definizione
Fenomeno dipendente dell’elaborazione degli stimoli visivi compiuta dal sistema nervoso: i colori che hanno una composizione spettrale diversa ma pigmenti simili, possono apparire identici sotto una certa luce, ma mostrare tonalità differenti se illuminati con una luce diversa. Deve essere considerato un effetto ottico dipendente dalle limitazioni che l’occhio ha nella percezione e nell’interpretazione della sensazione del colore in presenza di luce con distribuzione spettrale diversa dal colore puro preso in esame: il fatto che due campioni di colore, detti paio metamerico, appaiono identici se illuminati da un determinato tipo di sorgente luminosa, mentre risultano totalmente diversi se sottoposti ad un altro tipo di illuminazione, dipende dalla sensitività cromatica e dalle caratteristiche delle opsine presenti a livello dei coni.
Il termine metamerico deriva dal greco μετα-, prefisso col significato di mutamento o trasformazione, e –μέρεια o –μερία, che indicano uno stato o la condizione e le proprietà di un fenomeno o una sostanza; il suffisso –ismo (dal greco –ισμός), mira all’astrazione del concetti o a descrivere concezioni di pensiero o proprietà di cose.
luce e percezione cromatica
La presenza dei fotocettori chiamati coni determina la possibilità per l’occhio di percepire solo determinate lunghezze d’onda, cioè un numero “limitato” di colori, mentre altre frequenze luminose risultano totalmente invisibili; ogni pigmento assorbe e riflette lunghezze d’onda predefinite: nel momento in cui il nostro occhio viene colpito dalla luce riflessa percepiamo un colore anziché un altro. In base all’energia con cui la luce colpisce un oggetto (misurata in lumen per secondo) si determina la percentuale di luce incidente che viene riflessa all’interno dello spettro visibile, definita dalla sua curva di riflessione: questo spiega esattamente cosa avviene in presenza di un paio metamerico: i colori composti da pigmenti comuni possono essere caratterizzati da una curva di riflessione che, per alcune lunghezze d’onda, si interseca dando vita a tinte che, all’occhio umano, appaiono identiche soprattutto se colpiscono le zone con fotorecettori meno sensibili alla luce; in queste condizioni si può affermare che i colori sono “limitatamente uguali”.
Tipo e intensità della fonte luminosa sono elementi fondamentali per la genesi del metamerismo cromatico, anche se non sono gli unici artefici della genesi del fenomeno, da prendere in considerazione: la sensitività cromatica individuale, la presenza di visione tricromica o tetracromatismo, l’angolo di osservazione di un oggetto (che determina la modalità con cui il colore viene riflesso) sono tutti fattori che influiscono sulla percezione del colore. Anche la temperatura di colore della sorgente luminosa, parametro che definisce la tonalità della luce, che può essere “calda” o “fredda” è una componente da prendere in considerazione: è possibile creare la sensazione di un colore “puro”, ottenuto selezionando la sola lunghezza d’onda che genera quella determinata sensazione di colore miscelando a dovere più lunghezze d’onda differenti. Un esempio è il bianco di una lampada fluorescente formato da spettri non uniformi; in questo caso la temperatura di colore che si trova sulle confezioni è la temperatura a cui deve essere un corpo nero perché l’occhio umano percepisca la stessa sensazione di colore.