ultimo aggiornamento: 1 Novembre 2023 alle 0:22
prefazione
«Ma prima farò alcuna esperientia avanti ch’io più oltre proceda,
perché mia intenzione è allegare prima l’esperientia
e poi colla ragione dimostrare perché tale esperientia
è costretta in tal modo ad operare.
E questa è la vera regola come li speculatori
delli effetti naturali hanno a procedere,
e ancora che la natura cominci dalla ragione e termini nella sperientia,
a noi bisogna seguitare in contrario,
cioè cominciando, come di sopra dissi, dalla sperientia,
e con quella investigare la ragione.»
(Leonardo Da Vinci)
premessa
L’anatomia, viene considerata normalmente come la scienza che studia la morfologia, la forma e l’organizzazione degli organismi viventi: avendo avuto sin dalla sua nascita, come strumento principale di indagine, la dissezione (antropotomia) ovvero l’anatomia settoria, si è cominciato a tagliare dalla superficie alla profondità, nel tentativo di acquisire nuove informazioni sul nostro corpo, con la conseguente parcellizzazione di ogni cosa, perdendo l’essenza stessa dell’uomo come “unità” e, soprattutto, la consapevolezza che la forma è necessariamente espressione della funzione.
Il nome stesso deriva, infatti, dal greco ἀνατομή (anatomḗ → dissezione), la cui radice è ἀνατέμνω (anatémnō → tagliare, sezionare); la stessa prospettiva con cui si è sviluppato lo studio del corpo umano, ha preso la direzione “microscopica”, arrivando a confondere il concetto di “normalità” con quello di standardizzazione: tutto deve rientrare nella necessaria catalogazione di ciò che può essere considerato nella “norma” (anatomia normale), cioè statisticamente in linea con un set-point definito come riferimento.
definizione
L’anatomia kinesiopatica è, in un certo qual modo, assimilabile all’anatomia funzionale: se da un lato il professionista del ben-essere deve necessariamente conoscere la struttura corporea, se deve poter identificare visivamente e palpatoriamente le parti del corpo, dall’altro è indispensabile che impari a riconoscere come queste si relazionano fra di loro, come esprimono funzioni finalizzate a rispondere alle esigenze adattative per permettere da un lato il mantenimento dell’omeostasi, dall’altro la capacità di adattarsi agli stressor che mirano ad alterare l’equilibrio corporeo provenienti dall’ecosistema in cui il corpo vive.
Comprendere in che modo l’organismo reagisce alle variazioni ambientali, siano esse esterne o interne all’organismo, e come sia possibile coordinare le funzioni corporee in modo efficiente significa cogliere il senso profondo alla base della relazione fra il sé e l’altro da sé, cioè l’interconnessione fra l’individuo ed il suo ecosistema, la sua nicchia ecologica.
L’anatomia kinesiopatica altro non è che lo studio di queste dinamiche, del rapporto che il corpo intrattiene con il proprio mondo interiore ed l’universo in cui è inserito e di come le necessità che ne scaturiscono informano la struttura funzionale dell’organismo: è la base che la Kinesiologia Transazionale® e la Kinesiopatia® o il Cranio-Sacral Repatterning® per comprendere ed interpretare l’essere umano.
morfogenesi funzionale
La necessità di adattamento continuo richiede, da un lato, meccanismi atti a trasdurre, recepire, interpretare e analizzare la realtà, dall’altro sistemi complessi in grado di coordinare e ottimizzare le risposte dell’organismo: conoscere le strutture e le modalità attraverso cui interagiscono e collaborano è fondamentale per cogliere il vero significato delle “energie” che sottostanno alla forza vitale e decrittare i comportamenti teleologici, i patterns ed i metaprogrammi, le dinamiche cibernetiche che orientano le modalità di interrelazione con lo scorrere della vita.
I “sistemi” corporei e gli “apparati” sono ciò che fa funzionare la “macchina umana” ma tali strutture complesse sono l’espressione delle funzioni che sottostanno all’adeguamento strutturale cui va incontro l’organismo per rispondere alle esigenze adattative, per corrispondere ai comportamenti teleologici necessari ai cambiamenti che la vita impone.
Pertanto la funzione non dipende dalla struttura, bensì è lo “scopo” ovvero l’insieme delle mansioni o dei compiti cui si è destinati o delle attività che vengono svolte che determina lo sviluppo delle strutture, organizzate in sistemi preposti ad un ruolo specifico, caratterizzati da servomeccanismi e sistemi di controllo cibernetici: il valore della singola parte dipende dalla responsabilità operativa che assume ogni singola parte all’interno dell’olos, del sistema di cui fa parte, per cui non si può comprendere veramente la forma di qualunque elemento, se non se ne conosce la finalità.
Paradossalmente per capire la morfologia occorre cogliere l’essenzialità della funzione cui tale struttura è deputata, ma, allo stesso tempo è necessario studiare l’anatomia dello sviluppo, cioè come i processi ontologici, espressione della filogenesi, esprimano non solo le modificazioni morfologiche che avvengono nel periodo compreso tra il concepimento e la maturazione, ma come tali adattamenti siano indispensabili per l’evoluzione dell’individuo.
Parimenti, conoscere l’organizzazione sistemica, la localizzazione delle componenti del corpo è una necessità, per comprenderne le relazioni e la sistematica: l’anatomia topografica, occupandosi dello studio dei rapporti esistenti tra i vari organi, della zona che essi occupano e di come possono essere eventualmente proiettati sulla superficie corporea, ci aiuta a intuire le interrelazioni. Se la funzione ci rende più evidente il significato della morfologia, allo stesso tempo la dis-funzione, il mal-funzionamento ci aiuta a capire meglio la normalità.
Parimenti, dal punto di vista dell’anatomia kinesiopatica occorre porre una particolare attenzione al fabbisogno di energia necessaria a far funzionare la “macchina umana”: ogni “motore” per produrre energia e lavoro, ha la necessità di combustibile e, allo stesso tempo, richiede una continua manutenzione e sostituzione delle parti logorate. Il corpo è in grado di assumere “materiale organico” estraneo, per trasformarlo fino a renderlo compatibile con se stesso: la “materia grezza”, che ingeriamo sotto forma di cibo, grazie al processo digestivo cambia forma; per poterne assorbire l’essenza, è necessario separare la parte pura e preziosa dalle scorie “impure”, affinché sia possibile assumere la parte nobile degli alimenti, quella che è affine ed è conforme all’essenza di ogni individuo.
Questo processo permette di rendere la “materia grezza”, raffinandola, trasformandola e fondendola col nostro io rendendola parte costituente del corpo, fino ad assimilarla, ovvero farla divenire «similiter ex altera» (il più simile a noi a partire dalla diversità). Il processo morfogenetico ci aiuta a spiegarne la funzione, le normali attività metaboliche, le alterazioni.
Allo stesso modo, il complesso ecosistema che costituisce l’organismo richiede parametri funzionali precisi, per mantenere la propria omeostasi, cioè il corretto “equilibrio tra uomo e ambiente”, necessario affinché questi possa esprimersi pienamente in armonia con il Cielo (che lo ricopre) e la Terra (che lo sostiene); questa interazione macro-microcosmo, è alla base del ben-essere individuale. Se prendiamo in considerazione il “microcosmo uomo”, l’equilibrio acido-base dei fluidi corporei è un requisito indispensabile perché si crei la situazione ottimale, che possa assicurare il funzionamento dell’organismo: garantendo al sistema connettivale le condizioni perché avvengano i regolari scambi nutritivi a livello cellulare si creano i presupposti perché si verifichino le naturali reazioni fisiologiche, che sono la base dell’omeostasi fisico-chimica ed “emotiva” dell’individuo.
Il tessuto connettivo, nelle sue differenti componenti, è il centro dell’organismo, poiché ricevuto il nutrimento, lo ridistribuisce, provvedendo al sostentamento cellulare: non deve essere visto solamente in un’ottica di supporto e di riempimento, ma deve essere considerato nella sua funzione di mediazione, come il portatore del flusso nutrizionale (funzione trofica), ed il “mezzo legante” (fascia) che unisce sia meccanicamente, sia energeticamente, il corpo. Il pH mesenchimale esprime l’equilibrio acido-base del corpo e rappresenta una sorta di spugna metabolica in grado di trattenere le scorie che i sistemi emuntori prioritari, cioè l’apparato gastro-intestinale con le sue ghiandole, il sistema respiratorio e le reni, non sono riusciti ad eliminare: questi sistemi sono meccanismi deputati ad eliminare dall’interno dell’organismo i prodotti catabolici e di rifiuto, garantendo il drenaggio continuo delle tossine esogene ed endogene con cui il nostro organismo viene quotidianamente in contatto.
La loro azione svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento e nell’eventuale ripristino dell’equilibrio acido-base, permettendo all’organismo di svolgere al meglio la sua azione di regolazione/difesa nei confronti delle tossine, siano esse nutrizionali, emozionali o frutto del catabolismo organico, che quotidianamente e inevitabilmente accumuliamo. Conoscere, comprendere, capire le funzioni di questi sistemi e le loro inter-relazioni sono elementi fondamentali per intervenire nei processi di normalizzazione e riequilibrazione dell’organismo.
Occorre considerare anche che il sistema muscolare rappresenta l’effettore attraverso cui l’individuo è in grado di interagire con l’ambiente e nell’ambiente; la sua attività si esplica grazie all’interazione che questa componente sviluppa con la parte osteo-artrologica, un insieme di segmenti e snodi che permettono l’espressione del lavoro motorio; allo stesso tempo, questi stessi costituenti, di concerto con la parte fasciale, garantiscono la possibilità di ripartire le tensioni in maniera elastica, ottimizzando le risposte corporee.
Il corpo umano è caratterizzato da una struttura tensegretiva, ovvero da una tensostruttura dove gli assi rigidi sono costituiti dalle ossa e le strutture flessibili dal sistema mio-fasciale: ossa, muscoli, fascia connettivale, legamenti e tendini sono mantenuti in un continuum di “compressioni flottanti” che conferiscono all’insieme mio-fasciale sia la necessaria rigidezza strutturale, sia l’indispensabile elasticità funzionale; l’azione dei singoli muscoli viene tradotta in un’azione unisona e sincrona di compressioni e tensioni in equilibrio dinamico, mentre le strutture ossee costituiscono gli elementi di resilienza.
La combinazione degli elementi dinamici e resistivi si concretizza in un sistema muscolo-scheletrico sinergico, altamente adattativo, dotato di capacità allostatiche e capienza, mentre i tessuti connettivali e muscolo-tendinei garantiscono una tensione continua, resilienza ed isteresi elastica: è grazie a questi sistemi integrati che possiamo assumere, in modo dinamico, una posizione ottimale, per rispondere in modo coerente e con il minor dispendio energetico alle forze che tenderebbero a modificare il nostro stato di equilibrio; le forze gravitazionali si sommano alle tensioni che nascono dall’interazione fra le esperienze e le dinamiche individuali.
L’attività muscolare può essere vista non solo come la risposta istantanea ai cambiamenti di posizione rispetto ai nostri riferimenti spaziali, ma anche il mezzo che utilizziamo per adattarci, sia durante la deambulazione ed il movimento, sia nello stazionamento, per rispondere in maniera efficace alle forze che interagiscono col nostro io interiore e con l’immagine olografica che abbiamo di noi stessi; non possiamo sottrarci dall’essere radicati al suolo e da questo fatto deriva una relazione assoluta ed indissolubile col terreno, che influenza il modo con cui il corpo si posiziona nello spazio.