ultimo aggiornamento: 2 Marzo 2023 alle 16:44
definizione
L’atto del serrare, cioè dello stringere i denti, in posizione statica, con la debita pressione, in assenza di cibo da masticare, è detto anche serramento dei denti o clenching: può essere considerato un movimento parafunzionale, non di rado espressione di uno stato di ansia (manifesta o latente) o di malocclusione: anche se questa parafunzione viene spesso associata al digrignare i denti, che può essere considerato un segno patognomonico del bruxismo cui viene invariabilmente associato, è possibile e più frequente di quanto si pensi, che l’atto del serrare i denti si manifesti isolatamente; dal latino serare (chiudere stringendo, stringere con forza, sbarrare un’apertura o un passaggio, tenere chiuso impedendo di uscire).
considerazioni sul serramento occlusale
Le parafunzioni sono atteggiamenti che determinano un contatto non fisiologico tra denti superiori e inferiori e devono essere considerate il tentativo inconscio di “scaricare” lo stress, il disagio e la tensione emotiva ai quali non si concede spazio a livello cosciente: una forma di somatizzazione del distress e/o del disconfort. Lo “stringere con forza” impedisce a ciò che vuole emergere di fuoriuscire, “sbarrandone il passaggio”, proprio grazie al “tenere chiusa (la bocca ed i denti), impedendo di uscire” ciò che proviamo; parimenti, stringiamo i denti anche anche come atto (inconscio e inconsapevole) finalizzato ad aumentare la capacità di sostenere una grave tensione fisica o psichica, per proseguire uno sforzo, per resistere nel tentativo di tenere duro. Per alcuni aspetti associati ai significati somato-emotivi dello stringere i denti è possibile leggere l’articolo → a denti stretti ….
Nel serramento i denti restano a contatto troppo a lungo con contrazione dei muscoli masticatori e possibile insorgenza di disordini dell’articolazione temporo-mandibolare; il perdurare nel tempo di questa attività parafunzionale ha effetti devastanti non solo per l’area stomatognatica, ma anche per gli effetti posturali e articolari che inducono. Normalmente, i denti vengono in contatto indicativamente 20 minuti al giorno, durante la masticazione o mentre si parla, mentre usualmente la bocca rimane in stato di disclusione: nel serraggio (o nel bruxismo) i denti non solo rimangono in contatto anche 6÷8 ore (su 24), ma possono essere sottoposti a pressioni molto elevate, se si considera che il muscolo massetere è in grado di sviluppare pressioni pari a 450 kg/cm2 (pressione occlusiva); in massima tensione occlusiva è possibile raggiungere pressioni, per ogni dente molare, pari a 100-150 kg/cm2.
Per quanto il serramento dentale, cioè l’atto di stringere forte i denti tra loro, comporti una usura minore, rispetto al digrignare i denti (cioè farli strisciare o sfregare gli uni contro gli altri), questa attività parafunzionale comporta la creazione di microfratture e piccole filature dello smalto dei denti (spaccature dovute alla pressione), buchetti nelle cuspidi dei molari e un aumento della sensibilità termica.
Oltre ai danni diretti ai denti, il serramento occlusale può essere responsabili di disordini temporo-mandibolari che possono evolvere in scrosci mandibolari, nelle disfunzioni cranio-cervico-mandibolari, nella sindrome dolorosa mio-faciale o in altre manifestazioni disfunzionali o patologiche dell’area stomatognatica, con possibili ripercussioni sull’intero corpo; il serramento cronico è in grado di provocare alterazioni della conformazione anatomica dell’articolazione temporo-mandibolare che si manifestano con l’insorgenza di click mandibolari durante l’apertura della bocca, nel masticare o nello sbadigliare, associato frequentemente a dolore localizzato a livello dell’articolazione, difficoltà masticatorie ed in grado di provocare acufeni, otodinia, cefalea o cervicalgia.
normalizzazione della disclusione
La disclusione, cioè la separazione delle superfici occlusali, è lo stato fisiologico normale di riposo della bocca: non coincide con l’apertura della bocca, in quanto perchè ciò avvenga deve essere inibita l’azione di alcuni muscoli serratori o attivata l’azione di muscoli in grado di trazionare verso il basso la mandibola; per quanto si possano osservare forme di disclusione associate, comunque, a stati di ipertono della muscolatura masticatoria (disclusione serrata), grazie alla disclusione i denti e le articolazioni possono sopportare, senza stress eccessivi, le forze cui sono sottoposti.
Il fenomeno del clenching, oltre che potenzialmente dannoso per i denti ed al parodonto, sottoposti a pressioni eccessive che ne possono danneggiare la funzione, da un lato può attivare foci irritativi (denti neurologici, precontatti occlusali …) in grado di disequilibrare il sistema propriocettivo agendo sulla postura, dall’altro può innescare l’attivazione di recettori parodontali e l’innesco di un feedback neuromuscolare, consentendo di prevenire sia l’aumento dell’attività parafunzionale, sia eventuali circoli viziosi in grado di facilitare l’evoluzione di quadri disfunzionali dell’apparato stomatognatico, sia gli esiti a lungo termine su postura ed articolazioni.
La valutazione (ed eventuale riequilibrazione) delle disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare, lo studio dell’azione dei muscoli masticatori e della loro sinergia d’azione, l’identificazione della presenza di denti neurologici sono possibili step necessari per identificare in che modo agire efficacemente per correggere la disfunzione articolare: ugualmente non bisogna sottovalutare la possibilità che essendo lo scroscio espressione dalla somatizzazione di situazioni di distress e disconfort, l’utilizzo delle tecniche di allentamento dello stress emotivo, il ricorso all’utilizzo dei riflessi neuro-vascolari si dimostrano, spesso, validi mezzi per ridurre l’impatto della componente “emotiva”, invariabilmente presente in questi quadri disfunzionali.
In molti casi è opportuno adottare cambiamenti dello stile di vita e/o utilizzare dispositivi che aiutano a evitare di serrare la mascella e digrignare i denti, ovvero ricorrere a placche di svincolo occlusale (bite) e/o riposizionatori occlusali che permettono la riprogrammazione neuro-mio-fasciale dei muscoli masticatori e riducono la traumatologia del tavolato occlusale, migliorando i rapporti articolari fra il condilo della mandibola e l’acetabolo del processo zigomatico dell’osso temporale.
Attraverso l’uso di questo complementi terapeutici, meglio se in associazione con interventi di riequilibrazione della muscolatura che agisce sull’apparato stomatognatico e di ribilanciamento del sistema cranio-sacrale, è possibile far si che l’articolazione ritrovi un suo equilibrio e che permetta in molti casi al menisco articolare di muoversi in modo armonico con il resto dell’articolazione. L’utilizzo di esercizi rilassanti della muscolatura, da ripetere quotidianamente, sono elementi utili a facilitare il processo di riequilibrazione ed a favorire l’allungamento dei legamenti mandibolari, quando questi siano soggetti a fenomeni fibrotici.
La possibilità di effettuare una valutazione multidimensionale deve essere considerata uno strumento duttile ed efficace nelle mani del professionista del ben-essere, specializzato in Kinesiopatia® e/o Kinesiologia Transazionale®: grazie all’utilizzo di specifici test muscolari è possibile discriminare fra i differenti agenti causali, identificando l’eventuale presenza di spine irritative o di cofattori eziologici in grado di amplificare gli squilibri presenti a livello dell’area stomatognatica; la specializzazione nell’utilizzo del Cranio-Sacral Repatterning®, per la delicatezza e la contemporanea efficacia, deve essere considerata una scelta prioritaria nel riequilibrio delle disfunzioni del sistema cranio-cervico-mandibolare e nel trattamento dei faults che frequentemente condizionano il sistema di respirazione primario cranio-sacrale.
Qualora la componente stressogena assuma un ruolo significativo, è possibile rinforzare il lavoro specifico sull’area stomatognatica (o su possibili fattori causali ascendenti o discendenti che agiscano su di essa) attraverso una appropriata integrazione alimentare mirata a ridurre lo stress, gli effetti della vulnerabilità emotiva o l’algia. Il professionista del ben-essere, grazie alle sue competenze ed all’uso del test nutrizionale, è in grado di suggerire possibili supplementi che aiutino la transizione verso un maggiore benessere: in genere prodotti come il Total 5 HTP od il Serene Renew sono in grado di aiutare a ridurre l’impatto del disagio emotivo, facilitando il lavoro di allentamento dello stress, così come esistono differenti integratori alimentari in grado di agire sullo distress fisico e/o mentale (Core Level Adrenal, DSF Formula, Total Brain, solo per citarne alcuni) o sul dolore e la tensione (Liga PN); per maggiori approfondimenti si consiglia di visitare il sito NUTRIWEST.IT.