definizione
L’insieme dei processi e delle abilità implicate nel ricordo di intenzioni che devono essere realizzate nel futuro: è quella funzione che consente di realizzare le cose che si ha intenzione di fare ma che non è possibile mettere in atto nel momento stesso in cui si sono pensate, ma devono essere rimandate a un momento successivo; funzione preposta a definire degli schemi di azione in modo che l’ottimizzazione dei tempi e degli spazi, frutto della pianificazione, venga tradotta in atti concreti ovvero la capacità di ricordare di compiere un’azione precedentemente programmata, in un preciso momento temporale o a seguito di uno specifico evento mentre si è impegnati nello svolgimento di un’altra attività.
La memoria prospettica è una funzione mnestica legata al ricordo di azioni da eseguire nel futuro: è un processo che organizza, e ottimizza, tempi e spazi utili alla pianificazione di specifici comportamenti: è grazie a questa abilità, che siamo in grado di programmare un’azione e metterla in atto quando serve, in ogni momento della vita quotidiana; realizzare con successo delle intenzioni pianificate è un aspetto centrale del comportamento orientato a un obiettivo. Le intenzioni possono fallire se ci dimentichiamo di agire quando è necessario farlo; nel 1996 lo psicologo statunitense Albert Ellis ha individuato cinque stadi specifici in cui si articola il lavoro della memoria prospettica:
→ creazione dell’intenzione: la prima fase fa riferimento alla codifica del contenuto dell’azione futura (il cosa), ovvero si decide cosa si vuol fare, dell’intenzione (la decisione di fare qualcosa) e del contesto di recupero (il quando, cioè il momento giusto per eseguire l’azione); emerge l’intenzione di fare una cosa in uno spazio temporale immaginato.
→ intervallo di ritenzione: la seconda fase fa riferimento all’intervallo tra il momento della codifica dell’intenzione e l’inizio dell’intervallo potenziale di prestazione; questi intervalli possono variare notevolmente, sia nella durata (possono durare da pochi minuti a diverse ore o giorni) sia nel contenuto. questo arco temporale copre l’intervallo tra il momento in cui l’intenzione viene codificata e il momento in cui si agisce per realizzarla. Chiaramente, a seconda della persona e delle circostanze, la durata di questo lasso di tempo può essere molto differente: durante l’intervallo di tempo che separa la formulazione dell’intenzione dalla sua esecuzione (fase di delay), generalmente la persona è coinvolta in altre attività che assorbono le risorse cognitive ed emotive di chi deve realizzare l’intenzione precedentemente pianificata.
→ intervallo di prestazione: questo è il momento in cui l’intenzione viene riabilitata e ci si predispone per realizzarla, cioè corrisponde al periodo di tempo durante il quale il proponimento deve essere recuperato; in questa fase entra in gioco la componente prospettica che ci consente di dedicarci all’attività da intraprendere in funzione della pianificazione e degli obiettivi stabiliti. Solitamente, il recupero dell’informazione è collegato a una situazione ben precisa e i fattori che influiscono sulla probabilità che un’azione futura venga ricordata con successo sono diversi; ovviamente, è necessaria una corrispondenza tra un contesto di recupero già codificato e la situazione attuale (quello che in inglese viene definito con il termine matching).
Affinché una data situazione sia riconosciuta come familiare e legata a qualche esperienza precedente, è sufficiente una sovrapposizione delle caratteristiche codificate con quelle percepite, ma perché si recuperi il contenuto dell’intenzione e si svolga correttamente l’azione non basta la sensazione di familiarità generata dall’apparizione dell’evento-target, ma è necessario anche ricordarsi cosa fare esattamente: è necessario che venga riattivata la componente prospettica, e che l’attenzione si sposti dall’attività che stiamo svolgendo al compito prospettico.
Se una sola fase di questo processo viene “saltata”, si va incontro al parziale o totale fallimento prospettico.
→ esecuzione dell’azione intenzionale: la quarta fase riguarda la realizzazione dell’intenzione, che si ha solo se si inizia ad eseguire l’azione; l’esecuzione dell’azione intenzionale implica non solo che la persona ricordi che qualcosa deve essere fatto in un determinato momento e in cosa consiste questo qualcosa da farsi, cioè come tale azione deve essere messa in atto, ma che, grazie alla memoria prospettica, decide concretamente di portare a compimento l’azione.
→ valutazione del risultato (confrontando il contenuto retrospettivo): la quinta fase corrisponde all’analisi comparata fra l’intenzione, cioè cosa si voleva fare, e quanto si è realizzato; dalla comparazione deriva la valutazione del risultato, ovvero dell’intenzione realizzata (o la consapevolezza di non aver raggiunto l’obiettivo che si aveva immaginato e ci si era preposti).
Una cattiva prestazione prospettica però può derivare da molteplici fattori, come ad esempio la mancanza di abilità o l’essere in possesso di conoscenze insufficienti per affrontare la prestazione; inoltre, possono intervenire degli eventi, come la presenza di imprevisti che obbligano a modificare l’organizzazione prevista, che interrompono l’azione in corso: in questo caso è necessario ristabilire oppure ripianificare l’azione iniziale attraverso una nuova codifica.
Memoria e programmazione sono molto legate proprio in virtù della funzione prospettica, cioè della capacità di portare a compimento in tempi successivi una intenzione creata antecedentemente: spesso molti progetti si perdono per il blocco in uno degli stadi della memoria prospettica.