ultimo aggiornamento: 28 Gennaio 2023 alle 16:21
definizione e descrizione
È l’articolazione interposta tra l’osso occipitale e la prima vertebra cervicale (atlante); secondo alcuni autori è ritenuta un’articolazione condiloidea, mentre altri la considerano però un ginglimo angolare: consente movimenti, del capo rispetto al collo, di flesso-estensione e di flessione laterale, anche se questi ultimi sono alcuni limitati in termini di escursione.
Questa diartrosi si stabilisce tra le due faccette articolari superiori dell’atlante, che sono concave, a forma di ellissoidi allungati dall’avanti all’indietro e lateralmente, e le due faccette articolari convesse dell’occipitale di forma analoga (condili occipitali): è presente una capsula articolare completata dalla membrana atlanto-occipitale anteriore, tesa tra il contorno anteriore del foro occipitale e il margine superiore dell’arco anteriore di C1; la membrana anteriore presenta una benderella fibrosa da cui trae origine il legamento longitudinale anteriore, mentre la membrana posteriore, tesa tra il contorno posteriore del foro occipitale e il margine superiore dell’arco posteriore di C1, è attraversata dal I° nervo cervicale e dall’arteria vertebrale. Subito sopra l’articolazione, nascosto medialmente e superiormente dal condilo occipitale, è presente, bilateralmente, un forame nell’osso occipitale del cranio chiamato canale dell’ipoglosso, attraversato dall’omonimo nervo (nervo ipoglosso, XII° paio di nervi cranici); tra C0 (occipite) e C1 (atlante) fuoriesce il primo paio di nervi spinali, che andrà a formare il plesso cervicale insieme ai nervi di C2, C3 e C4.
relazione atlanto-occipitale
(considerazioni sull’occipite)
La porzione inferiore dell’osso occipitale può essere considerata una vertebra accessoria (vertebra C0): infatti, è possibile paragonare, non solo da un punto di vista funzionale ma anche embriologico, la porzione basilare occipitale al corpo vertebrale di una qualunque vertebra cervicale (le più eterogenee) ed il forame magno al foro vertebrale; la porzione condrale della squama, a sua volta è equiparabile ad un arco vertebrale che si è appiattito ed allargato.
L’articolazione atlo-occipitale potrebbe essere ritenuta, a tutti gli effetti, una articolazione zigapofisaria che ha subito una trasformazione per svolgere al meglio il suo lavoro di cerniera, permettendo che il cranio, rispetto al rachide, esprima un elevato R.O.M.: l’articolazione è, infatti, una diartrosi costituita dai condili occipitali e dalle cavità glenoidee, localizzate sulla faccia superiore delle masse laterali dell’atlante.
Le superfici articolari dei condili occipitali sono ellissoidi allungati obliquamente, con l’asse maggiore in direzione postero-anteriore e dall’esterno verso l’interno, con la superficie articolare rivolta in basso, in avanti e lateralmente, così come le cavità glenoidee dell’atlante che corrispondono ad essi, sia per la dimensione delle aree di contatto, sia per l’orientamento: i mezzi di unione articolare sono dati dalla capsula articolare e dalle due membrane atlo-occipitali (anteriore e posteriore), anche se sarebbe più corretto considerare, da un punto di vista funzionale, l’azione svolta dai complesso occipito-atlanto-epistrofeale; l’insieme di queste strutture lavora in sinergia, come se fosse una unica entità.
cinesiologia atlanto-occipitale
Le particolari caratteristiche morfo-funzionali permettono all’occipite di effettuare movimenti di flesso-estensione di circa 25° e di compiere latero-flessioni e rotazioni di circa 5°, rispetto all’asse atlanto-epistrofeale; è la relazione fra le masse laterali dell’atlante con le faccette articolari dell’epistrofeo che permette la rotazione, garantendo all’intero rachide cervicale almeno il 50% delle possibilità di torsione.
Infatti, nel tratto cervicale superiore, la flessione è limitata dalla morfologia vertebrale, l’estensione viene contenuta dalla membrana tettoria mentre la rotazione e la lateroflessione sono circoscritti dai legamenti alari, opposti rispetto alla direzione di movimento: è proprio la presenza del dente dell’epistrofeo che, fungendo da hypomochlion, permette l’effettuazione dei movimenti, garantendo articolarità ed articolabilità a quest’area. Nonostante l’azione stabilizzatrice esercitata, in primis, dai muscoli sub-occipitali che agiscono come muscoli cibernetici, coadiuvati dai muscoli che si inseriscono a livello della linea nucale a partire dal collo o dalle spalle, la giunzione atlanto-occipitale è sottoposta a forze che tendono a favorire l’alterazione dei rapporti spaziali fra la “sfera craniale” ed il supporto su cui è adagiata, cioè la superficie articolare dell’atlante; i movimenti di “rocking”, per quanto potenti, non esercitano un’azione distorsiva paragonabile alle forze implicate nel “rolling”: il risultato è il coinvolgimento di strutture neurologiche (midollo spinale, nervi somatici e nervi del sistema nervoso autonomo, nervo vago), vascolari (arterie vertebrali, arterie carotidi, vena giugulare), sistema cranio-sacrale (meningi coinvolte direttamente a livello del triangolo di Tillaux), solo per citare alcune, che nella migliore delle ipotesi possono originare distonie neuro-vegetative, cefalee od emicranie, vertigini, acufeni e tinnitus, disprassie, disestesie e disergie.
squilibri dell’articolazione atlanto-occipitale
L’area sub-occipitale può divenire la zona dove si scaricano le forze generate delle distorsioni o dalle compressioni causate dalle strutture viciniore; muscoli, legamenti, connessioni fasciali creano vettori che, agendo sulla giunzione fra atlante e occipite, possono creare schiacciamenti, trazioni o irritazioni dei nervi che fuoriescono dalla base del cranio; ugualmente, l’energia di moto generata dal corpo per il mantenimento della corretta posizione della testa nello spazio o il lavoro muscolare prodotto per mettere in atto un gesto specifico del capo, tendono a causare tensioni sulla giunzione atlanto-occipitale.
La conseguenza delle forze che agiscono sulla giunzione tra atlante e occipite, è l’insorgenza di disfunzioni articolari come l’instaurarsi di sublussazioni dell’atlante, il manifestarsi di occipital condyles interlocking (imbricamento dei condili occipitali) o dell’atlo-occipital jamming (fissazione atlanto-occipitale), spesso accompagnati dalle distonie dei rockers o dei muscoli sub-occipitali, squilibri del diaframma cerebellare, occiput inferiore o altre disfunzioni che coinvolgono l’articolazione.