elevazione

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ultimo aggiornamento: 7 Giugno 2023 alle 22:39

definizione

L’atto di elevare, cioè di portare a una maggiore altezza: dal latino elevatio, è un movimento articolare che presuppone il sollevamento di un segmento corporeo; l’azione opposta è l’abbassamento.

Il muscolo che ha per azione principale il movimento di elevazione è detto elevatore, mentre i muscoli antagonisti al primo motore sono detti depressori; tipici movimenti di elevazione possono essere quelli della mandibola, effettuati dai muscoli cosiddetti muscoli masticatori:
→ muscolo temporale, prevalentemente elevatore, in grado di esprimere anche una componente retrusiva, grazie all’azione delle proprie fibre orizzontali (vettore posteriore);
→ muscolo massetere, potente elevatore, attivo anche nella protrusione;
→ muscolo pterigoideo interno (o mediale), elevatore della mandibola che bilancia l’azione del muscolo massetere;
anche il muscolo pterigoideo esterno (o laterale), attraverso il suo fascio superiore, svolge una modica azione di elevazione, mentre il fascio inferiore è un depressore, in quanto abbassa la mandibola.

L’elevazione è un caratteristico movimento del cingolo scapolare, quando avviene il sollevamento verticale del braccio, come quando si sollevano le spalle; muscoli elevatori sono:
→ muscolo trapezio superiore: grazie alla sua inserzione sull’articolazione acromio-clavicolare, solleva la spalla in direzione dell’occipite;
→ muscolo sternocleidomastoideo: inferendo sulla clavicola, contribuisce a sollevarla, contribuendo all’elevazione dell’articolazione acromio-clavicolare;
→ muscolo succlavio: grazie alla particolare morfologia della clavicola, il succlavio induce un caratteristico movimento a manovella della porzione prossimale claveare, provocando un sollevamento della porzione distale, con elevazione dell’articolazione acromio-clavicolare;
→ muscolo elevatore della scapola: con la sua inserzione sul margine mediale superiore della scapola, tra l’angolo superiore e la radice della spina, eleva la scapola ruotandola medialmente;
→ muscolo gran romboide (o maggiore), che si inserisce sul margine vertebrale della scapola a livello della spina e dell’angolo inferiore della scapola, ed il muscolo piccolo romboide (o minore), che inferisce sulla spina sotto quello maggiore, con la loro azione perfettamente sinergica elevano e intraruotano l’omoplata;
→ muscolo gran dentato: si inserisce sulla faccia costale del margine mediale, abduce e ruota lateralmente la scapola, intervenendo tra i 60° e 120° di elevazione sul piano frontale della spalla;
muscolo sopraspinato: fondamentale nei movimenti di elevazione a livello gleno-omerale sia sul piano frontale, sia sul piano laterale, contribuisce all’elevazione, assieme al muscolo deltoide anteriore, nei primi gradi di movimento e permette lo svincolamento attorno ai 90° di elevazione- abduzione, del trochite, al di sotto della volta acromiale, coadiuvato dall’azione sinergica del muscolo infraspinato;
→ muscolo deltoide, soprattutto attraverso i fasci anteriori: funzionalmente, un suo deficit porta a problematiche di forza nell’elevazione sul piano frontale e nell’abduzione del braccio;
→ muscolo bicipite brachiale: contribuisce all’elevazione del braccio abdotto e ruotato esternamente.

Anche l’anca è soggetta all’elevazione, quando viene sollevata verticalmente: il movimento è chiamato anche elevazione pelvica; l’azione coinvolge catene muscolari che hanno il loro effettore finale nei muscoli dorsali e nei muscoli addominali, coinvolgendo i muscoli della coscia, come stabilizzatori.

Si parla elevazione dell’occipite (retropulsione) attraverso l’avvicinamento del mento al collo: quest’azione induce il sollevamento di tutta la parte anteriore del torace; la rotazione della testa, produce, dal lato opposto, un’elevazione della metà anteriore del torace, mentre l’inclinazione laterale della testa, solleva l’emitorace ed il bacino controlaterali.

L’elevazione del bulbo oculare viene effettuata tramite il muscolo retto superiore dell’occhio ed il muscolo obliquo inferiore.

Talvolta il termine elevazione viene utilizzato erroneamente, in ambito ginnico-sportivo, come sinonimo di slancio delle gambe: la definizione più corretta di questi movimenti sarebbe “flessione”, per gli slanci anteriori, o “abduzione”, per gli slanci laterali.

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