ultimo aggiornamento: 7 Novembre 2020 alle 22:32
definizione
L’atto fisiologico di espulsione delle feci , cioè della “feccia”, all’esterno del corpo, cioè l’eliminazione delle sostanze non assimilabili, ovvero degli escrementi, per via anale; dal latino defaecatio, derivato da defaecare (→ purificare), la cui radice etimologica è de– (→ da) e faex [faecis] (→ feccia).
descrizione
L’azione, detta anche ponzamento, è solo parzialmente volontaria, in quanto si compie periodicamente mediante un complesso meccanismo, in parte riflesso e in parte intenzionale: lo sfintere anale, attraverso la costrizione tonica, svolge una funzione di impedire, per periodi più o meno prolungati, il rilascio casuale del materiale fecale, ritenendolo all’interno del tratto finale dell’intestino; contemporaneamente previene l’ingresso di materiale esterno, all’interno dell’organismo.
La volontarietà è limitata dalla continenza (compliance rettale), in quanto l’individuo non può bloccare lo stimolo, ma può, entro certi limiti, ritardarne gli effetti: dopo il completamento dell’assorbimento di quanto utile all’organismo, il chilo intestinale viene disidratato e compattato dal colon, fino a formare le feci che, grazie ai movimenti peristaltici (contrazione vermicolare) del colon sigmoideo, giungono al retto, superando la valvola di Huston; questo segmento, dove gli escrementi si accumulano, si distende opportunamente a formare l’ampolla rettale (ampulla recti) grazie alla capacità di accomodazione della tonaca muscolare ed alla conformabilità della parete.
Quando l’antro anale è vuoto non c’è il desiderio di evacuare, ma una volta raggiunta la massa critica ed esaurita la compliance rettale fisiologica, la distensione della muscolatura del retto provoca la stimolazione delle terminazioni sensoriali che, attraverso il nervo pudendo, scatena la necessità di evacuazione e l’esigenza della deiezione, attivando il riflesso retto-anale (riflesso intrinseco o riflesso defecatorio): la decisione di volontaria di evacuare, o l’urgenza conseguente ad uno stimolo inderogabile, provoca movimenti peristaltici ortodromici, finalizzati all’evacuazione del contenuto intestinale ed il rilasciamento dello sfintere anale interno.
La discesa delle feci nella parte superiore del canale anale, attiva recettori sensoriali in grado di valutare la consistenza degli escrementi, condizionando l’impulso che determina il rilasciamento dello sfintere esterno (riflesso parasimpatico) e dei muscoli del pavimento pelvico, coadiuvati dall’azione del torchio addominale, oltre all’attivazione della fionda pubo-rettale; spesso questa sequenza di eventi viene accompagnata dalla assunzione di un opportuno posizionamento, in grado di favorire il giusto angolo ano-rettale per l’ottimale proiezione delle deiezioni.
La defecazione segue ritmi biologici, ma è soggetta ad alterazioni della frequenza, con l’insorgenza di stitichezza in caso di rarefazione o interruzione dell’alvo: un eccessivo riempimento dell’ampolla rettale, come in caso di protratta continenza, tende a provocare sovradistensione rettale, diminuendone la reattività e, di conseguenza, la contrattilità e la capacità di spinta; i muscoli perineali, ed in particolare i muscoli elevatori dell’ano, tendono a rimanere in uno stato di spasmo, mentre le feci si fermano nella parte alta del retto.
La distonia delle fibre sensitive dell’antro anale, o la discinesia delle fibrocellule muscolari dell’ampolla rettale, provoca una ridotta tensione della parete rettale ritardando o annullando il desiderio di evacuare, facilitando, di conseguenza, l’insorgenza di stipsi evacuativa, di megacolon o di quadri più complessi come l’anismo o l’acalasia dello sfintere interno.
La mancanza di defecazione può causare la condensazione e l’indurimento delle feci, con formazione potenziale di scibale o la costituzione di veri e propri fecalomi; la protratta ritenzione, può causare pericolose lacerazioni della membrana del retto nell’atto dell’espulsione, oppure si può generare un blocco intestinale, quadro patologico potenzialmente infausto.
I centri nervosi che controllano i riflessi della defecazione sono situati nei tratto lombo-sacrale del midollo spinale; questi riflessi possono essere influenzati da irritazioni, processi flogistici o patologie, come ad esempio avviene nella dissenteria, ma anche come conseguenza di processi di facilitazione segmentale. In caso di paralisi della parte inferiore del corpo, è possibile l’inibizione degli sfinteri, con lo sviluppo di defecazione involontaria o, più precisamente, incontrollata.
Cranio-Sacral Repatterning® e Kinesiologia Transazionale® possono rivelarsi di grande aiuto nel riequilibrio delle alterazioni della compliance rettale: grazie a queste tecniche è possibile effettuare una corretta valutazione del quadro disfunzionale, prendendo in considerazione sia le componenti neurologiche, sia gli aspetti somato-emotivi, ed intervenire efficacemente, a livello locale e sistemico, sui fattori scatenanti sui cofattori eziologici e sull’eziopatogenesi, normalizzando eventuali disestesie, dissinergie, discinesie o distonie presenti a livello del retto.