dolore riferito

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ultimo aggiornamento: 16 Aprile 2022 alle 17:26

definizione

Chiamato anche dolore riflessivo, è il dolore percepito in una regione del corpo differente dal sito dello stimolo o dell’origine del dolore oppure dalla zona dove risiede il problema, ove si localizza il trauma o la patologia, responsabili della sensazione dolorosa; tale evento è il risultato dell’interconnessione presente all’interno delle reti neurali o fra differenti reti di nervi sensoriali interconnessi, che, di conseguenza creano interferenze fra tessuti differenti: un problema in un punto della rete genera una sensazione dolorosa in un punto differente, come effetto dell’errata interpretazione da parte dal cervello, ovvero può provocare dolore in regioni tissutali correlate per mezzo della rete neurale, ma distali rispetto alla sede di origine dello stimolo algico.

Il dolore irradiato è leggermente diverso dal dolore riferito; mentre quest’ultimo, solitamente, è localizzato in un’area lontana dall’organo coinvolto, nel caso del dolore irradiato, l’algia sembra propagarsi dal punto di origine, seguendo un decorso lungo un tratto del corpo: esempio potrebbe essere un mal di schiena con una irradiazione sciatica.

neurofisiologia del dolore riferito

L’esempio più noto di dolore riferito può essere il dolore dell’angina pectoris provato in occasione di una ischemia a livello coronarico (infarto miocardico): in questo caso l’algia scatenata dalla sofferenza del tessuto cardiaco si irradia nella parte sinistra del collo ed alla mascella, sottosternale, nella spalla sinistra e nel braccio e nella schiena piuttosto che nel torace (torace), sede della lesione; il Sistema Nervoso Centrale non discerne chiaramente se il dolore proviene dalla parete del corpo o dai visceri, ma percepisce il dolore come proveniente da qualche parte sulla parete del corpo.

Il corno dorsale nocicettivo del midollo spianale ed i neuroni del tronco cerebrale ricevono input convergenti da vari tessuti: le afferenze nocicettive che provengono sia dai visceri, sia dal soma, entrano nel midollo e passano nella parte superiore e inferiore del fascicolo di Lissauer, dove faranno sinapsi con gli interneuroni, sovrapponendosi, pertanto i centri superiori non sono in grado di identificare correttamente la sorgente di ingresso effettiva.

Secondo la “teoria della proiezione e della convergenza” di Theodore C. Ruch (1961), le fibre nervose che portano input sensoriali delle regioni somatiche come, ad esempio, quelle provenienti dalla cute o dall’apparato osteo-artro-miologico, si sovrappongono, allo stesso livello del midollo spinale, cioè negli stessi neuromeri, con quelle provenienti dai distretti profondi, cioè dai visceri: alla presenza di importanti afferenze sensoriali viscerali, le strutture nervose corticali, non ricevendo abitualmente informazioni dai visceri che solitamente, rimanendo subliminali, non raggiungono la coscienza, potrebbe interpretare come provenienti dal soma; la conseguenza è la possibile localizzazione del dolore nel dermatoma o nello sclerotomo correlato allo stesso segmento spinale (neurotomo) del viscerotomo da cui in realtà origina lo stimolo algico.

La “convergence projection theory”, sviluppata nel 1888 da William Allen Sturge e J. Ross, avevano sviluppato per primi questa teoria, nel 1888, presuppone appunto che la proiezione convergente del messaggio afferente dai tessuti converga sullo stesso neurone spinale (o gruppo di neuroni) e spiega perché si ritiene che il dolore riferito sia segmentato in gran parte allo stesso modo del midollo spinale.

Le cosiddette “zone di Head” sono aree cutanee circoscritte d’iperalgesia, che non corrispondono alla distribuzione periferica dei nervi, ma a quella metamerico-radicolare: sono anatomicamente prestabilite ed esprimono un riflesso viscero-somatico, la cui via afferente è rappresentata dalle fibre nervose che collegano l’organo algogeno con un dato segmento midollare, e quella efferente dalle radici sensitive che corrispondono a quello stesso metamero.

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