definizione
Termine latino utilizzato per indicare una successione continua e inscindibile, ovvero un insieme di entità non separate da confini netti, ma con punti di contatto e di sovrapposizione tali da determinare il passaggio graduale dell’una nell’altra; può essere considerato un sinonimo “elegante” di «continuo», con riferimento a tutto ciò che non presenta interruzione della continuità.
Percezione non scindibile in unità distinte fra loro; tutto ciò che non presenta soluzioni di continuità: qualcosa che cambia carattere gradualmente o in fasi molto lievi senza chiari punti di divisione.
In psicologia, variabili i cui valori possono essere mutati con degli incrementi infinitesimi; o, in altri termini, nelle quali, dati due valori per quanto vicini, se ne può sempre trovare un terzo intermedio tra i primi due: il concetto di continuum è stato particolarmente usato nella psicofisica, assumendo che sia gli stimoli sia le sensazioni fossero delle variabili con tali caratteristiche.
In sociologia, esprime un rapporto di continuità, fra due fatti o situazioni sociali, quando fra questi fatti o situazioni non si può stabilire una polarità assoluta: per questo «continuum» può essere considerato l’opposto di dicotomia; parlare dell’esistenza di un continuum significa negare l’esistenza di un rapporto di reciproca delimitazione ed esclusione fra due entità ed accettare invece l’idea di una loro interdipendenza e compenetrazione.