definizione
Termine mutuato direttamente dalla geologia dove assume il significato di porzione di vario materiale di larghezza molto superiore allo spessore: la parola falda, che deriva dal termine tedesco falte che vuol dire piega, indica un deposito idrico tra gli strati (pieghe); un liquido “sotterraneo” che scorre con maggiore o minore lentezza fra strati, limitato inferiormente nei movimenti dal letto (della falda), solitamente una struttura impermeabile.
Nell’organismo indica un sottile strato di liquido che solitamente circonda un organo o una borsa sinoviale o “vela” una concavità od uno “scavo”; può essere considerato, in parte, un sinonimo di versamento, anche se talvolta i due lemmi sono utilizzati insieme nelle locuzioni falda di versamento periepatica, perisplenica e nel cavo del Douglas, riferendosi alla presenza di una minima quantità di liquido nella cavità addominale che va a disporsi intorno al fegato, alla milza e nel basso addome.
Per questo si parla di “falda liquida” riferendosi ad un sottile strato di liquido espressione di un essudato sieroso come l’ascite, conseguenza di una malattia epatica, o dipendente da processi flogistici, come nel caso della borsite del C.L.B. dove frequentemente è presente una falda liquida endosinoviale, flogistica o traumatica, rilevabile all’esame endoscopico.
La presenza di una una piccola falda liquida nel scavo retto-uterino del Douglas è un segno molto aspecifico che spesso può essere considerato apra-fisiologico nella donna: talvolta è sufficiente l’ovulazione, specie in presenza di dolore (indicatore di uno stravaso ematico dal follicolo al momento dell’ovulazione) o un’appendicopatia, una colecistite, una leggera colite o un qualunque processo flogistico intestinale a favorire la presenza di piccole quantità di liquido a questo livello.
Il termine falda, in ambito ecografico, viene utilizzato anche per designare il volume del liquido amniotico, durante la gravidanza: in questo caso si parla di misurazione ecografica del liquido amniotico, definendo la “falda massima” oppure l’“AFI”, cioè la somma della falda ai quattro quadranti addominali.