ultimo aggiornamento: 5 Settembre 2020 alle 0:38
Aumento di volume di un organo o di un tessuto, consecutivo a un aumento di volume degli elementi cellulari che li costituiscono, senza apprezzabili modificazioni di struttura: l’incremento volumetrico dipende esclusivamente dall’aumento delle dimensioni e non dall’incremento numero degli elementi cellulari perchè, in questo secondo caso, si parla di iperplasia: derivato dal greco ὑπέρτροϕία (hypértrofía), composto da ὑπέρ– (hypér– → sopra) e τρέϕω (tréfo → nutrire).
Si possono distinguere forme ipertrofiche funzionali (o da lavoro), come avviene nell’ipertrofia muscolare, dove i muscoli scheletrici aumentano di volume come conseguenza di un lavoro maggiore dell’ordinario; il fenomeno è presente anche nella muscolatura liscia dello stomaco o dell’intestino, quando esista un ostacolo permanente al libero svuotarsi del loro contenuto.
Nell’ipertrofia cardiaca, le pareti subiscono un ispessimento, quando il cuore è sottoposto, in maniera permanente, a un maggior lavoro, come accade nei vizi valvolari o nell’alterazione degli orifizi del cuore, oppure nel caso in cui si verifichi un aumento della resistenza al flusso ematico, come nell’ipertensione o nelle stenosi del circolo periferico. L’ipertrofia si ha anche negli organi ghiandolari nei quali abbia luogo un aumento continuativo della funzione, come compensazione funzionale; ad esempio l’estirpazione o la riduzione funzionale di un rene determina un’ipertrofia del rene controlaterale.
Ipertrofie infiammatoria (accompagnante da fenomeni congestizi) si possono verificare nel prolungato ristagno del sangue e della linfa nei tessuti o in presenza di infiammazione delle strutture; possono verificarsi anche forme dipendenti all’alterazione dei meccanismi che regolano lo sviluppo corporeo o da disordini endo-metabolici, come nell’acromegalia.