xerosi oculare

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ultimo aggiornamento: 1 Dicembre 2024 alle 19:06

definizione

Processo patologico, caratterizzato dalla secchezza dei tessuti epiteliali degli occhi: è sinonimo di xeroftalmia, talvolta definita col nome di sindrome dell’occhio secco, frequentemente causata da stress cronico in associazione con forme di avitaminosi A, che crea una riduzione quantitativa e/o qualitativa del film lacrimale dipendenti da ipolacrimia, cioè da ridotta produzione di lacrime, o dislacrimia, da eccessiva evaporazione; dal greco ξηρός (ksērós → secco) e –ωσις (-osis → suffisso che indica una manifestazione morbosa, a carattere degenerativo).

descrizione – sintomatologia

La pellicola lacrimale, prodotta dall’apparato lacrimale, ricopre la congiuntiva palpebrale e bulbare e la cornea, mantenendole umettate e protette, deterse, ossigenate e nutrite, grazie alla proprietà lubrificanti e antibatteriche delle lacrime: una scarsa produzione o l’eccessiva evaporazione della pellicola lacrimale può associarsi a bruciore ed irritazione, prurito, sensazioni di corpo estraneo nell’occhio, fotofobia, diminuzione della ossiopia e annebbiamento visivo, algia oculare descritta come acuta e trafittiva; spesso l’influenza della secchezza oculare, vien ampiamente sottovalutata, pur potendo essere un cofattore eziologico o un elemento scatenante di manifestazioni come la cefalea, l’emicrania, la cervicalgia miotonica, i disordini dell’attenzione e la dislessia.

Lo stress cronico, è sicuramente un elemento da non sottovalutare nella genesi della xerosi oculare, poiché, come conseguenza dell’azione inibitoria degli ormoni adrenergici sulla secrezione lacrimale e quella midriatica, sono da considerarsi fra i principali responsabili della secchezza corneale; anche l’utilizzo continuativo di lenti a contatto, nella Visual Looming Syndrome, come effetto della senescenza o della menopausa, la presenza di irritanti, come pollini, pulviscolo o fumo, specie negli ambienti chiusi, oppure, all’opposto, di vento sono tutti fattori favorenti la xeroftalmia.

Quando la secchezza oculare si associa ad una forte carenza di retinolo o ad una avitaminosi A, si può osservare cheratomalacia, un processo degenerativo caratterizzato da progressiva opacità e secchezza dell’epitelio corneale (xerosi corneale), che tende a ulcerarsi o addirittura a perforarsi, associata a cecità notturna e/o emeralopia: in genere coinvolge la congiuntiva che riduce la sua brillantezza, diventando opaca, per poi andare incontro a disepitelizzazione della cornea ed esitare, eventualmente, in un processo degenerativo e necrobiosi.

quali soluzioni?

Lo xeroftalmo, ovvero la xerosi oculare, è un sintomo e non una patologia primaria: alla luce di questa considerazione si può decidere di affrontare questa patologia sia da un punto di vista sintomatico, sia da quello causale, anche se purtroppo spesso la maggioranza delle persone affette da questa manifestazione tende a focalizzarsi più sulla riduzione della sintomatologia che sulla risoluzione dei processi che ne causano l’insorgenza; essendo la possibile eziologia piuttosto eterogenea e potendosi osservare una poliedricità causale, ovviamente il professionista del ben-essere deve indirizzare la propria ricerca diagnostica nei differenti ambiti, prendendo in considerazione vuoi gli aspetti nutrizionali, vuoi la presenza di patologie sistemiche o malattie professionali, vuoi la componente emotiva che può essere associata a questo disturbo.

La Kinesiologia Transazionale®, grazie alla normalizzazione dei riflessi oftalmici o alla riequilibrazione dei riflessi oculomotori, è in grado di migliorare sensibilmente il disagio che colpisce chi è affetto da questo quadro disfunzionale, potendo, attraverso il test muscolare ed una attenta anamnesi, identificare gli stressor responsabili del quadro di stress cronico e identificare un programma di miglioramento comportamentale personale.

Anche il Cranio-Sacral Repatterning® è in grado di modificare lo squilibrio che porta al manifestarsi della secchezza oculare e di intervenire efficacemente sui sintomi, agendo in particolare sui blocchi spesso presenti alla base del cranio, che condizionano la funzionalità del sistema nervoso parasimpatico responsabili dell’umidificazione dell’occhio, attraverso tecniche come l’atlas disengagement.

lacrime artificiali e colliri: un aiuto sintomatico

Il trattamento abituale, almeno nelle fasi inziali della xerosi oculare, prevede l’uso di lacrime artificiali, cioè soluzioni sterili, a base di sostanze viscose, in grado di trattenere l’umidità sulla superficie dell’occhio; solitamente preparate a partire da una base di acqua, sali minerali (sali di sodio, sali di potassio …), carbossimetilcellulosa, acido ialuronico ed altre sostanze umettanti (polietilen-glicole, polivinilalcol, povidone …), sono disponibili in forma di collirio, gel e pomate, simulando la composizione naturale delle lacrime, per aiutare a mantenere umida la superficie dell’occhio (quando possibile anche per molte ore dopo l’instillazione delle gocce), creare uno strato di protezione, che favorisce la riparazione di eventuali lesioni presenti sulla cornea ed evitare che batteri presenti nell’occhio o sulle ciglia possano diffondersi, aggiungere viscosità sulla superficie dell’occhio, contribuendo ad alleviare temporaneamente i disturbi dell’occhio secco, e stabilizzare il film lacrimale.

Anche i colliri possono rivelarsi utili come coadiuvanti nella gestione della xerosi oculare: gli impacchi di camomilla sono un rimedio naturale tramandato attraverso gli anni, ma è possibile utilizzare la camomilla come collirio, utilizzando una siringa sterile senza ago, per fare un lavaggio dell’occhio infiammato; ovviamente il “collirio fai da te” può essere egregiamente sostituito da un preparato farmaceutico che garantisce un prodotto ottimizzato per l’uso oculare: infatti i colliri sono costituiti da una soluzione sterile e/o da una sospensione in cui le particelle sospese nel veicolo acquoso devono possedere dimensioni tali da non causare irritazione o lesioni degli strati più esterni dell’occhio.

Le sostanze attive contenute all’interno di un collirio possono essere diverse e variare in funzione dell’effetto: nei medicinali sono presenti principi attivi capaci di espletare un’azione farmacologica (la trattazione di questi presidi medici esulano dallo scopo di questo articolo) mentre altri possono contenere altre sostanze attive, come gli estratti vegetali, dotate di diverse proprietà, emollienti, lenitive, lubrificanti o idratanti; occorre ricordare che l’utilizzo di colliri medicati a base antibiotica e/o cortisonica deve essere limitato nel tempo e che devono essere utilizzati con cautela e sotto supervisione medica.

Esistono preparati omeopatici che possono rivelarsi utili in presenza di xeroftalmia: fra questi ultimi, in genere, si ritrovano quelli a base di Euphrasia Officinalis (una pianta contraddistinta da un’azione antinfiammatoria, antiossidante ed antiarrossamento) e Chamomilla Vulgaris (sfruttata per calmare, lenire e rinfrescare occhi arrossati e stanchi), con una azione rinfrescante ed antinfiammatoria, indicato per contrastare secchezza ed arrossamento oculare; anche la Cineraria Marittima (conosciuta come Senecio Cineraria) viene utilizzata nei colliri omeopatici per la sua capacità di migliorare la vascolarizzazione del bulbo oculare, stimolando la circolazione collaterale ed il metabolismo oculare, favorisce il trofismo della cornea, del cristallino e dell’umor vitreo e regolandone i processi osmotici.

L’utilizzo delle lacrime artificiali o dei colliri, per quanto importante e necessario per lenire i sintomi soggettivi (algia oculare, bruciore e fotofobia, prurito, congiuntivite …), per prevenire i possibili danni della superficie corneale dovuti alla xeroftalmia oltre che per garantire la necessaria umettazione della superficie corneale, deve essere comunque considerato una terapia palliativa in quanto è, ove possibile, intervenire sulle cause.

vitamina A

La possibile avitaminosi o l’insufficiente disponibilità di vitamina A (retinolo) può essere evidenziata dalla presenza di sintomi patognomonici specifici quali l’emeralopia (la riduzione della capacità di mantenere la visione notturna), le alterazioni della pelle e delle mucose e la predisposizione alle infezioni dovuta alla xerosi organica ed in particolare alla xeroftalmia: ovviamente è possibile effettuare la verifica della concentrazione ematica di questa vitamina tramite un esame del sangue anche se il test è utile solo nei casi di evidente avitaminosi; in realtà poiché possono manifestarsi sintomi carenziali o di ipovitaminosi nel caso in cui ci siano quadri di malassorbimento è possibile che la verifica della concentrazione ematica del retinolo nel sangue non dia risultati significativi.

Il professionista del ben-essere può utilizzare il test muscolare finalizzato a verificare l’eventuale esigenza di integrazione alimentare (profilo nutrizionale) e o la necessità di modificare l’alimentazione, di intervenire sui processi digestivi e assimilativi o sugli squilibri dell’apparato gastro intestinale che possono condizionare l’assorbimento delle varie forme di vitamina A presenti negli alimenti: i carotenoidi, come il betacarotene, sono i pigmenti contenuti nella frutta e nella verdura (che conferiscono il caratteristico colore giallo, arancione o rosso) o negli ortaggi e nelle verdure a foglia verde scuro, e che, una volta consumati, sono convertiti in vitamina A nell’organismo; essendo liposolubili vengono assorbiti solo in presenza della capacità di digerire e assorbire i grassi, in associazione con una buona funzionalità epatica. Olio di fegato di merluzzo, fegato, tuorlo d’uovo, burro, panna e latte arricchito sono ottime fonti di vitamina A.

Tutti i quadri disfunzionali o le patologie che compromettono l’assorbimento intestinale dei grassi possono ridurre l’assorbimento dei carotenoidi e aumentare il rischio di carenza di vitamina A: la diarrea cronica, la celiachia, la fibrosi cistica, alcune patologie pancreatiche e l’ ostruzione dei dotti biliari sono alcuni dei quadri morbosi che possono condizionarne l’assorbimento; la presenza di leaky gut syndrome, S.I.B.O., M.I.C.I. o di quadri disfunzionali che coinvolgano il sistema gastro-duodenale possono essere ugualmente corresponsabili di ipovitaminosi, così come un’alterata funzionalità epatica può interferire con la conservazione e con l’utilizzo di questa vitamina, essendone questa la sede di immagazzinamento. Anche in caso di grave carenza proteica, nelle diete fortemente ipocaloriche o nei quadri di denutrizione proteico-energetica prolungata si possono osservare sintomi carenziali per il ridotto apporto o come effetto della compromissione dei processi di conservazione ed utilizzo della vitamina A.

integrazione alimentare

Ovviamente la supplementazione con vitamina A si può definire scontata, sebben occorra non dimenticare che, come tutte le vitamine liposolubili, la forma di ingestione ne condiziona l’assorbimento: differente è assumere il retinolo (cioè la vitamina A), il β-carotene (beta-carotene, cioè la provitamina di origine prevalentemente vegetale che può essere considerato il precursore della vitamina) oppure miscele di carotenoidi; occorre inoltre ricordare che, nei soggetti sani e ben nutriti, lo stoccaggio a livello epatico di vitamina A, anche in assenza di assunzione, può evitare sintomi di avitaminosi fino a due anni. Da un punto di vista nutrizionale, mentre i carotenoidi ed il β-carotene sono presenti prevalentemente nei vegetali pigmentati giallo-arancio, il retinolo è reperibile soprattutto nei derivati animali quali fegato, tuorlo d’uovo, crostacei, latte intero, burro e formaggio: mentre un eccesso di retinolo può risultare dannoso per l’organismo e teratogeno in gravidanza, i carotenoidi solitamente non presentano tossicità.

In caso di necessità è possibile utilizzare VITAMIN A EMULSION (NW1211), a base di retinil-palmitato (palmitato di vitamina A, estere del retinolo normalmente presente come forma di deposito della vitamina A negli animali) e α-tocoferolo acetato (acetato di vitamina E) in soluzione acquosa: la formulazione permette una facile ingestione ed un pratico dosaggio in quanto apporta 1500 μg di vitamina A (pari a 5.000 U.I.) e 3,35 mg di vitamina E (pari a 5 U.I.).

Particolarmente utili ed efficaci, seppure non siano stati specificatamente ideati per la xerosi oculare sono due integratori a base di Euphrasia Officinalis, un insieme di specie affini e poco distinguibili, dotate della capacità di alleviare le infiammazioni della congiuntivite e la blefarite, migliorare il trofismo oculare: il TOTAL EYEBRIGHTC (NW2414), indicato per la prevenzione ed il trattamento della cataratta, ed il TOTAL EYEBRIGHT-M (NW2415), per la profilassi della maculopatia; mentre il primo è specificamente studiato per mettere a disposizione dell’organismo e dell’occhio antiossidanti e antinfiammatori (antociani, flavonoidi, curcuminoidi, fitosteroli …), il secondo abbina nutraceutici (luteina e zeaxantina; antocianosidi, silmarina e la silibina …) in grado di migliorare la perfusione delle strutture oculari e ridurre i processi degenerativi. Il TOTAL EYEBRIGHT-M (NW2415), in particolare, si è rivelato utile nel trattamento dello stress oculare responsabile o associato alla sindrome dell’occhio secco ed allo xeroftalmo; entrambi gli integratori garantiscono comunque un importante apporto di vitamina A: mentre il TOTAL EYEBRIGHTC (NW2414) contiene 600 μg (100% beta-carotene) di retinolo per compressa, il TOTAL EYEBRIGHT-M (NW2415) mette a disposizione dell’organismo 1500 μg di vitamina A di 300 μg da olio di fegato di merluzzo e 1200 μg da beta-carotene.

Logicamente, alla presenza di dispepsia e problemi digestivi, alterato assorbimento intestinale dei grassi, quadri disfunzionali o infiammatori gastro-intestinali l’eventuale integrazione nutrizionale deve essere rivolta alla gestione ed al miglioramento delle problematiche che condizionano l’assorbimento della vitamina A; chiaramente, qualora la valutazione multidimensionale del professionista del ben-essere identifichi aree specifiche (stress, ansia, alterazioni metaboliche …) è possibile utilizzare l’integrazione specifica più adeguata, per mezzo del profilo nutrizionale.

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