metamorfopsia

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ultimo aggiornamento: 13 Novembre 2020 alle 15:46

definizione

Disturbo visivo consistente nella visione di oggetti deformati, distorsione delle immagini o percezione che gli oggetti appaiano differenti rispetto al loro reale aspetto; composto di μετα– (meta– → oltre, trasformazione) e μορϕή (morphḗ → forma), cioè soggetto a trasformazione in qualcosa di natura diversa unito a ὄψις (ópsis → vista), dalla radice ὀπ– (op– → vedere): può essere tradotto come «vedere una forma alterata». Le metamorfopsie sono comunemente classificate come distorsioni sensoriali.

Il termine appare in letteratura già nel 1858, anche se il fenomeno è stato descritto per almeno due millenni: oggi il termine metamorfopsia viene utilizzato specificamente alla descrizione della distorsione visiva dei contorni degli oggetti o, in un senso più generale, per denotare le alterazioni visive qualitative che influenzano la percezione soggettiva della forma, delle dimensioni, dell’orientamento, del colore e/o della velocità di movimento di quanto osservato; sia che ci si riferisca alla distorsione dei contorni o a quella della morfologia, in entrambi i casi, può essere un fenomeno fugace e transitorio o manifestarsi a lungo termine.

Comunemente, si ritiene che si debba al filosofo scozzese Thomas Reid la prima descrizione del fenomeno, nel 1764, causato da un prolungato periodo di osservazione diretta del sole; si dice che anche il pittore espressionista norvegese Edvard Munch (1863-1944) soffrisse di metamorfopsie, causate da un’emorragia intraoculare.

metamorfopsia (propriamente detta)

Chiamata anche dismorfopia, chi presenta la metamorfopsia (propriamente detta) vede le linee rette ondulate, incurvate o spezzate, le lettere deformate, spesso in associazione a diminuzione delle dimensioni delle immagini (micropia) o ingrandimento delle stesse (macropia), alla percezione di una macchia grigia nel campo visivo o abbassamento dell’acuità visiva, dando luogo, in genere a quella che viene chiamata una sindrome maculare; il test di Amsler, una griglia di sottili quadrettature nere su fondo bianco (o bianche su fondo nero), consente di mettere in evidenza le anomalie e i deficit del campo visivo centrale.

classificazione delle metamorfopsie (in senso lato)

È un fenomeno estremamente vario che può essere suddiviso in più categorie: possono riguardare le alterazioni della percezione dei colori per cui si parla di acromatopsia (l’incapacità o la capacità fortemente ridotta di percepire il colore), discromatopsia (riduzione parziale) o di cromatopsia (vedere le cose in un’unica tonalità): nello specifico può essere classificata come cyanopsia (“visione blu”), ​​cloropsia (“visione verde”), xanthopsia (“visione gialla”), eritropsia (“visione rossa”) e ianotiopsia (“visione porpora” o “visione viola”).

La distorsione può riguardare l’aspetto e le dimensioni: si osserva quindi la dismetropsia (alterata percezione della dimensione e/o della distanza apparente degli oggetti), una volta definita dismegalopsia (ridotta capacità di valutare la dimensione degli oggetti), comunemente suddivisa in quattro categorie, macropsia (vedere cose più grandi di quanto sono) e micropsia (vedere cose più piccole di quanto sono), pelopsia (gli oggetti sembrano essere più vicini di quanto non siano) e teleopsia (gli oggetti sembrano essere più lontani di quanto non siano); dismorfopsia (linee e contorni sembrano essere ondulati), displatopsia (gli oggetti sono percepiti appiattiti e allungati), ma anche la “visione stereoscopica potenziata” (esagerazione della profondità e dei dettagli degli oggetti percepiti visivamente), il “fenomeno corona” (in cui è visibile un contorno extra intorno agli oggetti), la macroproxiopia (in cui la dimensione percepita degli oggetti è aumentata e la distanza è ridotta), la microteleopsia (in cui la dimensione percepita degli oggetti è ridotta e la distanza è aumentata).

Altre forme, che coinvolgono la percezione del movimento, possono essere la gyropsia (vedere un movimento circolare illusorio), kinetopsia (movimento illusorio), porropsia (in cui gli oggetti stazionari sono visti come in allontanamento dall’osservatore), akinetopsia (l’incapacità di percepire il movimento); la “perseveranza visiva”, cioè la ripetizione illusoria delle percezioni visive, come avviene nella “diffusione visiva illusoria”, nella palinopsia e nel “fenomeno del trascinamento”.

Ulteriori manifestazioni possono essere la entomopia (vedere più immagini identiche come se fossero percepite attraverso l’occhio di un insetto), la emimetamorfopsia (in cui solo la metà di un oggetto o di un viso appare distorta), la “scissione illusoria” (una distorsione visiva costituita da un’apparente scissione verticale di oggetti), la “visione invertita” (in cui gli oggetti sono percepiti come se ruotati di 180°), la “perdita della visione stereoscopica” (in cui le cose appaiono bidimensionali o piatte), la “visione a mosaico” (caratterizzata dalla frammentazione di oggetti percepiti o stimoli in sfaccettature irregolari, cristalline, poligonali, interlacciate come in un mosaico), la plagiopsia (in cui gli oggetti sembrano essere inclinati), la polyopia (vedere più copie identiche di una singola immagine), la prosopometamorfopsia (in cui i volti sembrano distorti), l’allacestesia visiva (in cui gli oggetti sono percepiti come se fossero dislocati campo visivo opposto).

considerazioni sulla metamorfopsia

I casi di metamorfopsia dovuti a una lesione di un singolo occhio sono indicati come “metamorfopsia monoculare; quando le metamorfopsie evocano cambiamenti nella valutazione affettiva dell’ambiente extracorporeo, rendendolo bello, brutto o spaventoso, sono chiamate “metamorfopsie complicate”, mentre se tali cambiamenti sono assenti si usa la locuzione “metamorfopsia semplice”; fisiopatologicamente, le m”etamorfopsie sono divise in due grandi categorie, cioè attribuibili ad un’anomalia nell’occhio sono indicate come metamorfopsie periferiche o retiniche (fenomeno entoptico) oppure riconducibili ad un’anomalia centrale e per questo sono chiamate metamorfopsie centrali, corticali o cerebrali.

Le metamorfopsie tendono ad essere di natura temporanea o saltuaria, soprattutto quando la condizione neurologica sottostante è di natura transitoria o episodica;: tipicamente si pensi all’emicrania, ed in particolare all’aura emicranica, agli attacchi epilettici o all’uso di sostanze illecite come come mescalina o LSD, ove questi fenomeni si verificano con una certa frequenza; le metamorfopsie che si verificano nel contesto di un’aura o di un disturbo convulsivo sono indicate come “illusione ictale” o “metamorfopsia ictale”.

Le metamorfopsie di lunga durata e permanenti, relativamente rare, eziopatogeneticamente sono associate principalmente a lesioni discrete che interessano le aree di associazione visiva, che possono verificarsi in caso di infarto, emorragia o neoplasia; le cause periferiche delle metamorfopsie includono l’edema retinico o le cicatrici retiniche.

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