placca di svincolo occlusale (bite)

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ultimo aggiornamento: 1 Dicembre 2022 alle 13:25

definizione

Dispositivo riabilitativo temporaneo, utilizzabile in caso di malocclusione o di squilibri dell’area stomatognatica oppure qualora esistano problematiche a livello occlusale in grado di interferire con il corretto funzionamento delle catene muscolari corpo (disfunzioni discendenti); utile anche come strumento di riequilibrazione delle disfunzioni cranio-mandibolari o del complesso cranio-cervico-mandibolare, e come complemento per il trattamento dell’apparato stomatognatico e delle sue problematiche funzionali (movimenti parafunzionali, bruxismo, tendenza al “serraggio”, discinesie mandibolari, disfunzione dei muscoli della masticazione, sindrome di Costen, D.T.M., D.C.C.M., cheilofagia … ).

Comunemente chiamata “bite” (→ , in inglese, morso), la placca di svincolo occlusale dovrebbe essere definita più correttamente definita bite plane (→ letteralmente “morso piano”, cioè, italianizzato, bite piano): anche se spesso esistono differenti tipi di bite, in particolare per quanto riguarda i materiali, in genere, nell’ambito della Kinesiopatia®, quando si parla di placca di svincolo occlusale ci si riferisce alla placca di Michigan anche se potrebbe essere considerata una limitazione rispetto ai differenti tipi di bite gnatologici possibili.

Realizzata in materiale termoplastico o in resina, a partire da un calco dentale, presenta una superficie di contatto piana a livello del piano occlusale: deve essere liscia, per non obbligare i denti a chiudere in una posizione prestabilita e svincolare il rapporto obbligato fra l’arcata superiore e quella inferiore e deve essere di materiale rigido, anche se esistono materiali accoppiati che presentano una superfice rigida verso il piano occlusale e una più morbida a contatto col denti che va a ricoprire completamente; a seconda delle applicazioni può essere mantenuta (o meno) la guida canina ed incisiva. I bite in materiale morbido, pur potendo prevenire traumatismi ai denti ed essere utili in differenti situazioni disfunzionali dell’apparato stomatognatico, non vengono considerati dalla Kinesiopatia® placche di svincolo occlusale, in senso stretto.

Ovviamente il bite deve risultare ben adattato e indossabile senza fatica e offrire una buona ritenzione e stabilità: i movimenti delle labbra e della lingua non devono spostarlo e, in qualsiasi punto vengano applicate pressioni, l’apparecchio non deve inclinarsi o muoversi; è importante che non siano presenti caratterizzazioni di superficie occlusale che potrebbero interferire con i movimenti mandibolari. Spesso i contatti posteriori sono più accentuati degli anteriori ed è possibile che talvolta esistano asimmetrie di contatto fra un lato e l’altro, almeno in fase iniziale di trattamento: lo spessore del bite deve essere adeguato allo scopo e dovrà essere attentamente valutato per mezzo di test kinesiologici dal professionista del ben-essere, che potrà modificarne lo spessore (agendo di conseguenza sulla dimensione verticale di occlusione) in funzione dell’evolversi del trattamento.

considerazioni sull’uso del bite

Per quanto ci siano differenti filosofie al riguardo, l’esperienza maturata in Kinesiologia Transazionale® attraverso l’uso sistematico del test muscolare e l’esperienza clinica, la scelta, in genere, è di posizionare il bite plane sull’arcata dentale inferiore, in modo che interponendosi fra le arcate dentali svincoli i contatti di occlusione, proteggendo le superfici dentali e decomprimendo l’articolazione temporo mandibolare, e, permettendo il rilassamento muscolare, coadiuvi il riposizionamento della mandibola: in realtà, soprattutto in una fase iniziale, l’aumento della dimensione verticale di occlusione potrebbe aumentare il serraggio muscolare (iperattività dei muscoli masticatori) anche se l’intervento del professionista del ben-essere, attraverso le tecniche di riequilibrazione, riprogrammazione neuro-mio-fasciale, non solo è in grado di minimizzare o neutralizzare eventuali effetti collaterali, ma di accelerare il processo di normalizzazione dell’articolazione temporo-mandibolare o delle discinesie dei muscoli masticatori. L’azione della placca di svincolo occlusale può indurre un rilassamento muscolare o un diverso uso della muscolatura masticatoria e buccale: se da un lato questo, frequentemente, comporta una riduzione/risoluzione della sintomatologia dolorosa, come già anticipato, non è raro che si possano manifestare dolenzia ai lati del cranio (in particolare nell’area temporale) o nell’area sub-occipitale, sensazione di cerchio alla testa (a volte descritto come la sensazione di avere un elmetto) che può sfociare in cefalea, soprattutto al mattino, al momento del risveglio; può accompagnarsi ad un senso di dolenzia nella zona delle guance causato dal lavoro dei muscoli masticatori avvenuto durante la notte a causa dell’eccessivo digrignamento.

L’idea che è stata alla base della terapia è quella di impedire ai denti di entrare in contatto tra di loro, in modo da svincolare la mandibola dall’occlusione e l’articolazione temporo-mandibolare da una posizione obbligata dalla masticazione e dai contatti (o dagli eventuali pre-contatti): la mandibola, libera di seguire le forze muscolari che piano piano la guidano verso una nuova posizione, in genere è in grado di raggiungere un bilanciamento più fisiologico e di riposo, soprattutto quando vengano riequilibrata la funzionalità dei muscoli masticatori (per mezzo di test muscolari specifici o tecniche dedicate) e corrette le forze che agiscono sulla stessa, siano esse ascendenti o discendenti; la continuità sia nell’uso della placca di svincolo occlusale (non di rado tutto il giorno), sia degli interventi riprogrammazione neuro-mio-fasciale è, spesso, della massima importanza, perché i recettori neuromuscolari sono molto sensibili ad hanno una memoria molto sviluppata. Infatti appena si chiude la bocca, portando i denti in contatto, essi registrano la posizione, che rimane in memoria per diverso tempo, impedendo alla mandibola (e quindi all’articolazione) di portarsi piano piano verso una posizione di riequilibrio: questo spiega la necessità di una continuità di utilizzo, per “cancellare” queste memorie “posturali” e “funzionali”, e l’importanza di un lavoro di riequilibrazione nel tempo, che consentono degli spostamenti graduali della mandibola, fino a giungere una posizione di equilibrio e e stabilità (posizione di centrica) dell’articolazione temporo-mandibolare.

In alcuni soggetti, la placca di svincolo potrà essere utilizzata solo di notte, in modo da ridurre l’impatto che certe dinamiche somato-emotive (parafunzione, bruxismo, serraggio …) possono avere sull’area stomatognatica, andando progressivamente a eliminare le posture viziate e dare stabilità alla masticazione: l’aumento della dimensione verticale di occlusione che comporta l’uso del bite, può aiutare alla risoluzione della sintomatologia dolorosa, per quanto l’intervento di un professionista del ben-essere, che agisca sui possibili agenti causali locali o distanti e sui cofattori eziologici, deve essere sempre considerata un elemento imprescindibile, anche in considerazione delle disfunzioni cranio-cervico-mandibolari presenti in contesti simili.

La placca di svincolo occlusale può rivelarsi molto utile anche nel caso in cui precontatti o malocclusione riducano la performance ottimale, inducano dolori in distretti distali o alla presenza di disfunzioni discendenti, ovvero che inducono problematiche corporee dipendenti direttamente dall’area stomatognatica.

 

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