ultimo aggiornamento: 23 Gennaio 2023 alle 13:51
definizione
L’orbita coxale è una parte importante dell’articolazione dell’anca: rappresenta la cavità nella parte superiore dell’osso del bacino che ospita l’estremità superiore del femore e forma l’articolazione dell’anca (articolazione coxo-femorale); solitamente ci si avvale del termine orbita per sottolineare la capienza della cavità acetabolare e la predisposizione ad ospitare la testa del femore all’interno del cotile articolare e del cercine che lo circonda.
descrizione dell’orbita coxale
L’acetabolo dell’anca, conosciuto anche come cotile, è un incavo di forma sferica localizzato sulla faccia esterna dell’osso innominato, nella metà inferiore dell’osso iliaco; alla costituzione dell’orbita coxale contribuiscono, seppur in modo diverso, tutte e tre le componenti dell’osso iliaco (ilio, ischio, pube), determinando la presenza di differenti elementi costitutivi:
→ labbro acetabolare: anello fibrocartilagineo fissato lungo il perimetro dell’acetabolo, che agisce come una guarnizione, favorendo il corretto alloggiamento della testa del femore e garantendo stabilità all’intera articolazione dell’anca; al margine del labbro acetabolare si inserisce la capsula articolare.
→ faccia semilunare dell’acetabolo: porzione superiore della superficie che forma l’incavo dell’acetabolo, determinando l’orbita; ricoperta da cartilagine ialina, è l’unica parte dell’acetabolo che interagisce effettivamente con la superficie articolare della testa del femore.
→ incisura acetabolare: la porzione inferiore della superficie costituente l’incavo dell’acetabolo; garantisce il transito del legamento acetabolare trasverso (un legamento dell’anca), offrendo inserzione all’altro capo del legamento rotondo della testa del femore, che si inserisce sulla fovea capitis. Forma il cosiddetto forame acetabolare, uno spazio destinato a permettere il passaggio dei vasi sanguigni che nutrono la testa del femore.
→ fossa acetabolare: la porzione centrale e più profonda della superficie costituente l’incavo dell’acetabolo; quest’area è in continuità con l’incisura acetabolare che sostiene nell’azione di ancoraggio del legamento rotondo del femore e contiene del tessuto adiposo ricoperto da membrana sinoviale.
funzioni dell’orbita coxale
L’orbita della cavità acetabolare è responsabile del movimento dell’anca: contribuisce a sostenere il peso corporeo, fornendo stabilità sia nella postura statica, sia nella deambulazione, e, permettendo al femore di muoversi liberamente nel proprio incavo, consente i movimenti dell’arto inferiore.
Sia nella stazione eretta sia quando si cammina o si corre, l’anca sorregge il peso della parte superiore del corpo, scaricandolo lungo la catena cinematica aperta costituita dagli arti inferiori: il suo ruolo è fondamentale anche nel mantenere l’equilibrio e il corretto angolo di inclinazione pelvica. Sebbene solitamente si associ l’articolazione coxa-femorale al movimento, l’azione di sostegno deve essere considerata una componente fondamentale se non la funzione principale dell’anca.
Rispetto all’articolazione gleno-omerale, cui può essere assimilata essendo entrambi enartrosi, l’articolazione coxo-femorale è dotata di minor mobilità per garantire maggiore stabilità e rispondere alla funzione di sostegno cui è deputata; in ogni caso l’orbita coxale garantisce un ampio R.O.M. articolare ed in particolare l’articolazione dell’anca consente:
→ flessione del femore: consiste nell’elevazione frontale del femore; alla flessione del femore partecipano, principalmente, il muscolo ileo-psoas ed il muscolo retto femorale, coadiuvati dai muscoli adduttore lungo, muscolo adduttore breve, muscolo sartorio, muscolo pettineo e muscolo tensore della fascia lata.
→ estensione del femore: l’elevazione all’indietro del femore; responsabili dell’estensione femorale sono il muscolo grande gluteo, il muscolo grande adduttore, il muscolo ischio-crurale, composto dal muscolo bicipite femorale, dal muscolo semitendinoso e dal muscolo semimembranoso.
→ adduzione del femore: consiste nell’avvicinare il femore al piano sagittale, in modo che risulti parallelo alla direzione della colonna vertebrale; all’adduzione del femore concorrono, primariamente, il muscolo adduttore lungo, il muscolo adduttore breve, il muscolo grande adduttore e il muscolo gracile, e, in misura minore, il muscolo pettineo, il muscolo quadrato del femore e il muscolo grande gluteo.
→ abduzione del femore: consiste nell’elevare il femore lungo il piano frontale, in modo che assuma una posizione quasi perpendicolare alla direzione della colonna vertebrale; all’abduzione del femore prendono parte, principalmente, il muscolo piccolo e il muscolo medio gluteo, e, secondariamente, il muscolo piriforme, il muscolo sartorio e il muscolo tensore della fascia lata.
→ rotazione interna del femore (intrarotazione): consiste nel ruotare il femore verso l’interno, in modo tale che l’alluce del piede sia proiettato in direzione mediale (cioè guardi verso il piano sagittale); alla rotazione interna del femore collaborano, prima di tutto, il muscolo piccolo e il muscolo medio gluteo, e, secondariamente, il muscolo tensore della fascia lata e la maggior parte dei muscoli adduttori.
→ rotazione esterna del femore (extrarotazione): consiste nel ruotare il femore verso l’esterno, in modo tale che l’alluce del piede sia orientato in direzione laterale (cioè guardi in direzione opposta al piano sagittale); alla rotazione esterna del femore partecipano, in primis, il muscolo grande gluteo, il muscolo otturatore interno, il muscolo gemello superiore, il muscolo gemello inferiore, il muscolo quadrato del femore e piriforme, e, in misura minore, il muscolo piccolo adduttore, il muscolo otturatore esterno e il muscolo sartorio.
Quando la forma dell’orbita della cavità acetabolare è alterata, può portare a disfunzioni e patologie come la coxa prufonda, la coxa vara, la coxa valga, la coxa plana e la limitazione del movimento dell’anca; queste condizioni possono causare dolore, instabilità dell’anca e limitazioni al movimento. In alcuni casi, può essere necessario un intervento chirurgico per correggere la forma dell’orbita della cavità acetabolare.
orbita profonda
Si usa normalmente il termine “orbita profonda” (chiamata anche “coxa profunda”) quando si vuole evidenziare una maggiore profondità della articolazione coxo-femorale che, per la sua struttura a cupola, nella parte concava (inserto acetabolare corrispondete, grossolanamente alla faccia semilunare dell’acetabolo ed alla fossa acetabolare) presenta una più profonda cavità ed una più ampia superficie di scorrimento articolare abbraccia più intimamente, ricoperta di cartilagine, della testa del femore.
L’orbita profonda, solitamente di origine costituzionale o genetica, è in grado di condizionare la cinematica dell’articolazione coxo-femorale, limitando certi movimenti come il piegamento sulle gambe (spesso conosciuto col termine inglese squat), gesto che abitualmente viene effettuato nel sedersi o nel sollevarsi da una sedia: la presenza di un’orbita profonda limita la rotazione del bacino, inferendo parte del movimento associato allo squat sulla zona lombare (con rettilineizzazione della curva lombare) o costringendo (soprattutto nella pratica sportiva) a compensare parte delle rotazioni articolari con ginocchia e caviglie; gli elementi costitutivi dell’anca che influenzano la cinematica durante lo squat profondo sono il grado di profondità della cavità acetabolare, la posizione dell’acetabolo nella coxa e l’inclinazione del collo del femore.
Esistono delle conformazioni anatomiche che durante la massima flessione dell’anca inducono, tramite la spinta del femore sul tetto acetabolare, una rotazione (tilt) posteriore del bacino: in presenza di un’orbita profonda, cioè di una maggiore profondità acetabolare, si osserveranno delle limitazioni al movimento di piegamento limitandone la profondità (impossibilità di eseguire uno squat profondo), rispetto ad articolazioni acetabolari della coxa con una minore profondità (adatta allo squat profondo); oltre alla presenza (o alla assenza) di un’orbita profonda della cavità articolare dell’anca, anche l’esistenza di un acetabolo retroverso (che provocherà un contatto precoce della coxa con il femore, riducendo l’ampiezza del movimento) o la presenza di una coxa valga (verticalità del collo del femore, che comporta una posteriorizzazione del contatto della testa del femore con il centro dell’acetabolo, inducendo un contatto anticipato con il suo labbro superiore) saranno elementi in grado di limitare la profondità della flessione sulle gambe.
Effetti similari possono essere riscontrati, come conseguenza della presenza di un’orbita profonda dell’articolazione coxo-femorale, nella classica “spaccata”, sia essa frontale o sagittale (laterale): in questa posizione, ove le gambe vengono divaricate al massimo, la profondità del cotile, la posizione dell’acetabolo e l’inclinazione del collo femorale possono svolgere un ruolo favorente o limitante all’esecuzione della manovre ginniche: nell’assumere questa posizione, in cui le gambe si trovano allineate in direzione opposta, formando idealmente un angolo di 180°, i muscoli flessori dell’anca, i muscoli ileo-psoas, i muscoli quadricipiti ed i muscoli ischio-crurali devono poter indurre un movimento di “apertura” delle gambe. Se un’orbita profonda può rivelarsi un fattore limitante all’esecuzione della “spaccata”, una scarsa profondità dell’acetabolo dell’articolazione coxo-femorale può creale la tendenza alla sublussazione dell’anca, che spesso si manifesta in forma ricorrente nella maggior parte dei ballerini professionisti quando questi eseguono il movimento di “spaccata” frequentemente, e all’insorgenza di un profondo dolore inguinale, conseguente all’interessamento dei muscoli della cuffia dei rotatori dell’anca.