ultimo aggiornamento: 22 Febbraio 2023 alle 19:16
definizione
Parte apicale dell’epifisi prossimale, la testa dell’omero è costituita da una grossa superficie emisferica liscia (sfera convessa) rivestita da cartilagine ialina, diretta medialmente ed in rapporto con la fossa glenoidea della scapola, con cui costituisce l’articolazione gleno-omerale; è delimitata, sul suo contorno, da un leggero restringimento, il collo anatomico, che la individua rispetto a due rilievi situati nelle sue vicinanze: il tubercolo maggiore, su cui fanno entesi il muscolo sopraspinato, il muscolo infraspinato ed il muscolo piccolo rotondo, ed il tubercolo minore, su cui si inserisce il muscolo sottoscapolare.
Questi muscoli costituiscono, nel loro insieme, la “cuffia dei rotatori”, fondamentali per la stabilizzazione dell’articolazione della spalla. La superficie articolare della testa dell’omero si può assimilare ad un terzo di sfera (elissoide) dal raggio di 30 mm: forma con l’asse diafisario (parallelo al piano sagittale), definito “angolo di inclinazione”, un angolo di circa 135° mentre con il piano frontale (piano coronale) crea un “angolo di declinazione” di circa 30°; il confine tra la cartilagine articolare e la metafisi prossimale (collo anatomico) presenta una inclinazione di 45°.
La testa dell’omero è orientata medialmente e supero-posteriormente; essendo al sua superficie articolare maggiore rispetto all’area di contatto della glena, sono necessarie misure di stabilizzazione statica e contenimento dinamico per evitarne la lussazione o la distrazione articolare: la presenza di un labbro articolare (cercine glenoideo) che favorisce la formazione dell’effetto “ventosa gleno-omerale”; l’esistenza di una capsula articolare contenente liquido sinoviale e di legamenti, che garantiscono l’espressione di forze coerenti, in grado di aumentare l’adesione-coesione articolare; la coordinazione neuro-muscolare e l’attuazione sequenziale del movimento, elementi indispensabili per l’espressione di un corretto ritmo scapolo-omerale; la “concavity compression” esercitata dai muscoli della cuffia dei rotatori, sono tutti fattori che contribuiscono al mantenimento della testa omerale in posizione di stabilità rispetto alle forze di traslazione che tenderebbero a disarticolarla dalla cavità glenoidea. Infatti l'”equilibrio gleno-omerale” è il meccanismo stabilizzatore che permette alla glenoide di essere posizionata in modo che la somma vettoriale di tutte le forze dei muscoli che agiscono sulla testa omerale (forza di reazione globale dell’articolazione omerale) passi attraverso l’hypomochlion della cavità articolare.
Il R.O.M. dell’enartrosi della spalla non coincide con la mobilità del braccio: infatti l’arto superiore compie rotazioni di 180°, ma questa ampiezza di movimento è ottenuta non solo per il movimento della testa omerale rispetto alla glenoide, ma anche grazie al concorsuale movimento della scapola, che si muove, modificando la cinematica scapolo-toracica; ugualmente, per mantenere il più possibile la centrica articolare, infatti, durante il movimento di abduzione del braccio, la testa dell’omero deve extraruotare, per evitare il contatto fra la grande tuberosità e l’acromion, e scongiurare il formarsi di un conflitto subcoracoideo fra il tendine del muscolo sottoscapolare e la testa dell’omero: ugualmente è possibile la creazione di un conflitto postero-superiore fra il trochite ed il margine postero-superiore della glenoide, quando l’arto è portato in abduzione orizzontale e massima extrarotazione.