ultimo aggiornamento: 1 Settembre 2017 alle 11:17
La meccanica della spalla si basa sul bilanciamento tra mobilità e stabilità delle articolazioni che la compongono: queste caratteristiche sono garantite dal perfetto equilibrio tra le azioni delle sue componenti passive (capsula articolare e legamenti; “adesione-coesione articolare“ ed effetto “ventosa gleno-omerale“ del liquido sinoviale intra-articolare; caratteristiche delle superfici articolari) e delle sue componenti attive muscolari (cuffia dei rotatori, ritmo gleno-omerale-scapolo-toracico, muscoli che agiscono sulla spalla): l’azione sinergica e coordinata di queste componenti è finalizzata al mantenimento del centro di rotazione della testa omerale sulla superficie della cavità glenoidea, durante il movimento dell’arto superiore su tutti piani dello spazio. L’equilibrio gleno-omerale può essere definito, pertanto, come quel meccanismo per cui il bilanciamento di tutte le forze muscolari che agiscono sulla testa omerale (“forza di reazione globale dell’articolazione omerale”) genera un vettore (somma vettoriale) che passa attraverso la cavità glenoidea, mantenendo le due componenti in rapporto diretto e facendole agire all’unisono: il risultato di questo equilibrio di forze è che glenoide e testa dell’omero mantengono costantemente il loro rapporto assile reciproco, in qualunque movimento fisiologico della spalla. Ovviamente le strutture osteo-fibro-cartilaginee, che compongono l’articolazione, devono essere integre, pena la perdita della stabilità dell’equilibrio gleno-omerale; tale bilanciamento delle forze può rivelarsi inutile anche alla presenza di un grave squilibrio muscolare o di una eccessiva retroversione glenoidea perché, in queste condizioni, la forza di reazione globale dell’articolazione omerale non è allineata con la glenoide. L’equilibrio gleno-omerale e la stabilizzazione articolare sono garantite da coppie di forze, che agiscono sull’articolazione gleno-omerale: un importante insieme di effettori coinvolti nel mantenimento dell’equilibrio gleno-omerale è quella costituito dal muscolo deltoide brachiale e dal muscolo sopraspinato; questa coppia di forze, che agisce sul piano frontale, da un lato permette l’abduzione dell’omero, grazie alla combinazione delle componenti rotatorie, dall’altro garantisce la stabilità cranio-caudale dell’articolazione gleno-omerale, annullando le componenti traslatorie. La forza esercitata anteriormente dal muscolo sottoscapolare e posteriormente dal muscolo infraspinato e dal muscolo piccolo rotondo, che agiscono su un piano trasversale, contribuiscono alla stabilizzazione antero-posteriore dell’articolazione gleno-omerale: i muscoli della cuffia dei rotatori svolgono un ruolo importante nel controllo dell’integrità dell’articolazione gleno-omerale, sia su un piano frontale che su quello trasversale; infatti, la “concavity compression“, cioè la compressione della testa omerale (convessa), esercitata dai muscoli della cuffia dei rotatori, sulla cavità glenoidea (concava), è un importante meccanismo di stabilità, mantenendo l’epifisi omerale stabile, rispetto alle forze che ne provocherebbero la traslazione. Un’altra coppia di forze, fondamentale nel movimento di abduzione omerale, è quella composta dal muscolo trapezio superiore e dal muscolo gran dentato: durante il movimento di abduzione, il muscolo trapezio superiore sostiene la scapola con la sua componente verticale e la porta verso la propria origine, attraverso l’attivazione dei vettori orizzontali; il muscolo gran dentato accolla la scapola al torace con la sua componente verticale e la abduce con quella orizzontale. Le risultanti dei vettori di entrambi i muscoli permettono di ruotare esternamente l’angolo inferiore della scapola, facendo risalire la volta acromiale. Questi sono solo alcuni esempi di come le coppie di forze, presenti nei movimenti fisiologici della spalla, contribuiscano a creare un equilibrio dinamico che garantisce la stabilità dell’enartosi gleno-omerale, prevenendo potenziali lussazioni articolari, conflitti o danni strutturali.