genu recurvatum

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ultimo aggiornamento: 21 Ottobre 2020 alle 23:31

definizione

Deformazione del ginocchio, detta anche ginocchio ricurvato («genu extensum»), dipendente dall’iperestensione del ginocchio; in condizioni normali la faccia anteriore della coscia e la porzione tibiale anteriore formano tra loro, in estensione, un angolo pressoché piatto: se il ginocchio si apre ulteriormente, estendendo eccessivamente in avanti la gamba sulla coscia (iperestensione), ovvero se l’angolo interposto si acutizza ulteriormente, allora si parla di ginocchio recurvato. È una deformità del ginocchio a concavità anteriore: il termine recurvato o ricurvato deriva dal latino recurvus (→ ricurvo), cioè piegato maggiormente o con più forza; il suo opposto è il ginocchio procurvato, cioè flesso («genu flexum»).

Nel mondo della danza e della ginnastica, si utilizzano spesso le locuzioni “gambe a sciabola” o “ginocchio a sciabola” per indicare l’accentuata curvatura delle gambe, visibile osservando la ballerina di profilo, che ricorda per l’appunto la lama di una sciabola: di fatto, quello che viene considerato un pregio da desiderarsi è una manifestazione di iperestensione che può portare all’insorgenza del «genu recurvatum».

L’iperestensione del ginocchio, mette sotto stress le strutture del ginocchio e la parte posteriore dell’articolazione, piegandola incongruamente: il processo flogistico conseguente all’iperestensione o il trauma derivato,  spesso si traducono in gonfiore (idrartro), dolore e danni ai tessuti; nei casi più gravi, il legamento crociato anteriore, il legamento crociato posteriore ed il legamento popliteo possono essere subire distorsioni o andare incontro a lesioni (rottura).

descrizione

La presenza del «genu recurvatum» si evidenzia sollevando l’arto inferiore, mentre si traziona l’alluce: quando l’articolazione del ginocchio supera la normale estensione per raggiungere una posizione di iperestensione, creando un’evidente concavità anteriore, si fa risaltare la presenza di questa deformazione del ginocchio.

Il ginocchio recurvato può essere traumatico o costituzionale; quest’ultimo, più frequente nel sesso femminile, può essere associato ad altre alterazioni come la rotula piccola alta e instabile o alla tibia vara: può favorire una maggiore usura delle porzioni anteriori dei menischi che possono rimanere pinzate dalla eccessiva estensione del ginocchio. Generalmente il ginocchio recurvato costituzionale è bilaterale: la maggior prevalenza nelle donne dipende dalle dimensioni e dall’angolo che il bacino assume rispetto al piano del terreno.

Il ginocchio recurvato post traumatico, solitamente presente su un solo ginocchio, è l’esito di un trauma in iperestensione del ginocchio: la lesione sottesa è a carico del legamento crociato posteriore; la perdita di stabilità che ne consegue rappresenta una potenziale pericolo per l’articolazione, in quanto, ogni volta che il ginocchio raggiunge la normale estensione, non trovando il blocco articolare esercitato del crociato posteriore (che agisce come una sorta di «fine corsa»), può andare incontro a iperestensione, con movimento che ricorda il colpo di frusta. L’iperestensione del ginocchio può verificarsi in chiunque, ma è più comune tra gli atleti, specialmente quelli che praticano sport come il calcio, il football americano o il rugby, lo sci, il tennis o il lacrosse; spesso è il risultato di un colpo diretto al ginocchio o di forze generate durante una rapida decelerazione o arresto.

sintomatologia

Il primo effetto del «genu recurvatum» è l’instabilità del ginocchio: chi è affetto da questo problema, spesso denuncia la sensazione di «sentire la propria gamba “cedere” mentre si cammina» oppure la «difficoltà a stare su una gamba sola»; non di rado l’insorgenza di dolore localizzato all’articolazione del ginocchio è un sintomo di accompagnamento, soprattutto se c’è un coinvolgimento dei legamenti (L.C.P. in particolare) oppure di altre strutture interessate da distorsioni o rotture: l’instabilità e l’ulteriore iperestensione può provoca dolore che da moderato può divenire acuto, localizzandosi a livello dell’articolazione del ginocchio posteriore o in forma puntoria sul sua aspetto anteriore.

La diminuzione del R.O.M. e della  mobilità, associata o meno a stiffness articolare, si manifestano soprattutto con la difficoltà a piegare o raddrizzare la gamba, soprattutto  qualora sia presente idrartro del ginocchio o danni al L.C.P., al L.C.A., al L.P. o ai menischi.

Kinesiologia Transazionale® e «genu recurvatum»

L’instabilità della condiloartosi femoro-tibiale e dell’articolazione femoro-rotulea è dovuta dallo squilibrio dei muscoli stabilizzatori che permettono all’articolazione di distribuire correttamente le forze coinvolte sia nella stazione eretta, sia nella deambulazione: il rapporto agonista/antagonista fra i muscoli anteriori della coscia da un lato, in particolare del muscolo quadricipite, e quelli della loggia posteriore della gamba (muscoli ischio-crurali e muscolo gastrocnemio) sono un elemento fondamentale nell’equilibrio del movimento lungo il piano sagittale («flexum/extensum»).

Un ruolo ugualmente significativo la assume la «triade dei tiranti», a livello del pes anserinus: il muscolo sartorio, il muscolo gracile ed il muscolo semimembranoso, inserendosi a livello della zampa d’oca, trasducono le forze diagonali coinvolte nelle rotazioni del ginocchio in vettori verticali in grado di stabilizzare l’articolazione.

Non bisogno dimenticare l’importanza del muscolo tricipite della sura che non solo svolge un importante lavoro di stabilizzazione posteriore dell’articolazione femoro-tibiale, ma grazie all’azione del muscolo gastrocnemio che passa a ponte sulla faccia posteriore dell’articolazione del ginocchio inserendosi posteriormente sui condili femorali, agisce come muscolo estensore nella postura eretta: con il piede appoggiato al suolo come punto fisso, i muscoli ischio-crurali ed il tricipite surale cambiano la loro azione e da flessori del ginocchio ne diventano estensori, coadiuvati dal muscolo quadricipite e dal muscolo adduttore magno. Quando il piede è punto fisso, come nell’atto di alzarsi in stazione eretta da seduti o durante la fase di appoggio nella deambulazione, i quattro gruppi muscolari divengono co-agonisti per l’estensione del ginocchio, anche se, avendo una linea di forza favorevolmente orientata, l’azione è svolta soprattutto dalla coppia muscolo bicipite femorale – muscolo semimembranoso e muscolo gastrocnemio.

Dal punto di vista biomeccanico, pertanto, il professionista in Kinesiologia Transazionale® deve non solo potenziare la muscolatura per supplire in modo attivo alla perdita di stabilità passiva legamentosa, ma riequilibrare l’azione dinamica degli stessi, correggendo eventuali incongruenze funzionali (reattività muscolare): in particolare la riequilibrazione della reattività muscolare fra i muscoli della loggia posteriore ed il muscolo quadricipite femorale è da considerarsi una priorità, in quanto l’ipertono dei muscoli ischio-crurali, e soprattutto del muscolo bicipite femorale, ha un’azione inibitoria sulle risposte dei muscoli anteriori della coscia.

Ovviamente il ginocchio, facendo parte dell’arto inferiore e trovandosi fra caviglia ed anca, è influenzato da questi due sistemi articolari e dalla loro trasmissione delle forze dal suolo verso l’alto (ginocchia e bacino) e dall’alto verso il suolo (ginocchia e piedi): la postura del ginocchio dipende dall’intra-rotazione del femore o alla sua extra-rotazione, dall’appoggio plantare o da distorsioni della caviglia, dalla posizione del bacino o da squilibri del rachide, solo per citarne alcuni; il lavoro di riequilibrazione svolto dal kinesiopata, oltre ad una valutazione multidimensionale che miri a identificare le possibili influenze sul ginocchio, non può esimersi dal verificare la presenza di quadri disfunzionali ascendenti o discendenti in grado di sottoporre l’articolazione femoro-tibio-rotulea a vettori distorsivi o, soprattutto, in grado di provocare una traslazione posteriore del ginocchio, in grado, cioè, di creare il «genu recurvatum».

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