ultimo aggiornamento: 24 Novembre 2023 alle 21:58
premessa: il Teorema di Thomas
Nel 1928, il sociologo americano William Isaac Thomas, postulò, in quella che definì la «definizione della situazione» («Thomas dictum»), che
«Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali,
esse sono reali nelle loro conseguenze»
riassumendo la propria teoria sociologica, espressa in particolare nei suoi libri «The Polish peasant in Europe and America» (1918-20) e «The child in America: behavior problems and programs» (1928): secondo questa idea, ogni individuo è portato a conformare il proprio comportamento in rapporto ad una data situazione di gruppo e cioè in riferimento ai valori socialmente approvati e agli atteggiamenti degli altri del gruppo: le credenze “tribali” e le pressioni sociali, indipendentemente dal fatto che siano manifeste o celate e sotterranee, sono in grado di rendere “reali” le situazioni che sono reputate tali (cioè che sono considerate vere dal branco o dal pensiero dominante nei gruppi di riferimento, a prescindere dal fatto che lo siano realmente) spingendo ad adottare chi subisce tali sollecitazioni un comportamento che si conformi, pena la condanna sociale o l’etichetta di devianza.
Infatti, mentre nel “mondo fisico” è possibile distinguere la differenza fra oggettività e soggettività, cioè fra un oggetto e come viene percepito, nel “mondo del sentire”, non esiste necessariamente questa distinzione: il “percepito”, se non addirittura il “sentito” (immaginato), spesso, diviene più veritiero della realtà, dando più importanza a ciò che viene rappresentato o mostrato; anche se comunemente il «teorema di Thomas» non è dimostrabile tramite una sequenza di passaggi logici nell’ambito di una teoria formale (e pertanto dovrebbe essere considerato più un postulato o un assioma, che un teorema) è uno strumento importante per capire ciò che avviene nei fenomeni sociali.
definizione: self-fulfilling prophecy
Robert King Merton, un sociologo statunitense, trasse ispirazione dal lavoro di William Isaac Thomas e dal cosiddetto «Thomas dictum», per sviluppare, nel suo libro «Teoria e struttura sociale» (1948), il concetto di profezia auto-avverantesi (self-fulfilling prophecy) o di profezia in grado di autoadempiersi ovvero
«una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata,
fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto,
confermando in tal modo la propria veridicità»
per descrivere quei casi in cui una supposizione, per il solo fatto di essere creduta vera, alla fine si realizza confermando la propria veridicità, seppur inizialmente infondata; in alcuni casi, le persone cambiano il loro atteggiamento per allinearsi a ciò che professano pubblicamente, avverando ciò che credenze ed opinioni esprimono. Una profezia che si autoadempie si verifica nel caso in cui un individuo, convinto o timoroso del verificarsi di eventi futuri, altera il suo comportamento in un modo tale da finire per causare tali eventi, dimostrando che il nostro pensiero, i nostri comportamenti e la nostra energia possono modificare la realtà: in genere, quando si parla di predizione che si auto-concretizza, si intende il fatto che l’ipotetico evento abbia comunque una evoluzione negativa.
Un celebre esempio di profezia autoavverantesi, descritto dallo stesso Robert King Merton, riguarda il caso in cui un insieme di risparmiatori, temendo il crollo finanziario di una banca, si reca in pochi giorni a ritirare i propri risparmi; fino a quel momento la banca era un istituto solido e garantito, ma quando i risparmiatori, oltre che credere, agiscono come se il fallimento fosse davvero imminente recandosi tutti quanti a ritirare i depositi, allora essi fanno in modo che le loro aspettative diventino reali, ossia la banca fallisce:
«Un mercoledì mattina del 1932, Cartwright Millingville va a lavorare. Il suo posto è alla Last National Bank e il suo ufficio è quello di presidente.»
«Egli osserva che gli sportelli delle casse sono particolarmente affollati per essere di mercoledì; tutte quelle persone che fanno dei depositi sono inconsuete in un giorno della settimana che è lontano da quello in cui si riceve lo stipendio. Millingville spera in cuor suo che tutta quella gente non sia stata licenziata e incomincia il suo compito quotidiano di presidente. La Last National Bank è un istituto solido e garantito. Tutti lo sanno, dal presidente della banca agli azionisti, a noi.»
«Ma quelle persone che fanno la coda davanti agli sportelli delle casse non lo sanno; anzi, credono che la banca stia fallendo, e che se essi non ritirano al più presto i loro depositi, non rimarrà loro più nulla; e così fanno la fila, aspettando di ritirare i loro risparmi. Fintanto che l’hanno solo creduto e che non hanno agito in conseguenza, hanno avuto torto, ma dal momento che vi hanno creduto e hanno agito in conseguenza, hanno conosciuto una verità ignota a Cartwright Millingville, agli azionisti, a noi.»
«Essi conoscono quella realtà perché l’hanno provocata. La loro aspettativa, la loro profezia si è avverata; la banca è fallita».
Possiamo considerare la profezia autoavverantesi come uno strumento per comprendere gli effetti imprevisti dell’azione che dipende dalla contrapposizione tra razionalità dell’attore e razionalità del contesto; in un certo senso può essere considerato come un effetto imprevisto dell’azione umana, assimilandola, pur nella sua diversità, all’eterogenesi dei fini. Occorre riconoscere che spesso si crea una conflittualità fra motivazioni individuali e i comportamenti collettivi, in grado di condizionare i comportamenti personali e gli esiti che derivano da tali scelte.
le profezie auto-avverantesi nella quotidianità
Nell’ambito delle “self-fulfilling prophecy” si possono annoverare:
⇒ l’effetto Rosenthal – noto anche come effetto aspettativa, è la distorsione dei risultati di un esperimento dovuto all’aspettativa che il ricercatore o i soggetti sperimentali hanno in merito ai risultati stessi; è riconoscibile soprattutto nel campo della ricerca medica e nelle scienze sociali, ma può verificarsi in tutte le situazioni sperimentali in cui il fattore umano gioca un ruolo determinante.
⇒ l’effetto Hawthorne – cioè l’insieme delle variazioni transitorie di un fenomeno, o di un comportamento, che si verificano per effetto della presenza di osservatori; il fenomeno fu spiegato per la prima volta nel 1927 dai sociologi Elton Mayo e Fritz J. Roethlisberger durante una ricerca su una possibile relazione tra ambiente di lavoro e produttività dei lavoratori: da questi esperimenti si evinse che la produttività è strettamente legata all’atteggiamento nei confronti del lavoro e che la possibilità di comunicare all’altro i propri sentimenti e la possibilità di essere ascoltati e compresi erano fondamentali ai fini della produttività e della crescita della motivazione nel lavoro.
⇒ l’effetto placebo – cambiamento organico o mentale collegato al significato simbolico attribuito a un evento o a un oggetto in ambito sanitario: è importante sottolineare che l’effetto placebo è dovuto al contesto psicosociale nel quale si trova il paziente sottoposto a terapia ed è costituito da qualsiasi oggetto o persona in relazione con il trattamento, capace di comunicare al paziente che si sta effettuando una terapia e che quindi si prevede una riduzione dei sintomi nel prossimo futuro.
⇒ l’effetto Pigmalione – l’assunto di base può essere sintetizzato nel costrutto «se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri; il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza» come effetto della profezia che si autoavvera, si instaurerà un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l’insegnante lo aveva immaginato.
Discorso a parte può essere fatto per quella che attualmente viene definita come la “legge di attrazione”, che nella sua forma elementare potrebbe essere sintetizzata in «i tuoi pensieri diventano realtà, ovvero che tu sei in grado di attrarre ciò a cui pensi»; pur rientrando a pieno titolo fra le profezie autoavverantesi, esprime un paradosso fondamentale: l’idea che le persone hanno di ciò che pensano o desiderano con ciò che in realtà pensano veramente o desiderano realmente. La singolarità di questa contraddizione è che spesso ciò che sia avvera è diametralmente opposto a ciò che si dice di volere.
Kinesiologia Transazionale® e profezie autoavverantesi
Per comprendere meglio l’importanza del concetto di predestinazione e destino, innanzitutto cerchiamo di comprendere meglio cos’è una profezia: il termine deriva dal greco πρόϕημι (próphēmi → preannunciare, predire), composto di προ- (pró → avanti) e ϕημί (phēmi →dire) e, pertanto, deve essere considerata, a tutti gli effetti, l’annunciazione di ciò che accadrà in futuro. Occorre comunque sottolineare che esiste una grande differenza tra intuire ciò che potrebbe accadere, prevedere degli avvenimenti o profetizzarli: attraverso un processo logico o in base all’osservazione degli eventi, magari basandoci su logiche bayesiane, seppur inconsapevolmente, è possibile captare o intravedere possibili sviluppi futuri di situazioni del presente, cioè fare delle previsioni, ma una profezia non è legata a dati di fatto o ragionamenti, ma alla supposta chiaroveggenza di chi se ne fa portatore, oppure, in senso più lato, alla capacità pragmatica di evocare gli avvenimenti voluti influenzando così il futuro.
Un aspetto molto importante delle profezie che si autoadempiono è che, effettivamente si avverano: l’apparente bizzarria ed eccentricità di questa affermazione sta nel fatto che, per definizione, essendo la predizione di eventi destinati a divenire reali, la preannunciazione di avvenimenti futuri che sono intrinsecamente preposti ad adempiersi, per assurdo, comporta che si verificheranno a meno che non si verifichi il paradosso della predestinazione.