definizione
Cicatrice che tende a crescere oltre i normali margini della ferita che deve effettivamente andare a riparare, ovvero neoformazione connettivale della cute che può essere considerata una fibrosi cutanea: i cheloidi derivano da una variazione del normale processo di guarigione di una ferita della pelle, essendo causate dalla perdita dei meccanismi di controllo che normalmente regolano la riparazione e la rigenerazione dei tessuti; dal greco composto di χηλή (khēlḗ → chela) e –οειδής (oeidḗs → simile a, affine a, dall’aspetto di), il termine fu coniato dal dermatologo francese Jean-Louis Alibert, nel 1806, nel tentativo d’illustrare il modo in cui le lesioni si espandono lateralmente dalla cicatrice originale al tessuto normale.
Il cheloide è una cicatrice ipertrofica che oltrepassa i margini della lesione su cui viene a formarsi, solitamente asintomatica, contraddistinta da una pigmentazione rossastra che vira nel tempo verso un colore brunastro, assenza di annessi cutanei, rilevatezza e spessore aumentati, consistenza maggiore rispetto alla cute circostante, profilo che eccede i margini della lesione (elemento specifico e caratteristico del cheloide), riduzione della normale motilità della zona interessata, prurito (non sempre presente).
In genere questa proliferazione anormale di tessuto cicatriziale, per lo più conseguente a fatti infiammatori o cicatriziali, si forma nel sito di una lesione cutanea, per esempio a seguito di traumi, abrasioni, incisioni chirurgiche, ustioni o piercing, presentandosi sotto forma di placche o cordoni circoscritti, duri, rilevati sul piano cutaneo: ciò che li distingue dalle cicatrici ipertrofiche è l’estensione e l’irreversibilità della lesione, in quanto i cheloidi crescono in modo esagerato a partire dalla ferita, diffondendosi ben oltre i margini della cicatrice originale e non regredendo spontaneamente, mentre le cicatrici ipertrofiche sono lesioni eritematose fibrotiche in rilievo che rimangono confinate entro i bordi della ferita originale ed hanno la tendenza a rimanere stabili o a regredire nel tempo.
cicatrici – formazione del cheloide
Alla presenza di una lesione, ovvero una soluzione di continuità a livello cutaneo, una volta formato un coagulo (per mezzo della collaborazione delle piastrine e dei fattori della coagulazione) finalizzato a fermare l’eventuale fuoriuscita di sangue, i fattori chemiotattici rilasciati nel tessuto lesionato richiamano le cellule infiammatorie, in modo da attivare il sistema immunitario a fronte di una possibile infezione; la fase di cicatrizzazione vera e proprio è legata al processo di proliferazione che avviene prima nel derma e poi successivamente anche a livello dell’epidermide sovrastante: le cellule endoteliali dei vasi sanguigni si moltiplicano formando un “frame” (una sorta di schema tridimensionale) di capillari intorno ai quali migrano differenti popolazioni cellulari ed in particolare i fibroblasti cominciando a dividersi per aumentare di numero, nonché a produrre fibre collagene (il principale costituente del tessuto connettivo, responsabile della resistenza dei tessuti). Una volta “riempito” lo spazio creato dalla ferita, le cellule epiteliali chiuderanno gli strati più superficiali, ripristinando in maniera più o meno fedele l’anatomia persa a seguito della lesione.
La proliferazione dei fibroblasti non solo è responsabile del processo di riparazione, ma determina le caratteristiche meccaniche e l’aspetto della cicatrice: qualora si osservi un processo di moltiplicazione esuberante di queste cellule è possibile che si generi una cicatrice più o meno ipertrofica; ogni individuo può, ipoteticamente, formare delle cicatrici anomale, che posso essere classificate in:
→ cicatrici atrofiche, ridotte rispetto alla ferita sottostante e che tendono quindi in ogni caso ad alterare la normale anatomia della regione ferita.
→ cicatrici ipertrofiche, particolarmente rialzate ed in ogni caso poco estetiche.
→ cheloidi (cicatrice “eccessiva”), molto simili alle precedenti, ma che a differenza delle cicatrici ipertrofiche, tendono non solo a rialzarsi, ma ad oltrepassare i margini della ferita (elemento sopra ogni altro caratteristico di questo tipo di formazione), con tendenza a recidivare: in realtà il cheloide potrebbe essere considerato come un tumore cutaneo benigno costituita dalle cellule fibrotiche del derma. Allo sviluppo di un cheloide possono concorrere vari fattori che comprendono sia una predisposizione individuale (pelle scura, etnia africana, familiarità, sesso femminile …), sia specifiche condizioni transitorie che provocano una maggior suscettibilità cutanea o elementi esterni come l’esposizione alla luce solare o agenti irritanti.
quali trattamenti?
Non esiste una vera e proprio terapia per queste lesioni: a differenza di una cicatrice ipertrofica, il cheloide tende a recidivare: eventuali trattamenti chirurgici, spesso, possono provocare una lesione ancora più deturpante; iniezioni di steroidi direttamente sul cheloide o applicazione di steroidi locali in forma di crema, per periodi più o meno prolungati nel tempo, sono fra le terapie mediche solitamente utilizzate.
Occorre ricordare che la presenza di una cicatrice deve essere comunque considerata un’alterazione strutturale: non di rado la sua presenza (soprattutto se “importante”) è in grado di modificare il comportamento del tessuto o del distretto in cui è localizzata o interferire con i campi elettromagnetici superficiali e/o con i percorsi dei meridiani dell’agopuntura; possono creare problemi di per sé, soprattutto quando la formazione di tessuto cicatriziale è eccessiva o quando la cicatrice fa aderire o saldare più strati di tessuto, disturbando così la normale mobilità di queste strutture e creando una tensione fasciale anormale che porta invariabilmente a dolore ed alterazioni funzionali, sia a livello locale sia in siti distanti. Ad esempio, le cicatrici da chirurgia addominale (appendicectomia, isterectomia, taglio cesareo, ernia …) possono non solo perpetuare vari dolori addominali e disfunzioni organiche, ma possono anche contribuire a generare problemi al collo, cervicalgia, cefalea, lombalgia e squilibri posturali.
Occorre, inoltre, considerare che esiste un “memoria durale delle cicatrici” ovvero una reazione neurologica, dovuta alla somatizzazione del trauma, in grado di attivare fenomeni di facilitazione segmentale o divenire una spina irritativa o un cofattore eziologico che può perdurare, a livello subliminale.