ultimo aggiornamento: 20 Novembre 2018 alle 17:30
La particolare morfologia dell’articolazione gleno-omerale, una delle cinque articolazioni che interessano la spalla, consente a questa enartrosi una grande libertà di movimento, garantendo all’arto superiore mobilità articolare, R.O.M.: il particolare tipo di diartrosi permette notevoli spostamenti dell’omero rispetto alla scapola, accordando al braccio la possibilità di anteposizione o retroposizione, elevazione o abbassamento, intrarotazione o extrarotazione oppure circonduzione; essendo intrinsecamente instabile richiede mezzi esterni di contenimento e stabilizzazione.
La cavità glenoidea della scapola possiede una dimensione insufficiente per offrire una significativa resistenza alla lussazione: la limitata capienza della cavità acetabolare viene compensata dalla componente muscolo-tendinea che, pur non assicurando un contenimento assoluto, garantisce, al contempo, quella mobilità della testa dell’omero, che conferisce a questa articolazione caratteristiche uniche; l’articolazione gleno-omerale è circondata da una capsula articolare rinforzata, nella sua porzione antero-superiore, dal legamento coraco-omerale e dal legamento gleno-omerale. La presenza di queste strutture fibro-connettivali, pur svolgendo la funzione di “redini di controllo” delle traslazioni o delle rotazioni gleno-omerali, non può essere considerata sufficiente a limitare i rischi di danno all’articolazione nella maggior parte delle comuni posizioni funzionali dell’articolazione stessa, non riuscendo ad svolgere un sufficiente ruolo di “stabilizzatore”.
La “concavity compression” è un importante meccanismo di stabilità: la compressione della testa omerale (convessa), esercitata dai muscoli della cuffia dei rotatori, sulla cavità glenoidea (concava), mantiene l’epifisi omerale stabile, rispetto alle forze di traslazione: la resistenza alla tendenza alla sublussazione articolare è direttamente proporzionale alla profondità della concavità articolare ed alla forza di compressione esercitata dai muscoli della cuffia dei rotatori. Al mantenimento della “concavity compression” e della stabilità della spalla, contribuiscono altri importanti fattori: occorre ricordare che l’articolazione gleno-omerale è ermeticamente chiusa dalla capsula articolare ed all’interno di essa vi è una pressione leggermente negativa che tenere uniti tra loro i capi articolari. Non bisogna dimenticare, poi, che il centro della glenoide è coperto da uno strato relativamente sottile di cartilagine articolare: più ci si allontana dal centro, più la cartilagine si ispessisce, presentando una maggiore flessibilità; nella parte più esterna, il labbro glenoideo e la capsula assicurano una ancora maggiore duttilità e versatilità: questa elasticità incrementale permette alla cavità articolare di adattarsi ed aderire perfettamente alla faccia articolare omerale che è liscia, creando un effetto di “suzione”, una sorta di vacuum, che resiste alle forze distraenti, definito “ventosa gleno-omerale“. Anche la forza di “adesione-coesione articolare“, creata dal fluido contenuto dalla capsula articolare, assume un ruolo di notevole importanza: grazie all’attrazione molecolare intrinseca del liquido sinoviale e quella che questi esercita verso le superfici articolari, la testa omerale viene mantenuta adesa alla glenoide.
L'”equilibrio gleno-omerale” è un altro importante mezzo di stabilizzazione articolare: la somma vettoriale di tutte le forze dei muscoli che agiscono sulla testa omerale (detta anche “forza di reazione globale dell’articolazione omerale“) passa attraverso l’hypomochlion della cavità glenoidea, mantenendo la testa dell’omero nella corretta posizione, rispetto alla glenoide. La profondità dell’acetabolo è il risultato di un insieme di componenti quali la morfologia della superficie di contatto, con la sua lieve concavità centrale; la cartilagine articolare, spessa alla periferia rispetto al centro, ed il labbro glenoideo. La funzionalità contenitiva può essere compromessa da qualunque fattore che infici l’azione sinergica delle sue componenti come, ad esempio, una glenoide con sviluppo ridotto o piatto oppure dotata di concavità effettiva diminuita; l’alterazione della superficie di contatto può essere la conseguenza di una lesione o di usura o di fratture del bordo glenoideo oppure del distacco del labbro glenoideo, con al conseguente diminuzione della profondità effettiva della fossa glenoidea: questo tipo di lesioni possono predisporre l’articolazione a ricorrenti sublussazioni o lussazioni. Analogamente, lesioni a carico della cuffia dei rotatori, possono ridurre l’azione di “compressione” articolare, creando instabilità: il venir meno della loro funzione di “coartatori” della articolazione gleno-omerale, può associarsi alla sub-lussazione superiore della testa omerale ed all’usura del labbro superiore della cavità glenoidea.