soma

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definizione

Il corpo (e ciò che lo costituisce), inclusi i fenomeni organici che lo caratterizzano: allo stesso tempo, il termine può indicare l’insieme delle cellule che formano organi e tessuti in un organismo oppure l’insieme delle caratteristiche anatomiche e fisiche di un individuo; spesso il termine soma viene usato come antitesi alla psiche, come se fossero due aspetti opposti incarnati nella materia, da un lato, e nello spirito, dall’altro. Dal greco σῶμα (sō̂ma → corpo).

Le cellule organiche, chiamate anche cellule somatiche, costituiscono, negli organismi pluricellulari come gli esseri umani, i tessuti e gli organi e quindi il corpo dell’organismo: non fanno parte delle cellule somatiche le cellule germinative (o cellule germinali) che sono destinate esclusivamente alla produzione degli elementi sessuali, cioè spermatozoi e uova.

psiche e soma: psicosomatica

Nonostante questi due aspetti dell’essere umano siano spesso presentati come opposti e antitetici, in realtà sono due facce della stessa medaglia in quanto la sofferenza di uno dei due si riflette sull’altro: il complementare non può fare altro che subirne l’effetto.

Laddove psiche è anima, soffio vitale e mente, il soma, dal punto di vista biologico, è il corpo; entrambi si muovono assieme in una dialettica armoniosa o, all’opposto, sono in conflitto creando dissonanza e portando alla genesi del mal-essere ed infine al morbo: è un rapporto duale, biunivoco, anche se, nel sistema di credenza della maggioranza delle persone, è più facile illudersi che uno squilibrio della componente fisica, una disarmonia del soma, possa creare un disconfort ed un distress psicologico mentre, all’opposto, ancora si fatica ad accettare che la sofferenza dell’anima possa divenire patologia dell’organismo, come espressione della somatizzazione del pensiero, ovvero il vissuto psicosomatico che prende forma corporea, cioè somatica, divenendo la rappresentazione fisica delle emozioni.

Il pregiudizio sottostante ai sistemi di credenza tribali o sociali discende dall’idea che esista una dicotomia mente–corpo: l’intera cultura medica, di stampo cartesiano, fonda la sua stessa essenza sulla netta divisibilità tra problema del corpo e problema della mente, rifiutando spesso di considerare il disturbo o la malattia come un problema della persona nella sua interezza, nell’olos.

La “scienza medica” ha sempre posto scarsa attenzione alle sofferenze della mente, relegando il mal-essere psichico in ambito filosofico e religioso, mentre la medicina, seguendo le scienze naturali, si focalizzava esclusivamente nello studio del corpo fisico: questa contrapposizione ha creato una spaccatura fra i due aspetti dell’essere umano, generando e consolidando l’idea che le persone si ammalino perchè vi è un agente patogeno o una lesione della materia in grado di creare il “male”, che rappresenta anche il suo contraltare metafisico, cioè l’assenza del bene, piuttosto che la mancanza di salute e ben-essere.

In realtà questa attitudine può essere fatta risalire a tempi più antichi: si pensi a Decimo Giunio Giovenale, poeta romano, che scriveva «orandum est ut sit mens sana in corpore sano» (ovvero «preghiamo gli dèi affinché possiamo avere una mente sana in un corpo sano»), da cui deriva il ben noto motto «mens sana in corpore sano»; per non parlare della tradizione cristiana con San Paolo che afferma «o non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi?» (1Cor 6,19), riprendendo l’idea di Ippocrate che «il corpo umano è un tempio e come tale va curato e rispettato, sempre», unendola all’affermazione di Giovenale, e rappresentando la parte immateriale, mente o spirito che dir si voglia, con lo Spirito Santo.

Sarebbe possibile citare tanti altri motti o aforismi attraverso i secoli, per giungere al moderno «abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere» di Jim Rohn, speaker motivazionale contemporaneo, per comprendere come l’accento sia sistematicamente posto sul soma, visibile, tangibile e materiale; è interessante notare che la gran parte di queste “citazioni citabili”, apparentemente, evidenzia la supremazia della mente/anima/spirito (o Spirito Santo) sulla vile materia di cui è fatto il corpo ma che, invariabilmente affermano che è il corpo a dover garantire il benessere della componente eterea e mai, che la psiche possa essere responsabile della morbosità intrinseca al mal-essere.

L’immaterialità della psiche, cioè l’assioma che assimila qualunque “questione psichica” ad una “cosa astratta” la rende, nell’immaginario collettivo, ininfluente, aleatoria, non corporea, intangibile, opzionale e marginale: questo nesso logico diviene un nesso causale, rafforzando nel sistema di credenza delle persone, non solo la dualità mente/corpo ma anche che, essendo il pensiero “sine materia”, possa essere marginale o secondario, se non insignificante e irrilevante, per la materia; dimenticando, in estrema sintesi, che le emozioni sono corpo, cioè somatizzazioni del nostro sentire.

Viceversa, da un punto di vista fattuale, lo psichismo non può essere considerato inconsistente bensì profondamente radicato nel corpo come nell’esperienza della persona: un agente influente sugli equilibri interni, sulle relazioni con l’ecosistema di riferimento, preponderante nella genesi e nella gestione delle relazioni, in un circolo complesso di variabili reciprocamente in rapporto tra loro.

La separazione fra “una cosa organica” o “una cosa psicologica”, con tutto ciò che questa divisione comporta, genera un ulteriore livello di stress, associato alla negazione della relazione psicosomatica; disconoscendo l’indivisibilità dell’unità “mentecorpo” e l’essenziale relazione reciproca fra i due antimeri dell’unità, si nega l’essenza monistica (unica sostanza) della persona come entità olistica, rappresentata in tutte le sue componenti che devono essere in equilibrio fra loro per permettere il ben-essere: l’uomo è unità psico-fisica-spirituale e ciascuna parte non può essere scissa in quanto anima è corpo e corpo è psiche, psiche è soma e soma è psiche, unite ed interconnesse da una dialettica che non può che essere armoniosa, pena l’insorgenza del morbo.

Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista britannico, affermava che psiche e soma devono essere visti come mente nel corpo e corpo che è persona; psiche e soma, sin dalla nascita, sono assieme: crescendo rafforzano la loro relazione, strutturandola ed informando (cioè dando forma), in maniera conscia e inconscia, la persona che vive attraverso esse. Quando confliggono, non appena si deteriora l’armonia di relazione, emerge il mal-essere, il morbo che si mostra sotto forma di sintomo che diviene lo strumento attraverso cui l’unità “mentecorpo” chiede aiuto: la somatizzazione o la malattia psicosomatica, l’ansia e l’angoscia, non sono altro che l’espressione che “ciò che è del corpo” è “ciò che va verso la psiche” e viceversa (ovvero “ciò che è della psiche” è “ciò che va verso il corpo”).

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