sindrome di Osgood-Schlatter

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ultimo aggiornamento: 24 Gennaio 2023 alle 10:40

definizione

L’apofisite del tubercolo tibiale, una osteocondrosi dell’apofisi tibiale anteriore, è un processo degenerativo a carico della tuberosità tibiale, tipico dell’età pre-adolescenziale, quindi nei ragazzi, più frequentemente maschi, fra i 12 e i 15 anni; il più delle volte colpisce un solo ginocchio, ma si può verificare anche in entrambe le gambe contemporaneamente, in particolar modo in coloro che praticano sport come il basket, la ginnastica, il calcio e la pallavolo o altre attività che richiedono corsa e/o salto: solitamente, con il cessare della crescita e della maturazione ossea, grazie alla calcificazione, cessa la sua manifestazione.

Nel 1903, Robert Osgood e Carl Schlatter, hanno descritto in modo indipendente questa condizione dolorosa dovuta ad un uso eccessivo o ad un carico ripetitivo dell’area interessata: il morbo di Osgood-Schlatter è un esempio di apofisite, cioè una osteocondrosi, caratterizzata dall’infiammazione di un’apofisi; gli sport in cui tali soggetti sono coinvolti, solitamente sono caratterizzati da un eccessivo sovraccarico muscolo-tendineo, da un’elevata frequenza degli allenamenti e dalla presenza di forti impatti che comporta una rapida serie di processi traumatici e degenerativi nei componenti del sistema muscoloscheletrico degli adolescenti, con conseguenti lesioni associate.

Quando il legamento patellare, prolungamento del tendine del muscolo quadricipite che ingloba la rotula e si inserisce nella tuberosità tibiale, è in uno stato di tensione, alla presenza di alterazioni dell’accrescimento osseo, può comparire la sindrome di Osgood-Schlatter; questa sindrome è il risultato della concomitanza fra uno stress meccanico continuo o ripetitivo, come nel caso di alterazioni posturali, micro-traumi o sovraccarico funzionale, applicato alla tuberosità della tibia in corrispondenza dall’entesi del muscolo quadricipite in contrazione, in corrispondenza dell’apofisi tibiale anteriore che non ha ancora completato il processo di ossificazione: la conseguenza è l’infiammazione e la frammentazione dell’osseo, con possibile avulsione osteo-tendinea, formazione di topi articolari ed eventualmente lo sviluppo di una sporgenza localizzata sotto la rotula e ben visibile anche dall’esterno.

In genere il processo degenerativo causerà dolore durante e dopo il movimento, anche minimo, in particolare in azioni che attivino il muscolo quadricipite come correre, pedalare salire le scale o scendere le scale; viceversa, il dolore migliora con il riposo.

Solitamente benigna, tende a scomparire spontaneamente anche se i sintomi possono perdurare anche una decina di anni: la completa maturazione scheletrica o l’ossificazione completa dell’apofisi tibiale causa la scomparsa della protuberanza e la risoluzione dei sintomi.

Talvolta, in associazione o precedentemente all’insorgenza della sindrome di Osgood-Schlatter, si manifesta la  malattia di Sever, nota anche come apofisite calcaneare: questa, solitamente, si verifica in una fase evolutiva precedente, ed è conseguente all’aumento dell’attività sportiva: frequentemente questo disturbo si manifesta con dolore al tallone nei bambini e nei ragazzi che praticano sport che richiedo corsa e salti ripetitivi, come basket, calcio, atletica e ginnastica: si ritiene che questa sia una problematica causata da microtraumi ripetitivi derivanti dalla trazione del tendine di Achille sull’apofisi non consolidata.

prevenzione e trattamento

La sindrome di Osgood-Schlatter può essere considerata, in un certo senso, l’esito di uno squilibrio posturale e della presenza di tensioni eccessive (o incongrue) tensioni a livello del ginocchio, durante la fase si accrescimento: per quanto, spesso, le manifestazioni cliniche acute si risolvano spontaneamente nel tempo, la sintomatologia e l’algia possono dimostrarsi limitanti o, addirittura invalidanti; inoltre, anche se il problema locale sembra risolversi con la crescita, è possibile che esitino squilibri a carico del ginocchio o che le eventuali posture antalgiche che si sono generate durante la fase acuta possano influenzare la postura ed il rachide, causando problemi apparentemente non correlati.

La tendenza attuale ad avviare anche bambini e ragazzi giovanissimi all’attività sportiva agonistica, soprattutto in presenza di carichi di lavoro eccessivi o incongrui negli allenamenti, può essere considerato un fattore facilitante, soprattutto quando non venga posta una sufficiente attenzione a mantenere la muscolatura in uno stato di rilassamento: spesso, nel corso della preparazione atletica, si pone una eccessiva enfasi sull’idea di potenziamento muscolare sottoponendo le entesi a trazioni che, soprattutto alla presenza di un osso in crescita, posso portare ad alterazioni del complesso osteo-arto-mio fasciale.

Il lavoro muscolare eccessivo e, soprattutto, basato sulla ricerca della forza e della potenza, induce spesso uno strato di contrazione tonica che riduce la capacità dei muscoli di ripartire la tensione nel sistema osteo-arto-mio fasciale che, grazie alla tensegrità del sistema stesso, sarebbe in grado di ripartire i vettori causati dai carichi di lavoro in modo equilibrato e dinamico, riducendo il rischio di traumi: viceversa l’irrigidimento dovuto alla tensione muscolare continuativa diviene un elemento in grado di “scaricare” gran parte dell’energia coinvolta sulle inserzioni muscolari che, una volta esaurita la capacità di fungere da shock absorber e la possibilità di sottostare a deformazioni elastiche, da un lato subiranno possibili deformazioni plastiche e microlesioni, dall’altra andranno ad impattare sulle strutture ossee generando micro-avulsioni tendinee e/o danni all’area inserzionale dell’osso.

L’utilizzo di discipline olistiche quali la Kinesiopatia®, la Kinesiologia Transazionale®, l’Oltrelostress Coaching® offre molteplici possibilità di intervento, sia per quanto riguarda la prevenzione, sia per quanto riguarda il trattamento sintomatologico e/o gli esiti derivanti dal manifestarsi del problema: l’attenzione posta dal professionista del ben-essere specializzato in Kinesiopatia® alla postura ed all’habitus usuale, sia nella statica che nell’azione dinamica, permette di valutare la presenza di squilibri delle catene cinematiche che possono portare a “scaricare” sul ginocchio le tensioni accumulate nel sistema osteo-arto-mio fasciale, ed in particolar modo sull’inserzione tendinea del muscolo quadricipite, che deve essere considerata un terminale della catena cinematica.

La rigidità del rachide, sia nel tratto cervicale sia in quello lombare, limitazioni nella mobilità del bacino e fissazioni delle articolazioni sacro-iliache (spesso con il coinvolgimento del muscolo ileo-psoas e della cuffia dei rotatori dell’anca), impedimenti alla motilità ed al R.O.M. delle caviglie sono solo alcuni dei problemi che possono causare squilibri e disfunzioni a livello del ginocchio: l’utilizzo dei test muscolari della Kinesiologia Transazionale® permette non solo di identificare eventuali “debolezze” muscolari o alterazioni nelle risposte dinamiche alle sollecitazioni delle catene cinematiche, ma consente di rilevare (e correggere) la presenza di reattività muscolari, responsabili dell’uso incongruo della muscolatura sotto stress.

Le tecniche di riprogrammazione neuro-mio-fasciale utilizzate nell’Oltrelostress Coaching® offrono l’opportunità di ampliare la capacità di risposta elastica della muscolatura, aumentando la capienza e l’efficienza del sistema corporeo nei confronti degli stressor e delle sollecitazioni cui viene sottoposto: questo risultato offre l’opportunità, al contempo, di incrementare la performance atletica massimale e minimizzare i possibili danni strutturali.

Anche il Cranio-Sacral Repatterning® può rivelarsi un utile strumento di intervento, soprattutto nella fase acuta, quando il dolore può essere invalidante: la presenza di tensioni fasciali, spesso sottovalutate, può essere affrontata tramite tecniche di unwinding in grado di neutralizzare la presenza di vettori distorsivi che, permanendo nel sistema, agiscono da spina irritativa o co-fattore nel mantenimento dello squilibrio a livello delle entesi coinvolte dal processo flogistico.

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