tensostruttura

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ultimo aggiornamento: 3 Gennaio 2023 alle 11:50

definizione

Chiamata anche struttura tensegretiva (o tensegrale) oppure architettura tensegrale, è una struttura capace di mantenersi in posizione tramite tensione: questo significa che è un insieme di elementi in rapporto di correlazione e d’interdipendenza, in grado di garantire la stabilità della struttura stessa per mezzo della cosiddetta integrità tensionale del sistema, solitamente generata da cavi e tiranti che assicurano la ripartizione delle forze: la deformabilità elastica dei componenti strutturali è un elemento chiave nel determinare le caratteristiche della tensostruttura stessa.

architettura tensegrale: il corpo umano

Una tensostruttura può essere considerata un sistema basato sulla presenza di componenti isolati in compressione all’interno di una rete di tensione continua, sfruttando il principio della tensegrità: nell’ambito dell’anatomia funzionale e della Kinesiologia Transazionale® il termine viene utilizzato per descrivere i sistemi autoportanti in grado di ripartire le forze di compressione attraverso una rete di segmenti isolati ed elementi continui in relazione reciproca per mezzo di sforzi di tensione; in pratica strutture che si autosostengono per effetto di uno stato di tensione presente nel sistema. Nell’ambito dell’analisi dei comportamenti del corpo umano, nello specifico, la colonna vertebrale deve essere ritenuta una architettura tensegretiva e non può in nessun modo essere reputata un’impalcatura rigida: un insieme di elementi isolati interconnessi, su cui vengono veicolate le forze compressive, mantenuto in uno stato di equilibrio dinamico dal sistema dei tiranti (muscoli, tendini, fascia …).

L’organismo umano è caratterizzato da una struttura tensegrale, ovvero da una tensostruttura dove gli assi rigidi sono costituiti dalle ossa e le strutture flessibili dal sistema mio-fasciale: ossa, muscoli, fascia connettivale, legamenti e tendini sono mantenuti in un continuum di “compressioni flottanti” che conferiscono all’insieme osteo-artro-mio-fasciale sia la necessaria rigidezza strutturale, sia l’indispensabile elasticità funzionale; l’efficienza di questo sistema dipende dalla tensegrità, ovvero dalla capacità di stabilizzarsi dinamicamente attraverso l’azione bilanciata di vettori tensivi (trazioni) e compressivi (compressioni), che si ripartiscono e si equilibrano fra loro, all’interno di un sistema vettoriale chiuso che può essere definito “floating compression”. Richard Buckminster Fuller descrive i sistemi tensegretivi come «isole di compressione in un oceano di tensione», sottolineando che tali strutture sono caratterizzate dalla disposizione degli elementi compressi all’interno della maglia tensionale.

L’azione dei singoli muscoli viene tradotta in un’azione unisona e sincrona di compressioni e tensioni in equilibrio dinamico, mentre le strutture ossee costituiscono gli elementi di resilienza, in quanto intrinsecamente dotate di proprietà di deformabilità elastica e, soprattutto, in grado di “assorbire” parte dell’energia coinvolta: la combinazione degli elementi dinamici e resistivi si concretizza in un sistema muscolo-scheletrico sinergico, altamente adattativo, dotato di capacità allostatiche e capienza; mentre i tessuti connettivali e muscolari garantiscono una continua tensione, grazie alla trazione, le ossa, pur essendo di per sé sistemi tensegretivi, rappresentano la componente sottoposta a compressioni discontinue. Un ruolo significativo, all’interno di questo sistema tensegrale, è svolto anche dalle entesi, per la loro capacità di isteresi e ripartizione dei carichi applicati a livello delle aree di inserzione muscolare.

utilità biologica delle strutture tensegretive

Una struttura tensegretiva è caratterizzata da livelli di resistenza significativamente superiori alla somma delle resistenze dei singoli componenti e viene contraddistinta da una elevata leggerezza, richiedendo strutture meno pesanti rispetto a strutture rigide o compressive; è contrassegnata da elevata flessibilità, assomigliando funzionalmente ad un sistema pneumatico, possedendo, pertanto, una grande capacità di adattamento ai cambiamenti di forma in equilibrio dinamico: è in grado di assorbire, attraverso la ripartizione dei carichi dinamici tipica dei sistemi a tensione reciproca, i vettori che possono indurre deformazioni a livello locale o sistemico: questa peculiarità può essere definita come l’interconnessione meccanica e funzionale di tutti gli elementi costitutivi del sistema.

Una speciale capacità delle architetture tensegrali biologiche, come quelle presenti nel corpo umano, consiste nell’integrazione delle funzioni di controllo, grazie alla presenza di  un network informazionale in grado di monitorare continuamente la componente tensiva della struttura e di adeguare in tempo reale la tensione necessaria a mantenerla stabile e funzionale: nei sistemi tensegrali controllati, la componente dedita alla supervisione e la struttura possono cooperare naturalmente attraverso il cambiamento della configurazione di equilibrio della struttura stessa, in una ottica teleologica.

L’insieme ordinato di elementi che compongono le unità biologiche come l’essere umano sono in grado assorbire l’impatto e di gestire gli effetti delle forze cui vengono sottoposte, garantendo la stabilità, la funzionalità e la resistenza necessaria per evitare il collasso: questa peculiarità deriva non solo dalle caratteristiche intrinseche delle strutture osteo-artro-mio-fasciali, ma anche dal fatto che sono presenti componenti di tipo neurologico in grado di elaborare, attraverso sistemi cibernetici, gli “input” derivanti dai sensori deputati a leggere in modo istantaneo le variazioni di tensione e compressione agenti sulla struttura; una volta elaborate tali informazioni, hanno la capacità di mettere in atto adattamenti (output), agendo da attuatori, per adeguare continuamente il sistema alle esigenze di “omeostasi” strutturale.

In particolare, se consideriamo nello specifico, il sistema nervoso come una entità unica, allora nell’essere umano, “attuatori” e “sensori” devono essere considerati come coesistenti in un unico sistema di controllo: quando i sensori rilevano un eventuale disturbo, il sistema cibernetico utilizza attuatori per cambiare il comportamento delle proprietà strutturali come la forma o la tensione mio-fasciale, per ottenere il cinematismo più utile o vantaggioso, permettendo all’architettura tensegrale di continuare a rimanere, in tal modo, operativa, con il minor dispendio energetico, minimizzando i possibili danni derivanti dalle forze agenti in grado di perturbare il sistema.

La presenza di sensori e attuatori in grado di modulare la risposta della componente tensiva conferisce ai sistemi tensegrali biologici una notevole capacità di adattamento alla variabilità delle sollecitazioni cui l’organismo può essere sottoposto, cioè di rispondere in maniera efficiente agli stress cui viene sottoposto.

Il chirurgo ortopedico americano Dr. Stephen Levin ha coniato il termine “biotensegrity” (biotensegrità) per descrivere l’applicazione del lavoro di Kenneth Snelson e Richard Buckminster Fuller sulla tensegrità alle strutture biologiche: ci sono solo elementi di tensione e compressione nei sistemi di tensegrità, mentre non ci sono forze di taglio, momenti flettenti o leve, solo semplici tensioni e compressioni, in una struttura auto-organizzante, gerarchica, che distribuisce i carichi, a basso consumo energetico.

In un sistema biotensegretivo, le ossa sono invischiate in una rete di tensione: irrigidendo un muscolo si può irrigidire l’intero sistema o, viceversa, muovendo un muscolo, l’intero sistema si rimodellerà garantendo un nuova nuova stabilità; la fascia rappresenta la rete di tensione all’interno del sistema, mentre le ossa sono elementi di compressione all’interno di quella rete di tensione, anche se in realtà sono parte esse stesse di questo sistema fasciale. Questi fattori consentono di poter offrire risposte omnidirezionali, spiegando come il corpo possa orientarsi ed interagire nello spazio, le persone nello spazio.

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