ultimo aggiornamento: 18 Settembre 2020 alle 12:51
definizione
Tutto ciò che ci accade nella vita, indipendentemente dal fatto che ne siamo consapevoli o meno, contribuisce a costruire la nostra memoria a lungo termine; non tutto, però, può essere rievocato in maniera volontaria, a comando, permettendoci di ricordare nomi, luoghi, persone o eventi: una parte delle esperienze della nostra vita viene “immagazzinata” sotto forma di dati a cui non possiamo accedere consapevolmente, ma che costituiscono le basi dei nostri comportamenti, la cosiddetta memoria procedurale, che possiamo utilizzare nel momento in cui dobbiamo fornire una performance, basandoci su schemi acquisiti attraverso processi di apprendimento.
Ogni volta che dobbiamo eseguire un compito, non dobbiamo imparare nuovamente come effettuarlo, come se fosse la prima volta, ma possiamo automaticamente ricorrere al “know how” acquisito: la memoria implicita (procedurale) si collega ad esperienze che avvengono non a livello del tutto cosciente e non sono neppure verbalizzabili; è la “conoscenza” (memoria) di come si fanno le cose o di come si usano gli oggetti.
memorie implicite:
procedurali, emotive, traumatiche
Alcuni ricercatori differenziano, in realtà, la memoria procedurale dalla memoria implicita, considerando la prima come una componente della seconda: infatti considerano parte della memoria implicita non solo le conoscenze acquisite attraverso l’apprendimento, ma anche ogni forma di memoria non accessibile alla consapevolezza, come il priming (effetto psicologico per il quale l’esposizione a uno stimolo influenza la risposta a stimoli successivi, una forma di apprendimento implicito), l’effetto illusione di verità ( meccanismo per il quale si arriva a credere che qualcosa sia vero pur non essendolo, solo perché lo si è sentito precedentemente in modo reiterato).
I ricordi d’infanzia molto precoci (di cui non si ha memoria, ma che lasciano tracce indelebili nell’individuo) o le memorie emotive e affettive (come, ad esempio) la memoria “intrauterina” della voce e dell’ambiente materno, e le prime relazioni sensoriali ed emotive del neonato con la madre e con l’ambiente esterno): alcune di queste memorie non diventeranno mai del tutto consce, in quanto fissate nella memoria emozionale implicita, ma lasceranno tracce mnestiche responsabili di abitudini “caratteriali” di tipo emozionale e di schemi di comportamento secondo modalità per lo più inconsce e automatiche.
Tra queste memorie, possono inserirsi anche episodi di forte impatto emozionale che vengono “dimenticati” per eludere la presenza di memorie perturbanti a livello cosciente (ad opera di fenomeni di rimozione o spostamento che così evita la relazione con memorie perturbanti): le memorie traumatiche, spesso soggette a difese di tipo dissociativo come l’amnesia, la fuga dissociativa, la de-realizzazione e la depersonalizzazione; tracce di questi eventi possono talvolta emergere e rendersi visibili, magari come conseguenza dell’effetto trigger, ma non necessariamente sono rievocabili consapevolmente; la componente emotiva, spia della loro salienza, è responsabile della loro archiviazione implicita,
La memoria implicita, comunque, non deve essere considerata come un elemento statico bensì soggetta ad una continua programmazione e riprogrammazione: con il passare del tempo, si riattiva più volte per via di eventi impliciti o espliciti, o per ciò che accade durante l’attività di riposo e il sonno (attività onirica).