duodeno

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ultimo aggiornamento: 24 Ottobre 2020 alle 10:28

definizione

Il primo dei tre segmenti, insieme al digiuno e all’ileo, in cui tradizionalmente viene suddiviso l’intestino tenue; l’appartenenza a questo distretto dell’apparato gastro-intestinale deriva dalla struttura anatomica microscopica che, pur essendo peculiare, assomiglia a quella degli altri due tratti. I villi intestinali presenti sulla parete interna del duodeno, prospicente il lume intestinale, si presentano come rilievi lamellari fra loro anastomizzati per formare un dispositivo retiforme, mentre nel digiuno e nell’ileo la loro struttura è più rilevata, ripetutamente suddivisa e interdigitata, in modo da aumentare significativamente la superficie.

Nonostante il duodeno, strutturalmente, appartenga all’intestino tenue, per la presenza di una struttura mucosa simil-intestinale e la capacità di assorbimento dei metaboliti, funzionalmente può essere associato allo stomaco con cui forma un apparato gastro-duodenale, con il compito di portare a contatto gli enzimi digestivi con il materiale grezzo indigesto.

Il nome deriva dal latino duodenum digitorium (→ spazio di dodici dita), derivato di duodeni (→ dodici ciascuno) e duodecim (→ dodici), il termine fu inserito da Gerardo da Cremona, nel XII° secolo, nel “Canon Avicennae” come traduzione dal greco δωδεκα-δάκτυλος (dodeka-dáktylos → dodici dita lunghe) coniato dal medico greco Erofilo (IV° a.C.) per la sua lunghezza, che è circa uguale alla larghezza di dodici dita, cioè circa 25 ÷ 30 centimetri.

descrizione

Organo retroperitoneale, situato profondamente sulla parete posteriore dell’addome, si estende dal piloro, valvola terminale dello stomaco, alla flessura duodeno-digiunale (angolo di Treitz), dove si inserisce il muscolo sospensore del duodeno, a livello del legamento di Treitz: l’angolo è localizzato sulla sinistra della II° vertebra lombare e rappresenta la transizione anatomica e funzionale tra quest’organo ed il digiuno; la sua proiezione topografica è intorno all’ombelico.

A forma di anello incompleto, ricorda una C con il tratto inferiore allungato; il duodeno viene suddiviso in quattro porzioni: superiore (bulbo), discendente, orizzontale ed ascendente; è caratterizzato da una convessità rivolta a destra e la curva, sviluppandosi in senso antero-posteriore, abbraccia, nella sua parte concava, la testa del pancreas. Il tratto superiore è la porzione più breve e mobile del duodeno, essendo l’unica porzione intraperitoneale, ricoperta dal peritoneo viscerale, mentre per il resto del suo decorso è retroperitoneale, con una piccola porzione intraperitoneale a livello dell’angolo duodeno-digiunale; questo comporta che il terzo e il quarto tratto si trovano su un piano posteriore rispetto al primo e al secondo tratto. Il duodeno è posteriore al lobo quadrato del fegato, al collo della cistifellea, all’arteria e alla vena mesenterica superiore, mentre è anteriore rispetto al mesocolon trasverso, al condotto biliare, alla vena porta, alla vena cava inferiore, all’aorta, agli ureteri, all’arteria gastroduodenale, ai due reni.

Il bulbo (pars superior) origina dal piloro e si continua con la seconda parte del duodeno attraverso una curva ad angolo retto, denominata flessura duodenale superiore: essendo leggermente dilatata, questa regione è nota anche come ampolla duodenale; è la sede più frequente di ulcere duodenali, erosioni della parete intestinale provocate dall’eccessiva acidità del chimo proveniente dallo stomaco.

La porzione discendente, o seconda parte del duodeno (pars descendens), decorre lungo il lato destro della colonna vertebrale e della vena cava inferiore, contornando la testa del pancreas fino al polo inferiore del rene di destra, dove volge a sinistra: rappresenta la diretta continuazione del tratto superiore e si continua con la parte orizzontale attraverso la flessura duodenale destra. Questa porzione riceve il secreto del fegato e del pancreas: in questo tratto, a circa 7 ÷ 10 centimetri dal piloro, a livello della papilla di Vater (papilla major) confluiscono il coledoco (che trasporta la bile) e il dotto di Wirsung (che veicola il succo pancreatico): nella maggioranza delle persone, i due dotti si uniscono in un canale comune, prima di gettarsi nel duodeno, anche se esiste una grande variabilità morfologica; il passaggio degli escreti ghiandolari è regolato, oltre a sfinteri propri dei dotti stessi, dall’attività contrattile dello sfintere di Oddi (dotto pancreatico principale), regolata dalla colecistochinina, un ormone prodotto soprattutto in seguito ad un pasto ricco di lipidi.

In condizioni fisiologiche il sistema biliare e quello pancreatico sono funzionalmente indipendenti, fatto che impedisce il passaggio di un secreto nella via sbagliata o flussi antidromici esiste un canale minore, vestigia embrionale del pancreas primitivo, detto dotto di Santorini (dotto pancreatico accessorio), spesso funzionante, che sbocca indipendentemente a livello duodenale con una papilla (papilla minor) situata un paio di centimetri rostralmente rispetto allo sfintere di Oddi.

La terza porzione del duodeno (pars horizontalis) decorre trasversalmente davanti del corpo della IIIa o della IYa vertebra lombare, incrociando la vena cava inferiore e l’aorta, entrando in stretto rapporto, nella regione postero-superiore, con la testa del pancreas; piega in alto e a sinistra per continuare con la parte ascendente, la quarta porzione del duodeno (pars ascendens), per salire lungo il margine sinistro dell’aorta fino a livello della IIa vertebra lombare, dove gira bruscamente in avanti per continuarsi nel digiuno formando la flessura duodeno-digiunale (flexura duodeno-ieiunalis): tra quest’ultima porzione e il pilastro sinistro del diaframma è teso, dietro il pancreas, il muscolo di Treitz o muscolo sospensore del duodeno.

Nonostante il duodeno sia un organo prevalentemente retroperitoneale, mantiene rapporti complessi con il peritoneo, creando legamento duodeno-epatico, legamento duodeno-cistico, legamento duodeno-renale, e specialmente il mesocolon trasverso che con il suo margine aderente corrisponde alla terza porzione del duodeno; alcune ripiegature semilunari del peritoneo (fossette duodenali) possono essere sede delle cosiddette ernie retroperitoneali o duodenali.

La vascolarizzazione del bulbo e del tratto discendente del duodeno è garantita dall’arteria pancreatico-duodenale superiore, ramo della arteria gastroduodenale che origina dal tronco celiaco, mente l’arteria pancreatico-duodenale inferiore, che nasce dall’arteria mesenterica superiore, irrora il terzo e quarto segmento duodenale. Le vene del duodeno si aprono tutte, direttamente o indirettamente, nella vena porta, mentre i linfatici confluiscono nella cisterna di Pecquet.

L’innervazione duodenale è garantita dal nervo vago attraverso il plesso celiaco: le fibre parasimpatiche si interconnettono con il sistema nervoso metasimpatico, distribuendosi al plesso sottoperitoneale, al plesso mienterico di Auerbach ed al plesso sottomucoso di Meissner.

fisiologia del duodeno

La limitata estensibilità del tratto duodenale, associata alla pressione endoluminale generata dalla peristalsi, che fungendo da vis a tergo, spinge il chimo gastrico in direzione aborale, crea le condizioni per la miscelazione ottimale del contenuto duodenale con le secrezioni enzimatiche pancreatiche (tripsina e chimotripsina, amilasi e lipasi) e la bile di provenienza epatobiliare; ogni contrazione inizia dallo stomaco e spinge il chimo il tratto dell’intestino chiamato digiuno: sono necessarie molte contrazioni peristaltiche per permettere al chimo di viaggiare attraverso l’intera lunghezza del duodeno, mentre le segmentazioni, aiutano a mescolare il chimo con le secrezioni digestive nel duodeno ed ad aumentarne il tasso di digestione, favorendo il contatto con le cellule della mucosa incrementando l’assorbimento di nutrienti attraverso la parete intestinale.

Le ghiandole del Brunner, presenti sulla parete, secernendo muco, facilitano la progressione del contenuto intraluminale e, contemporaneamente, contribuiscono a neutralizzare l’acidità, grazie anche all’alcalinità del succo pancreatico.

Il duodeno svolge anche funzioni ormonali, in quanto sia a livello dell’epitelio duodenale, sia nei neuroni NANC (non-noradrenergic, non-cholinergic neuro-transmitters) del Sistema Metasimpatico, presenti a livello del plesso sottomucoso di Auerbach e del plesso mioenterico di Meissner, sono prodotti mediatori come la gastrina, la secretina e la colecistochinina, GIP, VIP, somatostatina per modulare le risposte funzionali degli organi coinvolti nel processo digestivo, o la serotonina, la grelina e la leptina, in grado di modulare il senso di fame o sazietà, a livello cerebrale. Il tessuto linfoide GALT presente nella mucosa del duodeno, costituisce la prima barriera contro eventuali patogeni.

Il duodeno è in gran parte responsabile della scomposizione del cibo nell’intestino tenue, essendo il tratto in cui il chimo gastrico viene miscelato con gli enzimi pancreatici e la bile, per formare il chilo intestinale; regola anche la velocità di svuotamento dello stomaco tramite vie ormonali, in quanto la secretina e la colecistochinina vengono rilasciate dalle cellule dell’epitelio duodenale in risposta alla concentrazione di acidi e grassi presenti nel chimo riversato nel bulbo duodenale all’apertura dello sfintere pilorico, inducendo il fegato e la cistifellea a rilasciare la bile e il pancreas a rilasciare bicarbonato ed enzimi digestivi come tripsina, lipasi e amilasi nel duodeno quando sono necessari.

La mucosa duodenale è la sede dell’assorbimento del ferro e del calcio.

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