado di provocare reazioni somato-emotive, sofferenze o comportamenti reattivi, come conseguenza del disagio psichico dipendente dalla rimozione della memoria di un evento traumatico. Ansia, angoscia, attacchi di panico, stati di irritabilità, alterazioni comportamentali e distopia emozionale possono essere una conseguenza dell’effetto trigger: una risposta somato-emotiva alla sensazione di pericolo che nasce dalla proiezione inconsapevole dell’esperienza passata sul presente, un promemoria del trauma, di cui, spesso, la persona non è consapevole.

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