ultimo aggiornamento: 13 Maggio 2020 alle 13:26
definizione
Il lemma può essere considerato una variante di ritrazione, conseguente al ritrarsi o al venire ritirato od anche di restringersi; benché retrazione venga usato soprattutto in ambito medico, i due termini sono pressoché intercambiabili, condividendo gli stessi significati e la medesima etimologia dal latino retrahĕre (→ ritirare, tirare indietro): il prefisso verbale “re-” inverte il significato di trahĕre (→ trarre), indicando un movimento in senso opposto, cioè il tirare indietro.
retrazione dei tessuti
Il significato viene quindi trasposto nella pratica clinica per descrivere qualunque movimento che si attui, anche senza l’azione attiva svolta dalla muscolatura, di accorciamento, di diminuzione di volume o per descrivere un moto considerato opposto a quello fisiologico: si parla di retrazione del capezzolo, nel caso in cui il bottone mammario si ripiega su se stesso e si introflette; ugualmente, in caso di brachiesofago, quando si osserva un accorciamento dell’esofago per fatti infiammatori o distrofie, si parla di retrazione esofagea, con possibile formazione di ernia iatale da scivolamento.
Si definisce retrazione cicatriziale la presenza di processi degenerativi dei tessuti fibrosi, caratteristici delle cicatrici: la manifestazione di ipotrofia e ipoplasia cellulare induce una coartazione del tessuto e retrazione delle strutture vicine; possono provocare un handicap funzionale di notevole entità, soprattutto quando colpiscono gli orifizi facciali e le pieghe di flessione di arti e mani.
Le retrazioni riguardanti legamenti, capsule articolari, tendini, aponeurosi , sostenute da stati di contrazione cronica dei muscoli o da spasmi, comportano frequentemente una riduzione della normale ampiezza di un’articolazione (R.O.M.), sino a raggiungere, talvolta, l’irrigidimento articolare completo (anchilosi).
la retrazione come movimento muscolare
Il termine retrazione viene utilizzato anche per descrivere il movimento di medializzazione ottenuto dalla contrazione muscolare; in particolare, riferito alle scapole, descrive il movimento di adduzione, cioè l’avvicinamento reciproco: nel linguaggio comune, viene detto “tirare indietro le spalle”. Il movimento opposto, di allontanamento, è definito protrazione.
Nel movimento di retrazione, vengono utilizzati:
⇒ muscolo grande romboide e muscolo piccolo romboide – sono i principali muscoli agonisti del movimento di retrazione scapolare, in quanto connette il bordo mediale della scapola con il rachide toracico: con la loro azione perfettamente sinergica, avvicinano l’omoplata alla colonna vertebrale, intraruotandola caudalmente (retrazione dell’angolo acuto scapolare);
⇒ muscolo trapezio medio – le fibre muscolari connettono la zona di inserzione del legamento nucale sulla VII vertebra cervicale e le prime sei vertebre toraciche con il processo acromiale della scapola, con un andamento quasi orizzontale: la contrazione del muscolo produce una retrazione pura, tirando indietro le scapole, con la conseguente apertura del torace;
⇒ muscolo elevatore della scapola – la sua contrazione, avvicinando l’angolo superiore della scapola alla zona cervicale, medializza la scapola attraverso un movimento di elevazione e rotazione caudale dell’angolo acuto dell’omoplata, vista la sua origine dai processi trasversi delle prime quattro vertebre cervicali.