ultimo aggiornamento: 26 Novembre 2020 alle 17:12
definizione
Ipersensibilità oculare caratterizzata da un eccessivo fastidio e da intolleranza dell’occhio alla luce solare o ad un’intensa illuminazione artificiale, che causa avversione nei confronti della luce, senso di disagio, dis-confort o dolore: la fotofobia non è una malattia, ma una sintomo comune a diverse condizioni; dal greco φῶς (phôs → luce) φόβος (phobos → timore, paura).
descrizione – eziopatogenesi
Occorre ricordare che ci sono quattro componenti principali che coadiuvano il funzionamento dell’occhio: la cornea ed il cristallino che sono posizionati nella parte frontale e concentrano la luce che arriva dall’esterno verso la retina che ha il compito di convertire gli stimoli luminosi ricevuti in impulsi elettrici da inviare al cervello tramite il nervo ottico; problemi in una fra queste strutture possono compromettere l’immissione di luce all’interno dell’occhio o la trasmissione del segnale, causando sensibilità alla luce.
L’ipersensibilità può essere causata da una sovra-stimolazione dei fotorecettori retinici, da un’iperattivazione delle vie di trasmissione dell’impulso bioelettrico, da irritazione del sistema nervoso centrale (come nel meningismo) o ipereccitabilità delle zone sensitive, come si verifica nell’emicrania con aura (aura emicranica): la sensibilità si manifesta in vari gradi, e potrebbe comparire anche senza una causa scatenante o come conseguenza dell’invecchiamento (senescenza).
La fotofobia può essere considerata anche un sintomo patognomonico del dis-stress, in quanto l’attivazione ortosimpatica adattativa della sindrome generalizzata di adattamento può causare intensa midriasi: l’incapacità da parte della pupilla di regolare il flusso di luce in entrata, spesso causa flashing pupillare, con l’insorgenza di iperestesia patologica alla luce. Anche i farmaci possono causare sensibilità alla luce come conseguenza della loro azione midriatica: solo per citarne alcuni, scopolamina, atropina, furosemide, chinino, tetraciclina e doxiciclina; la dilatazione della pupilla, può essere provocata anche dall’assunzione di cocaina ed amfetamine.
L’intolleranza nei confronti dello stimolo luminoso può verificarsi anche quando un’eccessiva quantità di luce penetra all’interno dell’occhio in presenza di fenomeni infiammatori (congiuntivite, irite, uveite o cheratite), di danni corneali (abrasioni corneali o ulcerazioni) e/o retinici (distacco nella retina) o di cataratta; nei portatori di lenti a contatto si può manifestare questo sintomo come indicatore di sofferenza dell’occhio.
Anche gli occhi di colore più chiaro possono influenzare la sensibilità: in questo caso sembra che la fotofobia possa essere dovuta alla ridotta quantità di melanina, che conferisce una minore protezione contro l’illuminazione solare; anche nell’albinismo, come conseguenza del deficit di pigmentazione melaninica nella coroide, rende l’iride alquanto traslucida, esponendo il soggetto ad una maggiore sensibilità agli stimoli luminosi, non riuscendo a bloccare completamente la luce che penetra nell’occhio.
La fotofobia può anche essere intesa come paura della luce: in questo caso si tratta di un’avversione di natura eminentemente psicologica.
sintomatologia
Strabismo, istinto di chiudere gli occhi, cefalea, irritabilità in prossimità delle luci, dolore oculare, talvolta offuscamento della vista, diplopia e/o visione distorta: la fotofobia può associarsi a sintomi diversi, che dipendono dalla causa sottostante; alcune persone manifestano sensibilità solo alla luce molto intensa, mentre nei casi più gravi può insorgere un notevole dolore per l’esposizione a qualsiasi fonte luminosa (luce solare o artificiale, fiamme di candele o fuochi).
Bruciore e ed eccessiva lacrimazione (fino all’iperlacrimia) sono sintomi di accompagnamento frequenti, rigidità nucale, mentre l’insorgenza di nausea e vomito possono indicare una problematica che non coinvolge solamente l’occhio.
fotofobia, midriasi e Kinesiologia Transazionale®
Il cosiddetto “flashing eye”, definito anche irrequietezza pupillare, è un fenomeno che si verifica per incapacità delle fibre colinergiche che controllano l’attività del muscolo sfintere della pupilla (innervato da fibre parasimpatiche) di mantenere una contrazione consistente e prolungata nei confronti di uno stimolo luminoso, osservando un’alternanza fra restringimento della pupilla («pinning») e dilatazione della stessa («flashing»): la pupilla funzione come un diaframma che il sistema nervoso utilizza per ridurre la quantità di luce che penetra nell’occhio e grazie alla sua “chiusura” è possibile l’effetto di uno stimolo sopraliminare; in condizioni di visione scotopica o nello stress, il diametro pupillare aumenta, per effetto della midriasi, nel tentativo di incrementare la quantità di luce che colpisce i recettori visivi, aumentando la acuità e capacità visiva.
Il contrasto fra la tendenza difensiva alla miosi, in risposta ad uno stimolo luminoso troppo intenso, e la midriasi dipendente dallo stress crea il fenomeno del “occhio lampeggiante”(flashing pupillare); l’azione degli stressor si traduce in una iperstimolazione ortosimpatica, con conseguente rilascio di adrenalina nel torrente circolatorio e riduzione della capacità costrittiva pupillare: questo provoca un eccesso di luce che l’occhio cerca di contrastare attraverso la miosi, che viene contrastata dall’azione midriatica delle catecolamine prodotte nel dis-stress, creando una oscillazione fra chiusura e apertura della pupilla. Il fenomeno non deve essere sottovalutato, in quanto è responsabile della fotofobia che accompagna lo stress cronico, associata ad una contestuale riduzione della capacità di accomodamento del cristallino, che crea una diminuzione della capacità visiva da lontano, portando ad un quadro caratteristico di astenopia.
In Kinesiologia Transazionale®, il fenomeno del flashing pupillare è considerato un sintomo patognomico di stress: illuminando con una piccola torcia elettrica o una pila un occhio alla volta, è possibile notare una miosi reattiva dipendente dal riflesso fotomotore, talvolta accompagnato da un riflesso di ammiccamento, solitamente bilaterale (anche se talvolta si osserva anisocoria) seguita immediatamente da midriasi; se si mantiene l’illuminazione continua l’alternanza a pendolo di midriasi e miosi.
L’associazione di fotofobia, con positività al test del flashing pupillare, ed altri indicatori di stress è uno strumento fondamentale nella diagnosi differenziale per il professionista del ben-essere per discriminare fra le possibili cause: qualora si evidenzi la presenza di stress, grazie alla contestuale positività al test di Raglan ed al test di Deutsch, è possibile intervenire identificando, attraverso una valutazione multidimensionale, le migliori soluzioni possibili.