ultimo aggiornamento: 2 Dicembre 2020 alle 15:03
Esagerata sensibilità dell’organismo verso uno stimolo; dal greco ὑπέρ– (hypèr– → sopra) e, dal latino, sensibilĭtas, derivato da sensibĭlis (→ che ha la capacità di sentire): il termine può riferirsi sia ad uno stato di iperestesia, sia ad una esagerata sensibilità organica di tipo allergico, sia ad un eccesso di sensibilità emozionale.
L’ipersensibilità sensoriale (iperestesia) può essere considerata una esagerata eccitabilità sia nel campo della somatoestesia generale (tattile, termica, dolorifica), sia in quello dei sensi specifici (olfatto, udito, vista): le manifestazioni più comuni dipendono dalla reattività spropositata nei confronti di stimoli subliminali o fisiologici che possono indurre fenomeni come l’allestesia o l’allodinia oppure, nell’ambito dei sensi, l’ipersensibilità alla luce intensa (fotofobia) e a rumori (fonofobia) e odori forti (iperosmia).
Il termine viene spesso utilizzato in ambito immunitario per indicare una esagerata reazione, per lo più espressione di uno stato allergico, verso una o più sostanze, per scarsa tolleranza o per abnormi condizioni immunitarie: la reazione scatenata dal contatto con l’antigene è mediata da cellule appartenenti al sistema immunocompetente che hanno conservato la memoria del contatto con l’agente scatenante e non da anticorpi circolanti; spesso si parla di anafilassi, ipersensibilità citotossica o idiosincrasia a seconda delle tipologie di manifestazioni. Questa sensibilità patologica determina violente reazioni quasi immediate, come nell’anafilassi e nell’idiosincrasia o ritardate di 12 ÷ 24 ore.
L’ipersensibilità psicologica («highly sensitivity»), che contraddistingue le cosiddette «highly sensitive people» (persone altamente sensibili), è una caratteristica naturale e innata che si manifesta con una sensibilità superiore alla media verso gli stimoli emozionali, siano essi interni o dovuti ad una sovrastimolazione da parte dell’ambiente (iperattivazione neurologica ovvero over-arousal), indipendentemente da altre variabili di personalità come l’introversione, la timidezza, o il nevroticismo. Mentre nella maggior parte delle persone un eccesso di stimoli porta ad attuare delle strategie di selezione sulla base delle priorità, il cervello ipersensibile si impegna a processare tutti gli stimoli contemporaneamente, a diversi livelli, al costo di un grande dispendio energetico, rischiando più facilmente fenomeni di burn-out e iperattivazione; una delle dirette conseguenze è che un ipersensibile reagisce alle esperienze in modo più intenso e carico emotivamente, proprio perché il sistema interno è sempre in “allerta” o in una fase di “vigilanza”.