ultimo aggiornamento: 6 Agosto 2023 alle 17:18
definizione
Difficoltà a far coesistere le disarmonie fra il proprio “io” (o una sua parte), in pratica “chi siamo veramente”, ed i comportamenti impulsivi/istintivi o l’estrinsecazione delle idee che non sono realmente in sintonia con i nostri bisogni: concettualmente l’egodistonia mira a descrivere le difficoltà che si crea come conseguenza del conflitto fra “chi siamo” e “chi dobbiamo essere”; dal greco εγώ (egò →“io”) e δυστονία, dal greco δυσ– (dys– → alterazione, funzionamento anomalo, difficile …) e –τονία, derivato da τόνος (tónos → tensione).
sintonia con il “se medesimo”
La coscienza di sé prevede che i valori e gli ideali personali siano in armonia con la condotta che si assume nella vita, mentre l’identità (cioè la concezione che abbiamo di noi stessi) implica la coerenza (costanza nel pensiero e nelle azioni, che comporta la conformità con chi siamo veramente): in assenza della seconda, la prima subirebbe gravi distonie, cioè andrebbe incontro ad una contrapposizione fra la nostra essenza concettuale più profonda e la nostra realtà sociale; quando esiste una “compatibilità” fra questi aspetti, parliamo, viceversa, di egosintonia.
Il confine fra le due facce della stessa medaglia, cioè egosintonia e egodistonia, è l’uniformità e la consecutio che si crea fra la weltanschauung personale ed il modus vivendi: indipendentemente dal fatto che pensieri o azioni possono essere considerati socialmente “devianti” o “anormali” oppure funzionali al benessere secondo il punto di vista dagli “altri”, l’individuo egosintonico vive in armonia con ciò che sente e pensa.
La negazione attitudinale del proprio modo di essere può essere definita un comportamento egodistonico poiché deriva dalla mancata sintonia con le proprie convinzioni o caratteristiche: spesso, queste non sono accettate dalle tribù di appartenenza o dai contesti di riferimento (famiglia, amici, dottore …) che non li ritengono “giusti”, “sani”, “adatti”; la distonia nasce, pertanto, dal non vivere armonicamente i propri pensieri, le proprie convinzioni e le proprie idee o le proprie caratteristiche individuali, attuando comportamenti che non sono coerenti col proprio modo di essere.
Lo squilibrio non dipende del fatto che comportamenti/pensieri divengano fattori biocidici od abbiano un effetto biogenico, ma semplicemente dal fatto di essere in contrasto tra loro, creando un disturbo della personalità. In questo caso, lo stressor è l’incongruenza, che diviene, di volta in volta, elemento di dis-confort, agente causale del dis-stress o stimolo algogeno; spesso questo disagio non viene percepito come problematico da chi ne è affetto, ma sono gli altri individui che segnalano il mal-essere derivante dalla relazione con chi “nega se medesimo”; il soggetto egodistonico, ritiene che il proprio modo di comportarsi sia corretto, mentre percepisce gli altri come “incoerenti”, “diversi e poco comprensibili”.
La creazione di un modello di condotta o di un “sistema di credenza” è la risposta adattativa ai vissuti personali, divenendo uno “strumento di sopravvivenza”.
egodistonia e dis-stress
All’aumentare delle pressioni sociali o tribali che vogliono uniformare l’individuo con il “pensiero comune” o il “politicamente corretto”, aumenta la difformità rispetto alle vere emozioni che si provano, alle idee più profonde in cui si crede o ai propri desiderata: è da questo conflitto irrisolto che nasce il mal-essere, ovvero il comportamento egodistonico.
«Ciò che vorremmo essere collide con ciò che dobbiamo essere», in una continua contrapposizione, «l’un contro l’altro armato»: è da questa incompatibilità e inconciliabilità, talvolta non evidente o nascosta, che nasce «il male di vivere», un convitato di pietra che logora la nostra energia vitale, ogni giorno.
Quando il libero fluire della nostra vita, quel «flow» che ci permette di esprimere noi stessi in azioni che trovino in se stesse lo scopo precipuo del proprio realizzarsi (autotelia), viene bloccato, inibito, condizionato, allora nasce la dis-armonia ed il morbo, come effetto del continuo logoramento, dello stress: l’intervento del professionista del ben-essere può rivelarsi di grande aiuto in quanto, grazie alla valutazione multidimensionale, basata sul triangolo della salute, è possibile identificare quali possibili fattori complementi terapeutici (somato-emozionali, biochimici, spirituali …) sono in grado di sostenere il processo di reset a cui necessariamente deve sottoporsi che è affetto da questo quadro morboso.
Le tecniche di allentamento dello stress emotivo, l’integrazione nutrizionale per ridurre gli effetti neurologici dello stress causati dalla risposta generalizzata di adattamento e dal burn-out, le procedure di riequilibrazione del sistema cranio-sacrale (come il reset temporo-vascolare), riattivando la vis medicatrix naturæ presente in ognuno, possono essere un valido aiuto per incrementare la capienza e sostenere la capacità di cambiamento di chi decide di intraprendere un percorso di “guarigione”.