ultimo aggiornamento: 20 Maggio 2020 alle 0:54
definizione
Il termine, sostantivazione del verbo fissare (rendere fisso o stabile; ancorare, assicurare, attaccare, bloccare, fermare), può essere utilizzato in vari ambiti e, perciò, necessita di disambiguazione; derivato dal latino fīxus, participio passato di figĕre (→ figgere), indica il processo con cui viene stabilizzato, temporaneamente o in modo permanente, qualcosa che normalmente dovrebbe o potrebbe essere mobile.
fissazioni articolari
Se si prende in considerazione la mobilità osteo-artro-miologica ed il R.O.M., si parla di fissazioni articolari, ed in particolare di fissazioni spinali o fissazioni limbiche, quando una o più articolazioni vengono “immobilizzate”; in genere il processo di “stabilizzazione” dipende dall’azione muscolare, coadiuvata da componenti fasciali, come risposta difensiva o antalgica nei confronti di stressor reiterati o noxæ: questi stimoli possono destabilizzare la capacità del corpo di rispondere in modo adeguato alle alterazioni posturali o ad i traumi, inducendo una fissità, in un’ottica di protezione da ulteriori o possibili danni.
In genere la fissazione articolare può essere considerata una risposta alla tendenza alla sublussazione ripetitiva: l’iperlassità legamentosa, l’insufficiente continenza muscolare, spesso dovute a distonie o discinesie, carichi anomali o movimenti distorsivi, possono incrementare la mobilità articolare, con possibili danni alle capsule articolari ed alle strutture limitrofe. La contrazione antalgica, associata alla facilitazione segmentale, “blocca” l’escursione articolare, stabilizzando il segmento ipermobile e previene possibili ulteriori danni o l’insorgenza di ulteriori dislocazioni
fissazione “emotiva”
Il termine fissazione può essere applicato anche nell’ambito emozionale, volendo descrivere la presenza di modi di agire reiterativi oppure pensieri fissi, per lo più morbosi ed ostinati, che nascono come risposta emozionale a paure ed ansie, atteggiamenti condizionati da fobie od ossessioni, potendo divenire nevrosi: si parla, pertanto, di fissazioni comportamentali.
La reiterazione di condotte che vengono messe in atto abitualmente per esorcizzare un disagio, e pertanto sono ciò che fanno sentire “a posto”: si tratta, spesso, di gesti banali, di cui la persona neanche si rende conto, che danno una sensazione di benessere e di tranquillità; sequenze di azioni prima di fare qualcosa, l’abitudine a seguire rigidi programmi o sequenze di gesti, identiche a se stesse. L’organizzazione maniacale del tempo e degli appuntamenti sono tutti segni di potenziali atteggiamenti maniacali, volti a esorcizzare paure più o meno consce.
Semplici abitudini possono divenire “patologiche” dal momento in cui non si riesce a farne a meno, quando questi comportamenti occupano molta parte del tempo e soprattutto quando, non potendoli mettere in atto, si sperimenta un forte stato di malessere che compromette le normali attività quotidiane, arrivando, in alcuni casi, ad organizzare la propria vita in funzione della fissazione.
due tipi di fissazioni – un problema …
In un certo senso, al diminuire della capienza e dell’attitudine ad inertizzare i fattori destabilizzanti, si riduce l’abilità del corpo a mantenere la centralità corporea ed un habitus armonico: le fissazioni portano alla rigidità ad alla stiffness, come reazione alla perdita dell’equilibrio, indipendentemente dal fatto che la risposta adattativa si applichi alla struttura corporea o all’attitudine comportamentale, evidenziando una forma di sincronicità somato-emozionale.