ultimo aggiornamento: 8 Dicembre 2023 alle 22:28
definizione
Può essere descritta come l’età che si può attribuire ad un individuo sulla base delle sue condizioni morfologiche e funzionali: l’età biologica non sempre coincide con l’età anagrafica in quanto l’obsolescenza dell’organismo, ovvero la senescenza delle strutture biologiche può incrementare o rallentare i processi di invecchiamento dovuti al logoramento causato dai differenti stressor o sovraccarichi funzionali, dall’alterato turn-over delle strutture corporee o dalla “cattiva manutenzione”, oppure da quell’insieme di processi di inflammaging che determinano il decadimento (talvolta precoce) dell’età biologica, in un coacervo di elementi causali, fattori predisponenti, spine irritative che genera la multifattorialità e la poliedricità causale che deve essere considerata la vera “rea” della decadenza psicofisica e somatoemotiva solitamente definita “vecchiaia”.
Due persone che nascono nello stesso istante non invecchiano alla medesima velocità, sebbene il tempo trascorso dalla loro nascita sia esattamente lo stesso; l’età anagrafica è quella che dice effettivamente “quanti anni si hanno”, l’età biologica ci racconta “quanto bene si funziona”, esprimendo una differenza importante tra il concetto di età inteso come “anni passati” e il concetto di età inteso come “funzionalità persa” (“anni che ci si sente addosso” e/o “anni che si mostrano”): il passare del tempo non cambia, la velocità di invecchiamento si, .
L’età biologica paragona lo stato attuale del corpo, parametrizzando la qualità dei tessuti, degli organi e degli apparati, rispetto a valori standard di riferimento che si considerano specifici di una determinata età anagrafica; spesso è definita anche “età fisiologica” anche se, in realtà, se è vero che l’invecchiamento riduce la capacità vitale dell’individuo, limitando la performance sia a livello somatico che intellettivo, definire “fisiologico” il deperimento di tali funzioni è improprio in quanto, pur non essendo patologica, la riduzione di tali parametri è da considerarsi come dipendente dagli effetti dei processi disfunzionali sopra citati.
orologio biologico
Se si osserva la vita nell’ottica della riproduzione della specie, indipendentemente dal fatto che si prenda in considerazione un uomo od una donna, si potrebbe notare che la natura ha ottimizzato l’essere umano per essere nel pieno delle proprie forze indicativamente nel periodo fertile, ove sia possibile la procreazione: superato il punto di massima forma fisiologica e riproduttiva, il corpo inizia un lento e progressivo decadimento, essendo meno utili dal punto di vista biologico ed evolutivo.
Questo dato incontrovertibile, legato alle stagioni della vita dell’essere umano e alla ciclicità della natura, oggi come oggi deve essere in parte riconsiderato in quanto le priorità dell’essere umano come individuo pensante hanno superato l’obiettivo della sopravvivenza della specie per cui siamo biologicamente programmati: nella prima parte della vita siamo finalizzati alla crescita, alla riparazione tessutale, all’ottimizzazione della funzionalità per arrivare all’età riproduttiva al meglio della nostra condizione fisica, secondo un copione previsto; superato la fase potenzialmente procreativa, la natura non ha preconizzato un programma biologico, cioè un obiettivo a lungo termine, per cui, ciò che succede terminato il nostro periodo fertile, dipende dalle nostre personali finalità.
Il miglioramento della qualità di vita, l’attenzione alla propria salute ed al proprio ben-essere hanno, nel tempo, in alcune aree del globo più che in altre, creato una dicotomia fra l’età cronologica e l’età biologica: il gap fra questi due valori è tanto maggiore tanto quanto lo stile di vita adottato porta a privilegiare una gestione “salutare” della propria sfera emotiva, della propria biochimica e del proprio corpo fisico: un cammino verso il ben-essere che permette il superamento della propria epigenetica in un modo tale da rallentare l’effetto che il trascorrere del tempo ha sull’organismo, arrivando ad esprimere un’età biologica più bassa dell’età anagrafica.
Se da un lato occorre accettare che l’età cronologica è immutabile e che, per quanto si desideri cambiarla, non è possibile fermare il tempo, parimenti è irrealizzabile il desiderio di impedire l’invecchiamento: quello che invece è concepibile e realizzabile è rallentare i processi senescenziali, l’inflammaging ed il distress che sono i veri artefici dell’obsolescenza corporea: età cronologica ed età biologica possono non solo arrivare a non coincidere (in meglio), ma è possibile raggiungere uno stato di ben-essere, salute ed essere in forma al punto che il corpo invecchi molto più lentamente di quanto è tipico per la propria età cronologica, anche se occorre ricordare che se l’età anagrafica e quella biologica corrispondono possiamo dire che, tutto sommato, ciò sia un buon segno, poiché significa che si sta invecchiando in modo appropriato.
«Noi ci immergiamo nel tempo, ne assaporiamo alcuni istanti; ci proiettiamo in esso, lo reinventiamo, ci giochiamo; “prendiamo il nostro tempo” o “lo lasciamo scorrere”: è la materia prima della nostra immaginazione.
Di contro, l’età è la spunta minuziosa dei giorni che passano, la visione a senso unico degli anni la cui somma accumulata, una volta visto il totale, ci può far sprofondare nello stupore. L’età ci perimetra tutti, tra una data di nascita di cui siamo certi e una scadenza che, in regola generale, auspicheremmo differire.
Il tempo è una libertà, l’età un vincolo»
(Marc Augé – “Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste ” -(Raffaello Cortina, Milano)
La nostra vita è scandita da un orologio interno, un vero e proprio “timer” che determina delle “scadenze” che condizionano le varie fasi della nostra vita, allo stesso tempo questo orologio biologico adatta con estrema precisone la nostra fisiologia alle diverse fasi della giornata, regolando funzioni come i livelli ormonali, il sonno, la temperatura corporea e il metabolismo, generando quelli che comunemente sono chiamati ritmi circadiani (anche se esistono ritmi circasettimanali, circamensili, circannuali …).
Le alterazioni significative della funzionalità dell’orologio biologico possono determinare cronopatologie. attività occupazionali che prevedono variazioni sistematiche dei turni di lavoro possono comportare sfasamenti cronici dell’orologio endogeno rispetto alle variazioni circadiane ambientali e produrre effetti negativi: in questi casi possano manifestarsi addirittura alterazioni anatomiche a livello del sistema nervoso centrale e deficit cognitivi, disturbi stagionali dell’umore caratterizzati da stati depressivi sono correlati all’attenuarsi dell’effetto sincronizzante della luce naturale, che accompagna l’avvento dell’autunno e dell’inverno.
markers biologici
L’età biologica rivela molto sulla salute e sul tasso di invecchiamento dell’individuo, in quanto è determinata da vari fattori, come lo stile di vita, la genetica, l’esercizio fisico, la qualità del sonno, la presenza o meno di esotossine che possono agire sul corpo: ormai da tempo si stanno cercando di identificare una serie di parametri che possono “misurati” per poter definire “scientificamente” l’età biologica, i cosiddetti biomarkers (biomarcatori) che dovrebbero servire per poter valutare in che modo il corpo “invecchia” (ricercando aree su cui intervenire e i risultati che tali azioni possono sortire). Gli screening hanno la funzione di comprendere quanto sia possibile il miglioramento della qualità di vita grazie ad un’azione anti-aging ma soprattutto introducono il concetto fondamentale di riserva funzionale d’organo, ovvero quali sono i margini supplementari di abilità funzionali (che può essere considerata la capienza residuale oltre gli apparenti limiti funzionali).
Attualmente, in ambito medico, ci tende a valutare alcuni biomarkers considerati rilevanti:
→ funzionalità del fegato e dei reni;
→ funzionalità dei polmoni;
→ funzionalità del sistema metabolico;
→ funzionalità del sistema immunitario;
→ funzionalità del sistema cardiorespiratorio.
In genere la salute dell’apparato dentale, la capacità fisica, l’abilità psicologica ed il coordinamento spaziale sono fattori rilevanti, per una valutazione globale della persona; un esame considerato importante per la valutazione dell’organismo è l’esame del fundus oculi (esame del fondo oculare), per la valutazione dello stato dei capillari del fondo oculare. Ci sono inoltre altri biomarkers di base, in genere tenuti sotto controllo:
→ screening ormonale;
→ stress ossidativo;
→ funzionalità muscolo-scheletrica;
→ screening dermo-estetico.
L’età biologica è influenzata anche dai fattori genetici (DNA) che possono subire modifiche nella loro espressione nel corso della vita: la misurazione della lunghezza dei telomeri (ovvero della regione terminale dei cromosomi) e dei biomarcatori della metilazione del DNA, possono essere considerati come parametri misurabili fondamentali per determinare l’età biologica. La longevità è il risultato dell’interazione tra fattori genetici e fattori “ambientali”: l’esistenza di un essere umano è programmata nel patrimonio genetico (genoma), ma può essere modulata dall’epigenoma, cioè dagli input ambientali o dall’equilibrio biochimico, somatico ed emozionale dell’individuo.
telomeri
Sono porzioni dei cromosomi localizzati alla fine dei cromosomi, (composti di DNA altamente ripetuto che protegge l’estremità del cromosoma stesso dal deterioramento o dalla fusione con cromosomi confinanti) che hanno il compito di mantenere l’integrità del DNA e degli stessi cromosomi nel corso dei cicli di divisione cellulare (mitosi); i telomeri agiscono come veri e propri orologi biologici, ricordando alla cellula quante volte si divise e quanto tempo le resta da vivere: quando la cellula va in mitosi, i telomeri si accorciano progressivamente; quando i telomeri diventano troppo corti, le cellule non riescono più dividersi, generando l’invecchiamento.
Le persone con telomeri più corti avevano maggiori probabilità di avere malattie croniche, malattie neurodegenerative o morte prematura: in altre parole, se si possiedono telomeri più corti rispetto a qualche coetaneo, significa che si è biologicamente più vecchio di loro; alcuni studi suggeriscono che il mantenimento (o l’adozione) di uno stile di vita sano può effettivamente invertire il processo di invecchiamento, allungando i telomeri.
alterazione della metilazione del DNA
Per quanto si ritenga, solitamente, che il DNA sia qualcosa di fisso e immutabile, nella realtà, ciò non è esatto in quanto alcuni geni possono essere “accesi” o “spenti”, a secondo delle esigenze o dei momenti: quando un gene è attivo, viene “espresso””; il processo che attiva o disattiva i geni è chiamato metilazione.
La metilazione consiste nel trasferimento di un gruppo metilico (-CH3) da una molecola all’altra, ed è essenziale per la formazione, duplicazione e riparazione del DNA, così come per l’espressione genica, per la “lettura e attivazione” dei vari geni: quando i processi di metilazione perdono la loro efficienza, l’organismo riduce la sua capacità riparativa e detossificante; allo stesso tempo, quando si crea uno squilibrio tra donatori di gruppi metilici e sostanze pro-metilanti, si possono attivare geni nocivi o inattivare quelli più favorevoli, fino a favorire addirittura l’espressione di oncogeni.
colesterolo: un mito da sfatare
Il colesterolo è uno steroide, un composto organico appartenente alla famiglia dei lipidi complessi, caratterizzato da una struttura policiclica costituita da quattro anelli di atomi di carbonio (ciclopentanoperidrofenantrene) e da una coda alifatica; la struttura generale è la stessa degli acidi biliari, degli ormoni steroidei gonadici e surrenali, e della vitamina D, tutte sostanze che hanno nel colesterolo il loro precursore ed è una molecola di fondamentale importanza biologica in quanto è un costituente di membrane e guaine ed è precursore di numerose sostanze organiche: viene prodotto solo dagli organismi di origine animale che, senza di esso, non potrebbero sopravvivere (le piante producono e contengono altre sostanze lipidiche strutturalmente simili, dette fitosteroli).