ultimo aggiornamento: 12 Novembre 2023 alle 18:57
definizione
Processo di riacutizzazione del quadro clinico di una malattia in fase di guarigione: solitamente si parla di ricaduta quando c’è la comparsa di nuovi sintomi o il peggioramento del quadro sintomatologico pregresso: può essere considerata una “riacutizzazione” o una “poussée”.
recidiva – ricaduta – ciclicità
Mentre la recidiva può essere anche definita (entro certi limiti) una ricaduta, occorre distinguerla dalle manifestazioni o patologie definite “ricorrenti”: siano sintomi ricorrenti o malattie ricorrenti, queste possono essere definite come il ripresentarsi, con una certa frequenza, di manifestazioni disfunzionali o di patologie (oppure dei sintomi ad esse associate), dopo un periodo di remissione, cioè il ciclico ripresentarsi di uno stato morboso, caratterizzato da una periodicità nella ricomparsa, intervallata da periodi di normalità più o meno completa.
Viceversa per recidiva si suole intendere il ripetersi di una malattia (o delle sue manifestazioni) dopo che questa era stata ritenuta completamente e definitivamente guarita, mentre con il termine ricaduta si tende ad evidenziare il riaccendersi di una patologia o di un quadro sintomatologico appena risolti: in un certo senso nella recidiva il processo sarebbe completamente ex novo, mentre nella ricaduta è il ripresentarsi della stessa causa o dello stesso agente morbigeno che ha determinato la manifestazione patologica, che si risveglia e provoca nuove manifestazioni morbose; in realtà, nell’uso comune, si tende a usare i due termini come sinonimi riservando recidiva ad un ritorno di un mal-essere che si presenta dopo molto tempo, e ricaduta al riapparire delle manifestazioni morbose quando la malattia è in via di guarigione.
È interessante notare che, da un punto di vista sociale, per essendovi differenze marginali, recidiva e ricorrenza assumono “significati emotivi” e pesi specifici differenti: quando, nel corso delle conversazioni colloquiali, viene utilizzata la parola “ricaduta”, spesso si assume un atteggiamento giustificativo e tollerante, quasi consolatorio, anche nei confronti di comportamenti compulsivi o di errati stili di vita, come a significare che non v’è responsabilità, se non marginale, nell’essere caduto nuovamente in errore o essersi ancora una volta ammalato: frasi del tipo «poverino, ha avuto una ricaduta, nonostante …» oppure «con tutta la fatica che ha fatto per riprendersi (smettere, ricominciare ..) ha avuto una brutta ricaduta …» sono comuni. Nell’uso comune, invece, esiste una sostanziale differenza nell’utilizzo della parola “recidiva”, forse per l’uso giurisprudenziale che ne viene fatto; quando si sottolinea che qualcuno è recidivo, è come se si sottintendesse una sorta di reità o di colpa, come se tale “nuovo errore” fosse il frutto di comportamenti sospetti, financo dolosi, se non addirittura inidonei e lesivi.